Storica sparizione delle pagelle da Corriere della Sera e Repubblica cartacei. Era nell’aria da tempo, il colpo mortale l’ha dato Bruno Vespa l’altra sera con le sue tabelle riassuntive; e non sarà piaciuto alla lunga il fatto che i primi voti sulle canzoni (che escono in gennaio con l’ascolto sorvegliato in Rai) si riversino poi subito sui siti di scommesse: generando logiche respinte con sdegno da qualunque appassionato vero di musica, e da ogni etichetta o concorrente che tenga alla propria verginità. Eppure il Festival di Sanremo è dopo 75 anni quella cosa lì, dove il Papa e Tony Effe convivono disinvoltamente. Un misto di celebrità di brand prestigiosi (Giorgia) e di presenza scenica (Elodie, Rose Villain e altre, sempre gnocche: le brutte sono scomparse?). Sul palco gesti esemplari come il vecchio bacio di Fedez e di Rosa Chemical, e pettegolezzi che sono l’highlight della stagione.
Il popolo dei social è molto più interessato a chi si è fatto chi, che non alla canzone di questo o di quello; o a chi stona e chi no. È questa la deriva senza rimedio alla quale tocca assoggettarsi: perché ai social, come al cuore, non si comanda. La deriva ha contaminato il numero dei concorrenti che sono saliti a livelli ridicoli; e più sono tanti più ti trovi davanti qualcuno che non hai mai sentito nominare. Si è così generata perdita di magìa e di spessore: perché per un Lucio Corsi incomparabile ti trovi davanti una Sarah Toscano che non capisci cosa ci faccia lì.
Tante incongruenze si riflettono su pagelle sempre più striminzite, per scelte grafiche ma anche editoriali. Chi è interessato raramente impara da qualche parte che gli autori sono una partita di giro che si ripete, e si vede. Però l’interesse che alla fine si concentra su alcuni nomi - come sta accadendo - mostra anche una sopravvissuta fiammella nell’anima del pubblico, anche in un Festival un po’ ragionieristico come questo, dove l’esuberanza felice di Jovanotti è stata un utile tiramisù. Però attenti, c’è Tony Effe, in gara con una canzone senza nemmeno una virgola originale. E questo ci ricorda che si può sempre peggiorare, se il criterio di scelta del direttore artistico resiste a tutto tranne che alle tentazioni.