Eddai, come fate a detestarli? I flash, gli improbabili abiti da sera, le smorfie di convenienza, i discorsi accorati, i bookmakers e la direttona all-night-long da seguire su Sky insieme all'iconico ciuffo ribelle di Francesco Castelnuovo. Inutile girarci intorno: nonostante siano arrivati alla 93ª edizione, gli Oscar – o Academy Awards, se volete fare i fighi – sono ancora l'appuntamento più bello per chi ama il cinema. Quest'anno poi sottolineano lo strapotere di Hollywood, capace di mandare un messaggio al mondo: noi andiamo avanti, con qualche mascherina, ma andiamo avanti... e voi? Ecco, senza addentrarci in un pezzo politico, basta dire che l'all-in del cinema passa inesorabilmente sopra (o sotto) il palco del Dolby Theatre. Che piaccia o no.
Ma attenzione, per aggettivare gli Oscar abbiamo utilizzato una parola tanto semplice quanto specifica: belli. Gli Oscar, visti da fuori sono uno spettacolo bellissimo, il tripudio dell'apparenza e del glamour. Quello che ci fa tornare a sognare. Perché anche basta dare peso solo alle cose noiose e brutte. E allora lo ripetiamo: se non siete impazziti/e di felicità quando Brad Pitt ha vinto l'Oscar per C'era una volta a... Hollywood siete senza dubbio delle brutte persone. Poi, potremmo discutere sull'importanza: un Oscar può avvalorare la qualità di un film? Aggiunge effettivamente qualcosa? Diremmo di no, almeno considerando la qualità artistica. Il Discorso del Re che batte The Social Network, Balla coi Lupi che straccia Quei Bravi Ragazzi, Crash che vince su Truman Capote. Tutti film che hanno vinto senza lampanti meriti artistici, sconfiggendo chi avrebbe meritato la statuetta. In fondo è una competizione, anche quando l'Academy corre ai ripari, cercando di includere tra le Nomination le minoranze e l'uguaglianza di genere, senza correre il rischio di cadere nello scorretto. E dunque ecco che quest'anno il bel Nomadland di Chloé Zhao vincerà probabilmente uno dei due Oscar più ambiti (Film e/o Regia) scrivendo una nuova pagina di cinema e, ancora, dettando un nuovo tempo: se una volta erano i biopic o le enormi produzioni a trionfare, oggi è arrivato il tempo di premiare piccole storie comuni di resistenza e umanità.
Mode, dicevamo, ma pure fenomeni che sono entrati a gamba tesa nel quotidiano tanto da aver ampiamente rotto le palle: ma lo sapete che il selfie moderno è stato consacrato proprio durante gli Oscar? Sì, esatto: per intuizione della Samsung, il selfie di gruppo con Elle DeGeneres del 2014 (c'erano un po' tutti, da Julia Roberts a Bradley Cooper) ha “cambiato il mondo” secondo il Time, rivoluzionando il modo di fare fotografia, spettacolo e, addirittura, comunicazione. Un joke diventato rivoluzione, evento mediatico globale. E dopo tutti lì, con il cellulare, tra zie, cugini e nonni, alla prima comunione del nipotino, per sentirsi come Jennifer Lawrence in un abito Dior. Perché chi lo dice che la rivoluzione è solo quella che si fa in strada? Insomma, sì, proprio voi che giocate a fare le classifiche e i navigati critici da tastiera, tenete ben a mente una cosa: se amate il cinema ma odiate gli Oscar, allora non siete i veri cinefili che volete far credere. Qualcuno doveva pur dirvelo.