Come in un romanzo distopico, l’umanità intera aveva smesso di gesticolare, unisono di automi crudelissimi, esecutori ligi del lip sync, neonata ideologia di una tale umanità formattata. Ecco immagino un incipit del genere, per un prossimo saggio. Titolo: ‘ndo annamo?. Carissimi, il lip sync mi mancava, la terminologia si aggiorna così bene da farmi commuovere per lo spavento e la sorpresa insieme. Ah quindi muovere le labbra, far finta di canticchiare, sulla voce di un altro, è una genialità. Un talento. Che diventa professione o un concorso di miss. Su TikTok. Ho cercato risposte a quesiti terrificanti: ma perché Yasmin Barbieri è una tiktoker molto seguita? O l’altra, Alessia Lanza, di cui vi scrivevo la settimana scorsa. Ma perché, perché, perché. Ho passato qualche minuto a formulare questo tipo di domande. La risposta è: lip sync. Non ho altro da aggiungere. Età media del tiktoker vincente: la preadolescenza. Yasmin ha 19 anni. Ma funziona bene già da almeno tre. Funziona, sì certo. Di lei potete ammirare il grazioso ombelico e il movimento labiale mentre ancheggia sulle note della solita voce da suk egiziano - è il genere che va moltissimo oggi - che alle ignoranti suggestionabili come me sembra un tuono di urla soppresse e primitive in un lamentoso mercato arabo o la litania di un muʾadhdhin sulla torre di un minareto.
Lo scoramento mi coglie di improvviso perché non so come aggiustare la vicenda, la forgia di una generazione che consuma il suo tempo - la stagione preferita dalle ribellioni e dagli slanci di purissimo sgomento o rabbia, quelle cose che aiutano a far camminare il mondo insomma - davanti allo schermo di un telefono, un computer, nella riproduzione deficiente (mancante) di qualsiasi giustificata poetica se non la coniugazione di una identità fragilissima, egolatra, un po’ imbambolata da se stessa. Creature minuscole, per estensione di vita se vogliamo, insignificanti, a prenderle a mucchio decori un davanzale, un terrazzo, un abbaino di graziosissimi addobbi, inutili, manchevoli. Se soltanto non si considerasse il fattore ics: sono esseri pensanti, carne e sangue. O sono minuscole creature, che a guardarle sembrano tutte figlie nostre, da tenere in casa una settimana ed essere per questo mandate al paese che sapete. “Ragazzine problematiche”, direbbe oggi una signorina Rottermeier qualsiasi. “Ma quando mai”, risponderebbe l’uomo della strada aggiornato dalla cretineria della cosiddetta “università della vita”. Queste fanno il mercato, le opinioni, la moda. A 19 anni? Embé? Viene dal Marocco, ha vissuto in Sardegna, oggi vive a Modena, scrivono i suoi biografi, che la appaiono a un certo tale ragazzino detto Il Rosso. Ah ecco. Che fanno questi tutto il giorno? Il lip sync. Ah allora. Poi Yasmin cresce. Non sarà sempre la deliziosa Lolita. Dovremmo riflettere ogni tanto sui destinatari della leziosità esposta con noncuranza. Non è noncuranza, se riflettiamo sui destinatari, su una forma deteriore di platea. Sui sentimenti e le pulsioni sottostanti. La chiosa moraleggiante è nauseante. Vi chiedo scusa, sfugge come una serpe dal seno. Una vipera. Una constatazione del peggiore paternalismo. Eppure eccolo il mondo che vedo, gaiamente orfano di nell’ordine: speranza e decoro, giardini edenici e gagliardissime rivoluzioni. In luogo di lipsyncer rimbambiti, a tratti, o del tutto.