Nel privato Matteo Salvini è simpatico. Lo stanno ripetendo tutti – persino Francesca Fagnani che lo ha intervistato a Belve. Se lo dice persino da solo: nel privato sono diverso da come appaio. Nel privato Salvini è alla mano, a volte, sì, un po’ musone, ma capita, però nel privato è un uomo normale, né bello né brutto, inconsapevole del fascino dato dal potere, che la sera guarda Temptation Island mentre Giorgia Meloni e Francesca Verdini (la compagna di Salvini, figli di Denis) giocano a Burraco: non solo se lo dice da solo, ma ci racconta anche che glielo dicono in molti, che Salvini nel privato non è burbero, non ha nulla del “truce”, come lo chiama Dagospia. Pensate, nel privato non gli piace neanche il “Capitone” (altro soprannome) e preferisce la trota. Ecco, avremmo una domanda: ma c’è a qualcuno a cui gliene fotte qualcosa del privato di Matteo Salvini? Certo, lo comprendiamo, è difficile democristianizzarsi con il suo passato pubblico, e la necessità di diventare, o apparire, democristiano, moderato, un simpatico amicone è evidente a tutti. È stato superato nei sondaggi da Forza Italia, fa un punto di (forse) forza della candidatura di Roberto Vannacci (preso a pesci in faccia da Guido Crosetto e conseguentemente da Fratelli d’Italia), candidatura che non piace a molti esponenti leghisti che ritengono Vannacci una macchina per perdere voti. Ha proposto a Luca Zaia di andarsene in Europa – in molti ci hanno visto una manovra politico per toglierselo dagli zebedei – e Zaia gli ha risposto, più o meno: ma tu che vvoi?
Matteo Salvini deve reinventarsi, ma non sa da dove partire. Forse, più di lui, lo sapeva meglio Francesca Fagnani, la cui intervista non sembrava così ficcante, era un pastrocchio di allusioni e sottotesti? Mentre parlavano del mojito di agosto al Papeete, la domanda delle domande, quella sui “pieni poteri” non è stata fatta. E mentre FdI sta ragionando sull’elezione diretta del premier (con la possibilità per il premier di cambiare autonomamente i ministri), Salvini si trova a doversi fare una doccia di ammorbidente. L’operazione non è facile. A volte, a sembrare buono, si sembra ancora più cattivi. Alla domanda se avrebbe di nuovo fatto la citofonata in cui chiedeva “scusi lei spaccia?”, ha risposto sì. Mentre sulla vicenda di Luca Morisi (festino con droga) ha detto “un amico, lo hanno attaccato perché è amico mio”: senza considerare che le droghe le vendono gli spacciatori. Così sembra uno che ha due pesi e due misure. Sembra un equilibrista, al momento. È come se stesse cercando disperatamente un atto politico “buono”: non può intestarsi neanche il reddito di cittadinanza, fatto insieme ai Cinquestelle (che odia visceralmente) e revocato dall’attuale maggioranza di cui fa parte. Continua a insistere sul Ponte sullo stretto (e questo è qualcosa che qualcuno dovrebbe dirgli) quando in Sicilia, oramai, l’hanno avuto promesso per così tanto tempo e da così tanti politici, che rischia di diventare un autogol. Sugli omosessuali prende le distanze dalle posizioni di Vannacci e si pone su quelle di Papa Francesco, una posizione così così, né a destra né a sinistra, democristiana, ma il suo cristianesimo esibito in maniera sopra le righe, purtroppo per lui, ha coinciso con l’allontanamento di Barbara D’Urso dalla televisione. Ecco, appena tenta di democristianizzarsi, Salvini, fa invece l’effetto di barbadursizzarsi. Il cuore, gli affetti, la persona normale, alla mano, il crocifisso, le felpe che gli regalano. Matteo Salvini corre un grossissimo rischio. Manca poco, pochissimo, che la sua strategia sul “privato” per dare di sé un’idea moderata, lo porti a far intervistare, che ne so, i suoi professori, i suoi compagni di classe, i suoi amici, i suoi vicini di casa, e il pericolo, quello vero, è che tutti, poi, alla fin fine, rispondano: salutava sempre.