Carlo Gabardini, insieme a Paolo Bernardelli e allo showrunner Gianluca Neri è tra gli autori che hanno reso possibile un piccolo grande miracolo: la docu-serie Sanpa, approdata su Netflix a gennaio 2021 che, oltre ad aver ottenuto premi e riconoscimenti (inter)nazionali, è stata apprezzatissima in Italia come nel resto del mondo riportando alla luce una sorta di “rimosso” collettivo, ovvero la storia di San Patrignano e del suo controverso fondatore, Vincenzo Muccioli. In questi giorni Gabardini ha dato alle stampe il suo nuovo libro dal titolo “Una storia comune. Sanpa: io, noi, tutti” che ripercorre la vicenda anche dalla personale prospettiva dell’autore sia sul set che in fase di stesura dello script per la serie. Non solo, grande spazio è dato a racconti e aneddoti attinti dalla propria esperienza prima di realizzare il progetto per la Grande N. L’abbiamo intervistato e ne è nata un’interessante conversazione tra dipendenze, diritti, drammaturgia e Red Ronnie. “La droga è il sintomo, solo una società più libera può realmente intervenire sul malessere che ne genera il bisogno nelle persone”, dice l’autore. Mentre ci illustra la fascinazione verso l’ipotesi di un documentario che racconti davvero la pandemia…
Ha steso lo script per una docu-serie (con relative deadline) durante una pandemia globale e poi ci ha scritto sopra un libro (con relative deadline) in tempi di No-Vax, vaccini, Green Pass e in cui si naviga a vista verso il futuro. Com'è stato?
Ho un gigantesco problema con le deadline in qualunque periodo siano. Però devo ammettere che se non ci fossero nella vita, non avrei finito nemmeno l’asilo. Quindi non me ne lamento troppo. Potrei fare un elenco di pro e contro, ma in fondo è sempre il contesto a fare la differenza. Anche l’eroina era stata una pandemia che non definirei nazionale, bensì globale. Dunque durante la lavorazione di Sanpa, erano state proprio le consonanze ad affascinarmi. In ogni caso, San Patrignano è una sorta di inconscio collettivo che, infatti, tutti non avevamo davvero dimenticato (oppure avevamo deciso di dimenticare). Alla fine, sono bastati 5 episodi per togliere quel cerotto e far riaffiorare la memoria della ferita.
Sanpa è una storia comune per che per poco forse non è stata ancora più comune: ritiene plausibile che, se non si fosse ammalato, Muccioli sarebbe sceso in politica? In caso con o al posto di Berlusconi? Cosa sarebbe diventato, nel tempo, a suo parere? Premier? Presidente della Repubblica?
Una discesa in campo di Muccioli sarebbe stata più che plausibile. Se ne parlava, ai tempi. I rapporti fra Vincenzo e la politica sono sempre stati molto stretti. Aveva a disposizione un bacino di voti che avrebbe potuto sfruttare di sicuro. Cosa avrebbe fatto? Viene difficile pensare a un ruolo di secondo piano. Ma colgo l’occasione per aprire una parentesi su questo tema: dopo tutta la questione di Mattarella, si parla della possibilità o dell’opportunità di eleggere direttamente il Capo dello Stato da parte dei cittadini. Forse chi sostiene questa tesi, dimentica quanto siamo facili alla fascinazione verso un certo tipo di persone, verso l’“uomo forte” che dà l’idea di poter risolvere tutto, prendere in mano qualsiasi situazione, senza lasciarci l’incomodo di pensare. Personaggi di questo tipo, però, sono il contrario della democrazia. Possono diventare pericolosi. Tornando a Vincenzo, non so se avrebbe legato con Berlusconi. Ai tempi non credo proprio che Silvio avrebbe permesso a qualcuno di prendere il potere al posto suo.
Carlo Gabardini e Red Ronnie: difficile immaginare due individui più diversi tra loro nella stessa stanza. Com’è andata sul set di Sanpa? Ci sono stati screzi? Cosa pensa di lui e cosa ritiene che Ansalone debba aver pensato di lei?
Sulla giornata di riprese con Red Ronnie, direi che posso dire che ci siamo solo tutti divertiti moltissimi. Non so cosa pensi di me, ma dal punto di vista di uno sceneggiatore e drammaturgo che si dibatte per cercare un arco narrativo per ogni personaggio, quindi la possibilità di sintetizzarlo in un archetipo, l’opportunità di trovarsi davanti a un testimone che afferma: “Entrando a San Patrignano e stando vicino a Vincenzo, ho capito che sarei diventato un suo soldato” è una sintesi talmente precisa che, dal punto di vita drammaturgico a Red Ronnie non si può dire nulla se non grazie.
Dal 2013, anno del suo celebre video “La marmellata e la nutella (ci si innamora di chi ci si innamora)", a oggi: cos’è cambiato nell’ambito dei diritti LGBTQI+? Sicuramente se ne parla di più, ma la situazione può davvero dirsi migliore?
Dal 2013 ci sono state grandi migliorie nel campo dei diritti LBTQI+ grazie a Monica Cirinnà e le unioni civili. Dopodiché, è stato un po’ come se ci avessero detto implicitamente: “Ok, avete vinto questa battaglia. Adesso per un po’ basta”. Colgo la palla al balzo per dire: è un po’ come il problema dell’eroina, a un certo punto lo si dimentica e si pensa di averlo risolto. Ovviamente stiamo parlando di tutt’altro. Ma sappiamo benissimo che la conquista sulle unioni civili non è comunque la stessa cosa del matrimonio egualitario. È a quello che bisogna arrivare, invece. Qualunque forma di unione che sia diversa da quella di mio fratello, nel momento in cui la si delibera di fatto sancisce che io sono diverso da mio fratello, che sono di serie B perché ho un altro tipo di orientamento. La strada è ancora lunga.
Una delle storie – extra San Patrignano - raccontate nel libro è quella della sua conoscenza con Marco che, evitando “spoiler”, in realtà racconta qualcosa in più sulle possibili cause scatenanti delle dipendenze da sostanze stupefacenti anche pesanti…
Sanpa e il libro mi hanno aiutato e mi aiutano a far ricordare che la droga è un sintomo, quindi dobbiamo occuparci del malessere a monte per avvicinarci alla risoluzione del problema delle dipendenze. Ecco perché, per esempio, ci sono anche storie mie personali all’interno del libro come quelle di altri. Nel momento in cui dobbiamo occuparci del malessere, è interessante parlare anche di persone che abbiamo incontrato nella vita e che magari manifestavano il bisogno di assumere sostanze per trovare il coraggio di dire agli altri chi erano, chi amavano e chi volevano diventare o, semplicemente, essere. Questo capita a tutti, è capitato anche a me. Mi sembra importante per dire che è nel momento in cui ci si occupa del malessere che si sta facendo qualcosa di buono per eliminare il sintomo. Occuparsi del malessere può significare anche tornare a parlare delle unioni civili. Ci sono persone, le ho conosciute e ne scrivo nel libro e sicuramente tra queste rientra Marco, che fanno ricorso alle sostanze per accettarsi, per accettare la propria natura, per esempio, in questo caso, omosessuale. Ma più una società diventa libera, più questa necessità chiaramente andrebbe a diminuire perché queste persone troverebbero già al di fuori un sostegno al coraggio che altrimenti, come sappiamo e vediamo, può essere molto difficile da trovare.
Fra 30 anni, le chiedono di fare una docu-serie per raccontare l’Italia dei giorni nostri: tre personaggi che non possono mancare, nel bene o nel male.
Bisogna un po’ definire gli anni: in questi sicuramente Mario Draghi e Vladimir Putin non potrebbero mancare. Stringendola sull’Italia, sicuramente ci sono Matteo Salvini, Beppe Grillo e Matteo Renzi. In qualche modo rispondo anche nel libro a questa domanda: se qualcuno dovesse fare un documentario sulla pandemia, quanto materiale si ritroverebbe in mano? Me lo chiedo perché davvero la pandemia è il fatto che cambia tutto. Da quel momento, dal periodo dello scoppio dell’emergenza, ci sono milioni di video, milioni di persone che fanno un piccolo filmato dopo la prima dose di vaccino, altrettanti milioni di individui che argomentano perché non vogliono vaccinarsi o vaccinare i propri figli e così via. Questo in tutte le lingue, in tutti i Paesi con statuti diversi, con costituzioni differenti, ognuno che prende parola su una condizione comune. Sarebbe un documentario pazzesco. Un documentario sul documentario, con tutti i punti di vista. Bisogna trovare il modo per raccontare queste storie cosicché che la memoria comune diventi una storia comune.