C’è un nome che vi gira attorno da mesi, tra ragazzini che ve la citano e i social che ve la propongono in tutte le salse, ma fate finta di non sentirlo? Un nome che vi suona un po’ troppo Disney, un po’ troppo millennial in ritardo, un po’ troppo pop? Quel nome, quasi sicuramente, è Sabrina Carpenter. E il 26 marzo sarà a Milano, all’Unipol Forum di Assago, per un concerto sold out che sembra un evento TikTok travestito da live club. Ma se pensate che sia solo l’ennesima lolita prefabbricata con le unghie lunghe e le battute da caption Instagram, siete fuori strada. E, peggio, siete fuori tempo. Sabrina non è nuova, ma è come se lo fosse. Perché con Short n’ Sweet, il suo sesto disco, ha preso tutto il pop patinato dei vent’anni precedenti e ci ha rovesciato sopra un espresso bollente. Pitchfork, che non regala mezzi punti manco sotto minaccia, le ha mollato un 8 secco e l’ha definita “rinfrescante, leggera, sfacciata, intelligente ed eseguita senza sforzo”. Billboard ci ha visto dentro una crescita enorme, “tra umorismo, confessioni e schiettezza”. Variety l’ha consacrata come “una vera evoluzione artistica”. Ma se preferisci il cinismo inglese, The Guardian ha parlato dei live come “deliri brillantemente folli pieni di doppi sensi”.

Insomma, non è la solita principessa del pop. Sabrina è cresciuta, si è fatta le ossa nel teatrino Disney, e poi ha messo in riga mezzo pop mainstream con un sorriso da strega buona e una penna affilata. I suoi testi non sono solo catchy: sono ironici, consapevoli, e sanno giocare con il trash senza annegare nel kitsch. In Please Please Please, ti spiega cosa vuol dire avere vent’anni oggi: una lotta tra volersi innamorare e voler essere lasciati in pace. E no, non serve essere della Gen Z per capire. Serve solo non essere ottusi. Sabrina Carpenter non è soltanto l’idolo dei tuoi figli: è una popstar fatta e finita, più credibile di tante presunte indie queen. Il suo singolo Espresso ha spaccato le classifiche di mezzo mondo come un caffè ristretto sparato in vena. E con sei nomination ai Grammy, inclusa quella per Album dell’anno, è chiaro che non stiamo più parlando di una meteora.

Qualcuno ha già cominciato a farsi la domanda proibita: sostituirà Taylor Swift? La risposta breve è no. Ma la lunga è: magari non sarà la nuova Swift, ma è la prima Sabrina Carpenter, e questo basta. In un pop femminile sempre più affollato di copie carbone, ha trovato un tono che non è imitazione, ma reinvenzione. E il fatto che ce lo stiamo chiedendo, dice già tutto. Christina Aguilera - una che di pop e classifiche se ne intende - l’ha inserita nella lista TIME100 Next, dicendo che ha tutto per diventare la nuova regina. E se vi state chiedendo cosa ci trovino i giovani, provate a guardare un suo live: balla, canta, fa ridere, stuzzica, ma non cede mai al vuoto pneumatico che spesso si nasconde dietro le produzioni perfette. Non è un filtro, è una fotocamera accesa. Il 26 marzo, all’Unipol Forum di Assago, non salirà sul palco una ragazzina. Salirà una donna che ha capito come si gioca il gioco del pop negli anni '20 del Duemila. E che ha deciso di vincere. Per cui, se continuate a sottovalutarla, il problema non è la vostra età. È che siete ormai vecchio dentro.
