Masterchef, lo standard jazz di Sky, la costante che persino i più scostanti tra i telespettatori attendono e vorrebbero vedere preservata, torna. Prima Mistery Box umami, Invention test “scontro di civiltà” tra Adriatico e Tirreno e infine prima esterna al Sud sullo Stretto, rivalità al femminile e insipienza giovanile, che portano Settimino a essere (quasi) il migliore della puntata. Da un panino al salame a una pasta ripiena il fil rouge è la sacra papilla gustativa dei giudici, mentre gli occhi vengono continuamente delusi da impiattamenti ecosostenibili, cioè riciclati, poveri e visivamente indisponenti. Unica eccezione Settimino, del tutto fuori scala la sua incapacità di presentare piatti esteticamente all’altezza degli stellati eppur gustosi, frugali, casalinghi (come nota anche Cannavacciuolo). Nota totale di merito per la parentesi sugli impiantamenti minimal. Sì, hanno stancato, grazie Locatelli. E non solo. Sono una scusa, il rifugio dei palati deboli, un elogio della mollezza in cucina. È ora di tornare all’opulenza della cucina di mammà, basta con le proverbiali “cacatine”.
Alberto: voto 6
La sua triglia è appetitosa (la più appetitosa), lui un po’ meno. Ma meglio i mansueti precisini con buoni piatti, che i finti scapigliati con piatti da studente fuorisede.
Alice: voto 4
Ha la faccia di chi è convinta di avere qualcosa che non ha. Quando si sveglierà dal sogno sarà un 5. Al massimo un 6 con un po’ di fortuna. Il suo grembiule nero, meritatissimo, la traghetta al Pressure test ch’ella mai lambirà, grazie alla Golden Pin usata senza riserve.
Andrea: voto 5
Ha la faccia simpatica e dolce di una tazzina da tè. Purtroppo appare, anche stando ai pareri dei giudici, involuto in cucina. La sua presenza non promette bene.
Anna: voto 6
Le quote over (lei e Settimino) sono il salvagente del gusto e della pacatezza. Le virtù dei gentlemen e delle nobildonne.
Antonio: voto 6
Vince la prima Invention e compone una buona squadra. Vince talmente facilmente da non riuscire a farsi notare. In tutte le storie servono le peripezie. Ma la squadra rossa arriva alla fine con totale serenità.
Beatrice: voto 5
La più giovane del branco. Non solo della classroom, ma del – in effetti non troppo ristretto – club degli invisibili. Piccola, ancora non è riuscita a prendersi la scena.
Chu: voto 1
Il nostro incontro è stato troppo breve. Speriamo sia un arrivederci e non un addio. Simpatica ma liquidata a inizio gara. Insufficienza, sì, di prove. Del suo valore o dei suoi difetti.
Deborah: voto 6
È dolce. Sufficientemente dolce da ritardare qualsiasi giudizio sui piatti. Un personaggio che porta un po’ di “salute” in un contesto tossico. Speriamo si preservi.
Eleonora: voto 5
Un primo piatto che gli vale la Golden Pin. Il colore del finocchio e la lucentezza del fegato sono impeccabili, peccato essersi persa all’Invention Test. Insufficiente per mancanza di pensiero strategico. Cannavacciuolo stesso le consiglia di giocarsi l’immunità, ma non si rende conto del piatto incommentabile (con lardo crudo) presentato.
Filippo: voto 6
Bella storia. Ma precisino quanto Alberto. Una sufficienza di incoraggiamento in attesa di vedere qualcosa, qualsiasi cosa.
Fiorenza: voto 2
Ci si chiede perché sia entrata. Non ci si domanda perché sia uscita. È un’altalena di emozioni che resta fuori dal piatto. Non fa spettacolo, non emoziona. È tutto lei, tutto dentro, tutta insicurezza.
Kassandra: voto 4
L’ansia è snervante, la tensione è irritante, il vittimismo è scocciante. Kassandra scoccia, ha scocciato e scoccerà. Sono tre puntate che va avanti al ritmo di un solo ritornello: “La testa era da un’altra parte”. Ma al terzo giro non inizi a sentirne la mancanza?
Lorenzo: voto 5
Il problema quest’anno è la trascurabilità. Una buona presentazione all’Invention, ma nient’altro per due intere puntate. Lorenzo, chi è? Lorenzo, c’è? Forse si sarebbe visto di più se nn fosse passato dagli studios. Insufficienza eccebombesca. Nessuna antipatia, ma un grande boh.
Marcus: voto 3
Invisibile. Che poi è il problema diagnosticato a questa stagione già nelle pagelle scorse. Ma che anche lui, il più promettente (perché svedese) scompaia completamente dovrebbe essere motivo di allarme.
Michela: voto 4
Incazzata e cazzuta. Dicono la cattiva del gruppo. Vuole fare la caposquadra in trasferta, ma non le danno un minimo di fiducia. E pensare che Michela è a ben vedere una figura esemplare per un gruppo pieno di aspirazioni ma con poca ispirazione. Tant’è che i blu perderanno. “Io ho ascoltato, ora stai un attimo zitto”. Una frase che aiuta gli altri a identificarla con il capro espiatorio. Un atteggiamento egomaniaco
Niccolò: voto 3
“La vita non ha senso”. Tu non hai senso. Inclinazione disfattista e disincantata per il più grande bluff di questa stagione. Finto strano che fa sempre un po’ genio e un po’ artista, tutto sregolatezza e introspezione.
Nicolò: voto 4
Asciutto e stitico il primo piatto. E come tutte le cose stitiche anche in esterna non esce.
Sara: voto 5
“Autostrada del sole”. Il miglior nome per il peggiore dei piatti.
Settimino: voto 6
Totale, abbondante, casareccio, pare un nonno che scongela i piatti pronti della nonna. Ma nasconde un gusto antico, un palato che ha goduto. E pure tanto. Purtroppo non si vedono all’orizzonte margini di evoluzione. Peccato.
Valeria: voto 6
È da 5 ma ha un gabbiano. E che non gliela dai la sufficienza? Purtroppo, non ha talento, ma ha il volto che buca lo schermo, la vedrei bene.
Bruno Barbieri: voto 8
Barbieri chiacchiera. Lo senti più degli altri. È quella punta di iperattività, lo sguardo ferino, la scioltezza da Pierino. Madonna, signoria mia, come tiene il palco.
Antonio Cannavacciuolo: voto 6
Si sta rivelando il più cattivo e serioso. Stavolta scherza meno e semina il panico con risposte brevi e caustiche. Niente di nuovo, ma neanche niente di noioso. Sufficienza
Giorgio Locatelli: voto 5
Più un conduttore che uno chef. Ingessato nel copione al punto da diventare, ahinoi, trascurabile.