E niente, Giampiero Mughini al “Grande Fratello” è di un altro pianeta. Premetto: non guardo il Gf, non per snobismo, ma perché non ne capisco le dinamiche, oppure perché le capisco e non sono diverse da quelle del bar del mio paese che frequento abitualmente (sto parlando un bar anni Sessanta: un bancone, quattro tavolini, avventori che rientrano dal lavoro nei campi o nella muratura) per cui non mi suonano nuove e mi annoio facilmente. Ma Mughini andava visto ed è stato spettacolare. Mi è sembrato di vedere una superstar del calcio giocare nel campionato parrocchiale. E forse ho capito di più la passione di Mughini per il calcio. All’interno di quella casa usa il pensiero e la parola come un grande dribblatore. È grandioso come – si vede dallo sguardo – capisca dell’interlocutore tutto alla prima occhiata, ma, da persona che sa stare al mondo, accetta la conversazione, anzi la incoraggia. Mi ha ricordato un bellissimo libro che lessi anni fa e che vi consiglio: La civiltà della conversazione di Benedetta Craveri.
Perché Mughini è davvero un felino da salotto che si aggira con grazia per poi addivanarsi come un maestro di cerimonia, come un Talleyrand (il paragone sembra azzardato, ma gli interlocutori dell’epoca – parvenu, nobiltà recente, all’epoca la nobiltà non veniva misurata in titoli ma dall’antichità del blasone – dovevano apparire al principe come appaiono a Mughini gli altri partecipanti). Una pantera pronta a blandire, a scrutare, curioso dell’altrui mente che guarda come un gatto guarda un topo prima dell’assalto. Ma come ogni animale puro da salotto Mughini sa che una lunga convivenza non prevede assalti all’artiglio bianco, ma, appunto, conversazione. Mughini è spettacolare perché si assiste a uno scenario quasi completamente scomparso dalla nostra civiltà “breve” (e vi consiglio Del pensare breve di Manlio Sgalambro, altro catanese – anzi di Lentini, ma trasferitosi a Catania sin dai tempi dell’università, che poi abbandonò): il “salotto”, o meglio il “salon”, dove conversare era un’arte distillata nei secoli. Mentre altri scrittori entrano nella casa del Gf con le solite scuse banali e ovvie della “ricerca”, Mughini sta lì a dare, a mostrare: mostra la sua mostruosa bravura del conversare. Palleggia, dribbla, fa assist, secondo l’antico e nobile disegno del mostrarsi mostrando gli altri. È uno spettacolo. Conosciamo tutti la passione di Giampiero Mughini per gli abiti. Ecco: Mughini, in quella casa, mi sembra l’unico vestito, e gli altri completamente nudi.