“Maria, non importa cosa dicono i miei figli. Ho trent’anni più di te, ma sono trent’anni di saggezza che posso offrirti. Se torni da me, ti intesto tutto. Gastone”. Questa scritta, su una immagine sfocata che presenta una donna, biondo platino, abbandonata sul bancone di un bar, è apparsa per qualche giorno alla fermata metro Duomo, di Milano. Una immagine che è presto diventata virale sui social, accompagnata da battute ironiche, ma spesso anche da attacchi violenti, feroci, il povero Gastone, lì a parlare di saggezza e di eredità, pirla raggirato dalla lei di turno, e l’altrettanto povera Maria, evidentemente una poco di buono pronta a darsi via per la borsa e la vita, tirata in ballo senza poter dire la sua, oggetto di una derisione collettiva di quelle cui ormai siamo sempre più abituati, un post diventa virale, se ne parla, ci si sfoga su, e poi si passa a altro. Un esperimento sociale, abbiamo appena scoperto, seppur un lieve sospetto ci aveva attraversato la mente. Esperimento sociale che si è manifestato e mosso in un luogo che già altri esperimenti sociali dello stesso team, perché dietro questo cartellone pubblicitario c’è un team di lavoro, aveva visto nascere e svilupparsi. Perché Maria, la ragazza di trent’anni in meno di Gastone, lì abbandonata sul bancone del bar, una cofana di capelli biondo platino a caratterizzarla in mezzo a tanta sfocatezza, in realtà si chiama Maria Gasolina, e è la nuova creatura musicale, e non, della cantautrice Romina Falconi, sua la faccia sfocata sul manifesto, suoi i capelli biondo platino già cantati nel precedente album Biondologia.
Lei che proprio da quelle parti, in occasione dell’uscita, ormai una vita fa, del suo secondo album, il già citato Biondologia, aveva dato vita al Centro d’ascolto reparto Biondologia, appunto, una sorta di studio psicanalitico dove la bionda artista romana incontrava i suoi fan dal cuore infranto, andando a somministrare consigli preziosi, l’esperimento ebbe talmente tanto successo da dove andare ben oltre le date pensate, in Galleria Santa Radegonda, fermata Duomo della metro, finendo poi per diventare una sorta di tour in giro per il paese a lato di quello musicale, Romina Falconi è artista dirompente che difficilmente si ferma alla semplice, si fa per dire, scrittura e interpretazione delle sue canzoni, sempre in bilico tra ironica ficcante e romanticismo svagato, una padronanza delle sonorità urban che affondano le radici a quando, anni e anni fa, approdò a Milano dalla sua Tor Pignattara, sorta di Jenny from the Block in salsa romana. Ricorderete, immagino, la joint venture artistico-promozionale fatta con i tipi di Taffo, quando ancora i tipi di Taffo erano cool, senza ancora quelle sbavature che poi a volte ci hanno mostrato, insieme a lanciare il singolo Magari muori, il materassino rosa, che col biondo platino ci dice sempre, a forma di cassa da morto. Ripeto, genialità dirompente, come il decoltè.
Stavolta il suo intento non era solo quello di lanciare da par suo il nuovo singolo, per altro accompagnato dall’uscita del terzo numero del Rottocalco, vero e proprio magazine-libro ancora una volta presentato al Lucca Comics, a fianco dell’attività da cantautrice la Falconi ha un lavoro da imprenditrice, con Jacopo Levantici e Immanuel Casto è infatti titolare della Freak and Chic, casa produttrice di carte da gioco, Squillo su tutte, un tomo spesso così con contributi da parte di scrittori, musicisti, esperti di arti e discipline varie che affrontano ogni volta il tema affrontato da Romina nella sua canzone del momento, in questo caso il rapporto sempre ambiguo, almeno nell’immaginario, tra rapporti sentimentali e soldi, l’ambizione a una vita più agiata spesso vista come qualcosa da stigmatizzare, anche in una società come la nostra così votata al profitto. Rottocalco che sì gioca con Rotocalco, di quello si tratterebbe, a grandi linee, molto grandi linee, ma anche col titolo annunciato da tempo del nuovo album, Rottincuore, noblesse oblige canterebbero i Decibel, Romy from the block non si smentisce mai.
Promozione virale che però fa anche riflettere, e mettere in evidenza crepe, invece che andandole a sottolineare con fili d’oro, alla giapponese maniera, con fili di biondo platino, in alcuni casi anche con rivoli di sangue umano. Questo era l’intento del cartellone pubblicitario con le poche parole che tal Gastone rivolgeva a Maria, evidenziare una incoerenza e una ipocrisia. Quella di chi è diventato ipersensibile a qualsiasi forma di possibile offesa e discriminazione, mai come oggi il politicamente corretto è entrato a far parte del nostro corredo, con tanto di rilettura ex post del passato, la cancel culture, il Narciso negro che diventa Narciso e basta, per dire, ma al tempo stesso non perde occasione per picchiare come un fabbro contro chi ritiene immeritevole di stima. Mai come oggi, sempre per rimanere in tema, assistiamo a vere e proprie lapidazioni e gogne pubbliche, con una violenza verbale, violenza verbale che si fa giocoforza violenza e basta, i casi di suicidi indotti, come recentemente abbiamo visto nella triste vicenda del tiktoker Vincent Plicchi, bullizzato a più riprese, sono ormai all’ordine del giorno. Maria Gasolina, questo il titolo della canzone lanciata da questa campagna di guerrilla marketing che tracima nel sociologico, è la storia di una ragazza di umili origini che decide di puntare tutto sulla serenità, più che sulla felicità, andando a vestire i panni della bellona al fianco del ricco, stereotipo che, in fondo, è tale proprio perché presente in natura. Al grido di “se i soldi non fanno la felicità figuriamoci la povertà” e chiedendo la sacrosanta benedizione di Santa Marina Abramovic, protettrice della performing art, Romina Falconi, che per la cronaca se si fosse ritrovata proprio come Marina Abramovic a occludere il passaggio all’interno di un museo, il suo ipotetico Ulay dall’altra parte dello stipite della porta, entrambi nudi madre, parlo della performance datata 1977, Imponderabilia, avrebbe reso l’operazione assai complicata, biondo platino e pure con quinta di seno, perché essere una pinup è uno state of mind e non solo, vi capitasse mai di gettare un occhio alla copertina del mio vecchio libro Venere senza pelliccia, ecco, la Venere senza pelliccia e anche senza braccia e gambe, una sorta di versione Barbie della Venere di Milo è lei, Romina Falconi from the block, in tutta la sua plastica, è il caso di dirlo, femminilitò, ecco, al grido di “se i soldi non fanno la felicità figuriamoci la povertà” e chiedendo la sacrosanta benedizione di Santa Marina Abramovic, protettrice della performing art, Romina Falconi torna ancora una volta con il suo carico di effervescente biondezza a moviemntare il pendolarismo dei milanesi, col suo guerrilla marketing proprio alla fermata Duomo della metropolitana, annunciando urbi et orbi l’uscita del suo nuovo singolo Maria Gasolina, titolo che si rifà al nome con il quale in Sud America vengono chiamate le giovani donne che vanno con anziani uomini ricchi, donne che appunto odorano della benzina delle auto, perché in fondo anche noi popolo italico ci meritiamo una Cardi B, una Nicki Minaj o una Megan Thee Stallion, mica solo gli americani.