Quanto mi costi, Sanremo? Sale la febbre per l'Amadeus quater, e come per le precedenti edizioni si rincorrono polemiche su cachet, ospiti e voci sui favoriti per la vittoria finale. Ma la rassegna in Riviera non è solo una gara musicale, è soprattutto un grande affare. Ma quanto vale? Se la macchina è enorme e complessa, non sempre i conti torneranno, anzi. Eppure da qualche anno la musica è cambiata, grazie anche all'attuale padrone di casa e alle sue scelte artistiche, dal cast agli ospiti alle presenze sul palco. Facciamo un esempio pratico. Il triennio 2009/2012 è stato particolarmente critico (alla guida Bonolis, Clerici e Morandi), in quanto l'azienda ha speso oltre 20 milioni per ogni annata incassando circa la metà. Poi la rivoluzione, con un'attenta spending review - che tradotto significa meglio un super ospite internazionale in meno che i conti in rosso - e un allargamento del target, grazie al ringiovanimento dello stile musicale che punta alla Gen Z. Ma se esaminiamo le ultime tre edizioni è tutto ancora più chiaro: quella del 2020 ha generato un utile di 19 milioni, con un sostanziale bis nell'anno successivo, che sale a 42 milioni (meno 17 di costi) nell'annata record 2022. Un traino con i fiocchi dalla vittoria dei Måneskin (che ritornano sul luogo del trionfo, non a caso).
Ma quali sono le principali voci di spesa? La più rilevante è con il Comune di Sanremo, che vale poco meno di 5 milioni all'anno. Poi i discussi compensi di conduttori, conduttrici e ospiti. Il timoniere, come per le annate passate, incassa tra i 500 e 600 mila euro. Circa la metà la spalla principale, Gianni Morandi, con 60 mila euro a serata. Passiamo poi ai gettoni per le vallette, sulla falsariga di quelli passati, quindi 25 mila a testa per Francesca Fagnani (seconda sera), Paola Egonu (terza sera), Chiara Francini (quarta sera), eccetto la Ferragni, che apre e chiude la settimana al raddoppio (100 mila complessivi). Stesso discorso per i Måneskin, sicuramente tra i super ospiti più pagati (se si escludono i Black Eyed Peas): lo scorso anno intorno agli 80 mila euro, ben più dei 50 mila riconosciuti ai super big Cesare Cremonini, Laura Pausini, Checco Zalone e Fiorello. Del resto il prezzo che un vip prende è direttamente proporzionale a quanti soldi fa incassare.
E i cantanti in gara? C'è un rimborso spese di 48 mila euro, senza contare la fortuna commerciale dell'esposizione. Ciò nonostante, se in passato la Rai ha sborsato un budget da oltre 17 milioni, per la 73° edizione opta a una leggera sforbiciata. Costi in calo, ricavi in aumento. Com'è possibile? Grazie al successo delle edizioni targate Amadeus, che fanno schizzare le tariffe degli spot durante l'evento. Prendiamo, ad esempio, il listino di Viale Mazzini: il pacchetto più caro prevede un costo di 1.763.000 euro (117.000 a secondo) per 10 passaggi più 10 fuori break da 15 secondi posizione nella fascia oraria 22.45-24.15. Avete capito bene: farsi pubblicità costa 117.000 euro al secondo e uno spot può costare fino a 1,7 milioni! Nelle fasce precedenti cambia poco, gli spot sono quotati tra 1.356.000 (90.000 euro al secondo) e 1.578.000. Gli analoghi pacchetti special position vanno da 1.251.000 a 1.627.000 euro. I singoli 15’’ 2 passaggi più 2 vanno da 248.000 a 316.000 euro la prima serata e da 264.000 a 413.000 l’ultima, mentre quelli normali hanno un range tra i 193.000 e i 370.000 euro. Di media la variazione rispetto all’anno precedente è del +3%.
Senza dimenticare il prezzo esorbitante dei biglietti (dai 700 ai 1300 euro), parte dell'enorme indotto che l'evento genera sul territorio. Insomma, il Festival è diventato una gallina dalle uova d'oro, fiore all'occhiello per i conti aziendale. E con buona pace di stampa (ahinoi) e spettatori se ne guarda bene dall'accorciare la durata. Per garantire 9 pause pubblicitarie non può terminare prima dell'1:30. Obiettivo dell'anno? Introiti oltre 46 milioni (ossia + 4 milioni rispetto allo scorso anno), mica male. Perché Sanremo è Sanremo.