Diodato, ossia il ritorno dopo la vittoria del 2020 con “Fai rumore”, brano che ha segnato un piccolo pezzo di storia pop del nostro Paese. Diodato torna con “Ti muovi” all’interno di un Festival che per ovvie ragioni sente molto suo: “Quel Festival del 2020 mi ha cambiato la vita, ho ricevuto un’ondata di amore che mi ha dato molte risposte su me stesso e la mia musica”. Dialogando con il critico Michele Monina e Luccioola all’interno di Bestiario Pop, il frizzante contenitore di MOW in diretta da Villa Ormond, proprio nel cuore di Sanremo, il cantautore ha sottolineato il senso e il mood della sua arte: “Un tipo di musica come quello che faccio io è molto utile a chi vuole farsi delle domande, vuole approfondire qualcosa di sé stesso. Nonostante fossimo isolati a causa del Covid e stessimo tutti vivendo un momento molto brutto, ricordo le mie esibizioni con “Fai rumore” come momenti di grande connessione con il pubblico”.
Monina ha quindi osservato come Diodato abbia inaugurato i Festival di Amadeus, “l’inizio di un cambiamento, tanto che quest’anno è l’edizione della cassa dritta. Nonostante questa direzione, tu però tu ci sei ancora, con grande coerenza da parte di Amadeus”. “Finora – ha osservato Diodato – ho ascoltato quasi nulla, ma dietro le quinte ho avuto ottime sensazioni. C’è una bella serenità, forse anche perché il Festival si è trasformato in un’ottima occasione per far ascoltare la propria musica. La competizione c’è, ma mi sembra più sana, forse perché Amadeus ha sempre fortemente difeso le sue scelte. Fino alla fine. Gli artisti che vengono a Sanremo si sentono tutelati”.
Ma Diodato è anche atteso da una serata di cover molto impegnativa. “La mia scelta parte da una scelta di vita. Il brano che presenterò di Fabrizio De André – “Amore che vieni, amore che vai” insieme a Jack Savoretti – è il modo per raccontare un viaggio mentale che in questi anni ho fatto proprio con De André. Tempo addietro ascoltavo soprattutto Britpop, ero principalmente concentrato sul sound, Faber invece era proprio un poeta, dava tanto spazio alla parola. Quel brano per me è stato un momento di incontro. In occasione di qualche ricorrenza, anni addietro, passarono il brano e io capii tutto, fui come travolto da un impeto inatteso che peraltro in quella canzone non c’è. Più di dieci anni fa, ormai, ne registrai una versione spinta, molto rock, insieme alla band, che mi ha portato grande fortuna. Daniele Luchetti la valorizzò nel suo film “Anni felici”, poi nel 2014 feci il mio primo Festival con “Babilonia” e oggi, a 25 anni dalla morte di De André, tornare con questo pezzo mi sembra un gran bel omaggio”.