Non era segreto, ma anzi ormai famigerato questo live dei Tokio Hotel a Milano di cui già l'anno scorso vi avevo fornito tutti i dettagli e fatto un recap sulla storia della band, ovviamente anche questa volta non potevo astenermi dal dire la mia. In questo caso però non andrò a commentare il concerto, anche perchè sarei di parte e non posso non ribadire quanto siano estremamente bravi e versatili e che la musica di qualità esiste ancora, ma da buona groupie vi darò una panoramica sulle dinamiche, non sempre scontate, che ci sono dietro concerti di questa portata, in Italia. Dettaglio importante. Il live era all'Alcatraz di Milano, e questo, per chi conosce il locale, ha già diversi limiti: il caldo, le file, la calca inutile, la disorganizzazione. Non si parla di un concertino all'italiana ma di un tour europeo/mondiale di una band che quest'anno festeggia vent'anni di carriera e che a confronto con i palchi degli altri Pasi, il nostro sembrava davvero una fiera fuori porta. Inoltre, giusto per non farci mancare niente, i Tokio Hotel hanno appena annunciato ufficialmente il nuovo “Arena Tour 2026” con già quindici date fissate tra cui nuovamente unica data italiana (ovvio che andrò e ve lo racconterò, nemmeno ve lo ribadisco) all'Unipol Forum di Milano l'11 Novembre 2026, e questo a ricalcare che non parliamo del quartetto nel locale di provincia, ma di professionisti che nutrono il meccanismo dei live e che portano qualità ed esperienze uniche al pubblico e alla loro fedelissima fanbase italiana. Al Forum sarà divero? Intanto, torniamo all'Alcatraz, al concerto tenutosi il 15 marzo. Tutte le informazioni per acquistare i biglietti erano ovviamente a specificare Tokio Hotel The Tour 2025, senza specificare chi avrebbe o non avrebbe aperto il concerto, l'organizzazione (come loro solito) si è affidata al proprio tour management, la TreeTickets, affiancata all'organizzazione del posto rispetto ai locali in cui si esibiscono, e voi la vedete bene l'organizzazione tedesca abbinata a quella italiana? Ecco, so che vi siete risposti da soli.


Il locale non forniva alcuna informazione, chiamando, chiedendo del posto, non era possibile sapere nemmeno chi dovesse esibirsi e come gestire le file (perché ci sono più file a seconda di chi ha o non ha il pass pre-chill o post-chill o I want more e i biglietti comuni) mentre i tedeschi giravano disperatamente cercando di dare un'ordine al caos parlando solo in inglese con una media di spettatori che capisce ancora solo “the cat is on the table”. Lo staff tedesco manda personalmente una mail ad ogni persona che deve presentarsi fornendo orario e dettaglio sulle file e sulle dinamiche della serata, i locali italiani non sanno di che parlano, se chiedi dicono “mettiti in fila”, ci si chiede: eh si, ma quale? Ebbene, una fila senza pensiline e senza alcun tipo di decenza, peggio che essere in un gregge di pecore in un recinto in attesa della tosatura, ore e ore per poi far entrare e uscire con una maleducazione ed una grezzagine che nemmeno si possono definire (questo sempre gli italiani eh, i tedeschi no, anzi, fin troppo signori visto il target del posto).

E soprattutto, ogni cosa era brandizzata. Detto ciò, perché nessuno parla di chi ha aperto il loro concerto? Ad esibirsi come artista in apertura c'era Malou Lovis Kreyelkamp, nonché vincitrice della tredicesima stagione di “The Voice of Germany” e portata alla vittoria proprio dai suoi coach Bill e Tom Kaulitz, i gemelli icona dei Tokio Hotel. Lei non è un'artista di seconda mano, anzi, ha una voce pazzesca e ha cantato divinamente come se fosse l'ultima arrivata per un pubblico che forse non l'ha nemmeno capita e che di certo non ha seguito tutto The Voice in tedesco, come la sottoscritta. E qui la domanda sorge spontanea, quanto è duro fare da apertura a un gruppo o a un artista di questo calibro? È un lavoro sporco e tremendo, perché spesso si grida a squarciagola il nome della band come a dire “ok brava, ma siamo qui per altro”, e non si fa. Le persone non sono minimamente abituate all'ambiente dei live e in generale le nuove generazioni non hanno la più pallida idea di come vada vissuta e gestita un'esperienza di questo tipo, ne ho avuto l'ennesima prova tangibile. In questo caso che porto ad esempio, per il calibro, bisogna dire che i Tokio Hotel hanno sempre grandissimi artisti in apertura e lasciano loro molto spazio valorizzandoli, quasi sempre si tratta di donne giovanissime che durante il live fanno almeno un duetto con Bill (cosa che alle band di apertura italiane non vedo fare praticamente mai). Da sempre esistono le fanbase che hanno alle spalle anni e anni di concerti, che sanno le scalette, che organizzano sorprese per gli artisti e che vivono quel momento come unico e irripetibile, ma si contano sulle dita di una mano, il resto è gregge. Tutti con il telefono in mano impedendo la visuale ai poverini che hanno pagato lo stesso biglietto e che hanno davanti chilometri di iphone alzati e a stento e vedono il palco, un caldo asfissiante e uno strattonamento e spintoni che nemmeno per accaparrarsi la farina durante il Covid-19. Gente che sussurra “ma che stanno cantando?”, “Gridiamo Bill sei bello”, “Ma l'hai fatto il reel?”, “Io l'inglese non lo capisco, secondo te che sta dicendo?”. Signore e signori, ragazzini e ragazzine, preparatevi prima di andare ai live, e anche locali e organizzazioni, imparate ad organizzarvi veramente perché non siamo solo il paesino di pizza e mantolino e di trapper senza ne arte ne parte, e alcuni artisti internazionali ci fanno ancora un favore ad esibirsi in Italia dato il livello medio. Rispettiamo la musica e chi ci offre la possibilità di vivere un'esperienza di questo calibro, di chi cerca di coinvolgere un pubblico assente che pensa a postare su instagram, di chi canta in apertura dei live e fatica ad avere un minuto di attenzione, di chi vorrebbe assistere godendosi il momento e non intossicandosi l'anima a placare l'ignoranza di chi ai concerti non ci sa stare. Da groupie vi dico, fatevi un po' di gavetta, andate ai live e ascoltateli davvero, perché gli artisti sono lì per un motivo e noi abbiamo il dovere di rispettare il loro lavoro e la loro musica, fan o meno, chi si esibisce mette se stesso a disposizione di tutti noi e chi assiste merita di avere ascolto e ambiente decente attorno.
