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Rocco Hunt è megl'e Maradona? L'ennesimo insostenibile docu-santino di Prime Video

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

9 dicembre 2023

Rocco Hunt è megl'e Maradona? L'ennesimo insostenibile docu-santino di Prime Video
Prime Video si ostina con la sciagura dei docu-film su vita e carriera di cantanti famosi da 5-10 minuti. Dopo Blanco, Mahmood, Elodie (prima del vero e proprio boom) e tanti altri, è tra noi anche quello su Rocco Hunt. Due ore per raccontare come il "poeta urbano" sia in pensieri, opere e canzoni sostanzialmente un predestinato, megl'e Maradona. Non si regge.

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

Per prima cosa vediamo dei pesci. "RH+" il docu-film su vita e carriera del "poeta urbano" Rocco Hunt si apre a Cetara nel 2011 quando il nostro "lavorava in pescheria per 50 euro a settimana e appena prendeva i soldi, andava subito a comprare le sigarette per la mamma". Così lo ricordano gli amici di sempre, ancora seduti sulla panca del parchetto dove si trovavano da ragazzini insieme all'enfant prodige con gli occhiali, aggiungendo che, però, "non smetteva mai con quella storia del freestyle. Era anche un po' un incubo". Comunque sia, un predestinato al successo. Grazie a un video caricato su YouTube venuto a costare pochi euro - le comparse erano compagnucci suoi, si scambiavano la giacca perché una ce n'era - subito preso in considerazione dalla major di turno perché: "il ragazzo teneva la tigna necessaria per diventare un grande della musica italiana". Boh. Da che ne sappiamo, Hunt più che un rapper tout court è uno che ha infilato, senza nulla togliere, hit su hit divenute virali grazie ai balletti di TikTok. Però a quanto pare, invece, è Neo di Matrix, megl'e Maradona. Ok. 

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"A te che hai scritto 'Sei il mio amore e il mio amore grande" e ora per questa caz*ata qui, magari ti senti pure Dante". Viene da scomodare quanto Checco Zalone cantò in faccia a Jovanotti sul palco di Zelig, quando Zelig - una prece - faceva ancora ridere, mentre scorre ognuno dei dolorosissimi minuti che vanno a formare le due ore di docu-film Prime Video sul "poeta urbano" Rocco Hunt. Il peggior difetto di cotanto santino è la (finta) modestia. Come se ammettere: "Sono stato bravo" sia peccato mortale. E allora il nostro se lo fa ribadire da chiunque incontri: i già citati amici del parchetto, Clementino, J-Ax, il discografico che adesso vuole portarlo alla conquista dell'America Latina perché the world is not enough. Solo la madre non ci credeva nemmeno un po', inizialmente: "Ma cosa vuoi andare a Sanremo che tu sei pure timido", gli disse. Poi lui vinse la categoria Giovani con "Nu juorno buono" e anche mammà se ne dovette fare una ragione. Il brano viene raccontato come una sottospecie di pioneristico capolavoro: "È stata la prima volta in assoluto che un pezzo in dialetto ha fatto successo a Sanremo". E i Pitura Freska con "Papa Nero" muti. 

Sempre umile all'inverosimile e accompagnato da personaggi altrettanto umilissimi: in primis Alessandro Siani che segue i febbrili preparativi di un concerto del nostro e, al solito, si mostra convinta di essere esilarante. Purtroppo, non è così. Sarà per la prossima. Tutto ciò mentre J-Ax ne approfitta una volta tanto per pavoneggiarsi: via Twitter (pardon, X!) aveva predetto il successo di Rocco Hunt e pure l'elezione di Trump negli USA. Tempo di scrivere male un cinguettio autoavverente e ci saremmo ritrovati Donald rapper neomelodico e Hunt alla Presidenza degli Stati Uniti? Forse. Chissà. 

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Un post condiviso da Rocco Hunt (@poetaurbano)

Prime Video cerca nuovamente di parassitare il clamore social intorno ad artisti che creano hype al Battiti Live e, mentre Netflix realizza una docu-serie su Vasco Rossi, sforna almeno una volta al mese questi santini tutti uguali che hanno poco da dire, ma si ostinano a dircelo lo stesso con tanto di regia da cinecomic seppiato e tone of voice epicizzante. A meno che non siate fan accanitissimi di Rocco Hunt, non ha il minimo senso cliccare play su questo titolo, nemmeno per farsi due risate. Al termine delle due ore di visione, ricordiamo solo che una volta, quando doveva prendere il treno per andare a registrare in un'altra città, il nostro eroe era riuscito a vincere un kebab omaggio grazie alla tessera fedeltà. Il primo di una lunghissima serie di trionfi dovuti alla fatica, all'impegno, al sacrificio e a tutta quella retorica un tanto al chilo che smarona sin dalla prima avvisaglia. 

Tutto questo per arrivare a cantare "Non si fa pace con i missili, missili, missili, missili/ non litighiamo più / buonanotte e un bacio amore mio", ma anche "È nu juorno buono / Stammatina m'a scetat' o' sol / L'addore ro' cafè / O' stereo ppe' canzone" oppure "Volerei da te, da Milano / Fino a Hong Kong / Passando per Londra, da Roma / e fino a Bangkok / Cercando te". Poeta. Urbano. Megl'e Maradona. Sì, già. Non vediamo l'ora del prossimo docu-film, nasiamo che arriverà, sul novello Pelè. 

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