Dopo il pandoro-gate, fa un po’ specie scrivere ancora di influencer. Non so, il soldato giapponese nella foresta che combatte una guerra, una guerra che per tutti è già conclusa. Nei giorni di fine impero, l’ultimo baluardo di vanità crolla nell’infame disvelamento, né santi né eroi, dopo il pandoro-gate. Non tutti buoni, non tutti cattivi, piuttosto creature inesplicabili fintanto banali, creature scivolate nell’interregno degli esecrati, il limbo dei “molto meno”, l’idolo rovesciato, c’est la vie. Meglio Nonna Adele (all'anagrafe Adele Sansò), l’influencer che frigge melanzane, nella Napoli dei rioni, dei cantanti neomelodici, del sentimento stucchevole e popolare. Il nobilissimo che ci ha tentato, che abbiamo inseguito, distribuendo medaglie a casaccio, premiando straordinarietà tirate su all’occorrenza, nel mood di un arbitrio collettivo, stonato e da gregari, ha fatto il suo tempo. Magrissimo outfit direbbero le nostre (pardon: creatrici di contenuto), ma le nostre care userebbero soltanto inglesismi. Eppure, in questo stesso istante, ogni demarcazione, ogni presunta emancipazione che parla il linguaggio sprezzante di un atelier, di un conclave di sartorie d’alta moda, diventa d’un tratto trapassato, la cariatide che trasforma la deliziosa fanciulla in un orribile teschio dai lunghi lanosi capelli, il solo indizio a ricordare quel che si era. Nulla, cioè, un impasto di medietà acconciate, un bel concept di distorsioni estetiche, la proposizione astuta di un confine: la bellezza. Siamo fuori dall’inganno, la bellezza recintata alla maniera di un solco, di uno steccato. Ora cosa resta? Nella pesca miracolosa, affiorano bamboline in serie, efebi fuori di testa o militanti di varie idiozie. Influencer. Un po’ la pezza a tutto. Adesso è complicato interessarsi di loro, improvvisarsi esploratori o neofiti di un mondo che non esercita un qualche potere, la suggestione, la curiosità.
Non santi, non eroi, non creature eccezionali. L’engagement presumo provvederà per altre strade, individuando il massimo dell’ordinarietà e trasformandolo in un affare. Visto che lo straordinario è una sòla, l’ordinario sarà la nuova mossa. La news è: casalinghe di Voghera, umarell, omini della strada, signor Rossi laureati all’università della vita, è il vostro momento. È uno schifoso classismo, lo so, perdonatemi. Categorie funzionali e inesistenti stritolate da un modo presuntuoso di pensare il genere umano. Ma chi pensa chi? L’umarell? La casalinga di Voghera? Prototipi umani che servono da controcanto, dall’altra parte dovevano splendere sempre e comunque gli strabilianti. Funzioneranno ancora gli strabilianti? La regina l’ha mangiata il pedone. Come si fa adesso?
Io direi di rifugiarci in casa di Nonna Adele che frigge melanzane e produce pranzi per l’equivalente di un condominio popolare, e quella è la sua famiglia. E il termine famiglia tuona arcaicamente e sembra già un brand, con la musica di Nino Rota sullo sfondo. Il pandoro-gate ci ha svezzato. Ci ha tolto un mucchio di segatura dal cervello. Ma ne avevamo bisogno, per credere in definitiva, credere purché si creda. L’indefettibile, il fanciullo d’oro. La pietra preziosa. La pepita nel Klondike. Un’onda d’urto, una marea di acque putride, travolge tutto, il sovrappensiero nella moria di tronisti e grandi fratelli e piagnistei del sabato in prima serata, ed è la vera ideologia. Una pattumiera catodica, è la rivelazione ultima, sovrintendeva al dizionario della sociologia contemporanea. Alla voce “uomo” si legge: soggetto non ancora identificato, ma riparliamone.