Secondo Abbott Joseph Liebling, il titanico critico gastronomico del New Yorker, il suo maestro francese, Yves Mirande, commediografo e gran mangiatore di caviale, era morto quando lo obbligarono a cambiare dieta per ridurre i grassi. La causa? “La trappola fatale dell’astinenza”. Masterchef non ricorda in nulla la grande stagione dell’opulenza, poiché il diktat del risparmio, del minimalismo, della pulizia del piatto, della “lotta agli sprechi alimentari” rendono il programma una vetrina di mangioni che fingono di essere astinenti. Tuttavia, ogni volta che torna con una nuova edizione, la cui struttura narrativa è pressoché invariata da anni, torni a vederlo, apprezzandone la strana danza di cibi e insulti, che in parte esorcizza la serietà della vita e, in parte, di fa venir fame a mezzanotte. Bene così. Masterchef 13 riparte con la selezione dei venti concorrenti, che dopo una prima falciata verrà rifinita allo stress test dal “giudice ombra”, l’uomo dietro lo schermo, nuovo espediente di questa stagione, per ora segreto ma dalle movenze e il profilo che ai più sembrano riconoscibili: Iginio Massari (nonostante i movimenti da marionetta ricordano più Pippo Delbono, in arte Davide Scabin). Ogni anno che passa il livello si alza e i piatti assumono i tratti di un problema ingegneristico. Calcoli e misure, mentre l’emozione non viene più espressa in modo arbitrario ma secondo regole certe, da nouvelle cucine (ricordate le prime stagioni e i “mappazzoni”? Ecco, ce ne sono molti di meno). Il trionfo della tecnica, però, vale il gioco. Viva l’intelligenza del calcolo e l’inibizione geometrica dell’impiattamento. Si comincia.
Bruno Barbieri: voto 8,5
Primo concorrente, primo sguardo da “errementari”, il fabbro del diavolo. Man mano si scioglie, ma mantiene la sua intrattabilità. Mette in scena l’ambivalenza bolognese, tanto accogliente quanto capace di tenerti a distanza. Barbieri grande come una città.
Antonino Cannavacciuolo: voto 7
La massa e la nuova stella incattiviscono il giudice? Ha occhio – capisce da lontano che la concorrente italospagnola avrebbe dovuto rinunciare alla sua parte italica, un maiale stracotto con una salsa troppo acida, dando la priorità alla tortilla. Occhio lungo, tono squisitamente aggressivo su necessità. Nonostante la cadenza, tiene a bada la napoletanità che, nell’era mediatica dei Mare Fuori, avrebbe stancato. Resta il più simpatico.
Giorgio Locatelli: voto 7,5
Delicato e sinceramente curioso. Di fronte a un ragazzo bullizzato dallo chef del ristorante per cui lavorava, si scusa a nome dell’intera categoria. Elegante, ma il suo aplomb non è nulla di nuovo. Nota di merito, la battuta sull’outfit total pink di Barbieri che di fronte a una portata di carne suina si sente dire dal collega: “Sei vestito da maiale”. Comunque un nobile. Ma aspettiamo qualcosa di nuovo.
Fiorenza: voto 3
Due sì. Un pianto accorato che preoccupa Barbieri, quasi romagnolo probabilmente memore del grande diluvio della scorsa estate, ma arriva a ottenere il grembiule grigio (due sì). Piatto visivamente asciutto, con una salsa strisciata nel piatto e due tentacoli di un bel polpo rosa. Ma poteva inscatolarlo e portarlo a Maria De Filippi a C’è posta per te. Quest’anno vogliamo la violenza, non l’incontinenza.
Antonio: voto 5
Primo concorrente a ottenere il grembiule bianco, si evita lo stress test grazie a un maialino troppo rosa ma che convince tutti: “Studi molto?” chiede Barbieri? “Sì”. Game set. Sì, è lui che dà il là a Locatelli per l’associazione Bruno-maiale. Per la sufficienza aspettiamo che il maialino diventi meno rosa.
Settimino Di Fonzo: voto 6
Quota over platealmente insufficiente, ma come tale da rispettare. Due sì sono troppi, per fortuna Barbieri mantiene l’equilibrio cosmico di Sky Uno con un no netto.
Eleonora: voto 5
Da cameriera stressata a cuoca. Asparagi, agrumi e pasta all’uovo con baccalà. Vanno di moda le chiusure meno tradizionali, un po’ troppa salsa e pomodorini superflui. Immaginazione insufficiente (no, Eleonora, non sembrano vele nel mare, ma scogli in uno stagno artificiale). Ma il gusto sembra meritare. In più, dice, fa i versi. La livornese trapiantata a Firenze non ha la mano degli artisti ma una buona base. Dovrebbe andare a bottega da Barbieri, totem di tutti colori che vogliono imparare a tirare la pasta.
Anna: voto 8
Il romanticismo vince sempre. Un valzer con Giorgio Locatelli è il sogno proibito di tutte le candidate. Il suo “baccalà del monsignore” è tanto frugale quanto gustoso. Sarebbe ora di iniziare a chiamare la cucina casalinga “il classico”. E il classico vince sempre.
Kelly: voto 8
Gelataia a Venezia di origini scozzese. Presenta un dolce, “cranachan creativo”. L’accento fa parte del piatto, 8 a entrambi. Solo due sì, perché a Cannavacciulo manca la manualità.
Francesca: 5
Aspirante filosofa veronese accompagnata da un altro concorrente di cui parleremo tra poco, Nicolò. La storia d’amore nasce nell’attesa, dove non nasce un buon piatto. Gli gnocchi con le fragole sono un accostamento curioso che ricorda vagamente dei Knedle austro-ungarichi scomposti. Altra concorrente fregata, tuttavia, dal lime. Ora ve li buco questi agrumi. Unica concorrente non ammessa della pagella. Perché l’amore merita un posto. Due no.
Nicolò: voto 7
Il galantuomo che accompagna Francesca, sfortunatamente rimasta senza grembiule. La diade nella forza, basilico e menta, il pianto stimolato da un Locatelli più gentlemen di lui, grande ascoltatore. Tre sì, ottimo pacchero. L’impiattamento ingessato e il condimento papposo non ricordano molto lo stile di Cannavacciuolo, sua ispirazione; resta comunque il papabile, parola di Locatelli, nuovo masterchef. Nota di merito: i pomodori portati da casa.
Filippo: voto 9
Il mentalista non riesce a manipolare la mente dei tre chef, di acciaio. I suoi saltimbocca alla sarda sono comunque peggiori delle sue capacità come ipnotista, che mancano il paziente designato, Barbieri, e beccato Antonino impelagato in palle di cardinali e cappelli da preti.
Deborah: voto 8
Sciolta, sa stare sul palco. Arriva una lacrima per l’ansia da prestazione, ma il suo piatto di verdure è un calembour. Tanto raffinato da fare apparire le verdure della frutta. L’avversario di Nicolò.
Nonna Giuditta: voto 6
Quota over da due sì. Simpatica e macchina da abbuffate, indubbiamente. Ma difficile immaginarla correre in dispensa. Il prossimo arrivederci sarà un addio.
Sara: voto 5
Il suo sogno è un agriturismo. Un’altra pasta ripiena da tre sì. Ma passa in sordina. Per la sufficienza aspettiamo una pasta tirata più fina. Tre sì
Chu: voto 7
Viene dal Madagascar e porta un dolce. Papà Stefano è un eroe come ce ne sono tanti nel mondo. Gli dedica un dolce, mentre lui le ha dedicato la vita (di padre adottivo). Dolce convincente (per il pan di Spagna) , storia persino migliore. Tre sì.
Andrea: voto 6
Italocinese, anzi, sinomarchigiano. Sommelier dalla pelle e i capelli asiatici. Gyoza perfetti. Tre sì. Ma avremmo preferito la madre, la parte orientale del corredo genetico, che ringrazia il cielo.
Francesca: voto 4
Cozze gratinate con frisella d’orzo “mastercheffizzata”. C’è il gusto. Per Locatelli la gratinatura toglie la succosità alle cozze, con buona pace per le tante vigile italiche. Ma non basta a tenerla fuori dallo show. Due sì, con un mollusco e un tocco di pane secco. Merito del “croco” (lo zafferano pre tredicesimo secolo) e di poco altro. Ma ’sti cozze.
Cassandra: voto 3
Due sì. La metà del piatto buona, quella spagnola, gliel’ha insegnata la mamma. Allora perché non far gareggiare la madre? Il panico è l’odore di sterco nei campi mentre scampagni. Puoi sopportarlo, ma preferiresti evitarlo. Cassandra puoi sopportarla, ma…
Lorenzo: voto 4
Il risotto fa figo, meno la camicia a maniche corte. Il risotto richiede la camicia a maniche lunghe e tinta unita. Se l’occhio vuole la sua parte i vent’anni vogliono un cambio di look. Tre sì che convincono poco.
Alberto: voto 8,5
Petto d’anatra con una riduzione fatta con gli scarti dell’anatra e delle verdure. Piatto appetitoso, eleganza old style. Un piatto da locale a tema Grande Gatsby. Simpatia o antipatia non pervenute. Aspettiamo di vedere il personaggio, ma ci accontentiamo, per ora, del talento.
Stefano: voto 3
Parrucchiere che consiglia, malissimo, Barbieri e non comprendere la natura dell’acconciatura di Locatelli. Il suo piatto è peggiore del suo intuito. Un grembiule grigio superfluo, ma che farà mucchio per il prossimo round.
Valeria: voto 5
Valeria mette ansia. Campionesse del mondo di windsurf, con il volto scavato dal sale. Una coerenza poetica incredibile. Da avvocato pensava al mare e in un cassetto della scrivania teneva della sabbia per ricordarsi il suo vero amore, la sua patria del cuore. Avremo dato la sufficienza per la storia, ma la pasta all’uovo, così spessa, con due vongole, crea confusione. Nonostante questo conquista il grembiule bianco.
Veronica, Beatrice e Vanessa: voto 4
Superflue, per ora, ma simpatiche. Saranno le pedine dello stress test pronte a cadere.