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Se Potessi Dirti Addio, la fiction flop su Canale 5 con Garko è davvero così brutta? Spoiler: sì

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

4 aprile 2024

Se Potessi Dirti Addio, la fiction flop su Canale 5 con Garko è davvero così brutta? Spoiler: sì
Neanche il tempo di andare in onda e già chiusa in fretta e furia dopo la prima puntata, col finale spalmato in palinsesto settimanale per sbarazzarsene il prima possibile. Se Potessi Dirti Addio, la fiction in tre episodi che segna il ritorno del Gabriel Garko attore su Canale 5 è stata un flop assoluto. E se lo merita? Beh, purtroppo sì

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

Puoi togliere Gabriel Garko dalla Ares, ma non la Ares da Gabriel Garko. Se Potessi Dirti Addio, fiction in tre puntate con l'ex Bello delle Donne e Anna Safroncik è una fiction in tre puntate di cui Canale 5 ha deciso di liberarsi dopo il primo episodio, trasmesso lo scorso venerdì, causa ascolti insoddisfacenti. La soap è stata messa al tappeto dalla divina concorrenza di Rai 1 con la diretta della Via Crucis del Papa a farle masticare polvere (oltre un milione e mezzo di telespettatori in meno). E allora questa sera, giovedì 4 aprile, ne andrà in onda il secondo capitolo, mentre domani il glorioso finale, l'epitaffio del progetto che avrebbe dovuto, invece, ingombrare il palinsesto della rete per tre gloriose settimane. Il ritorno del Garko attore (?) su Canale 5, dunque, si tinge di dramma, non solo per i toni melò della soap in questione. Soltanto sfortuna o la fiction è davvero irricevibile? Abbiamo dragato l'abisso dei primi centoquarantun minuti di cotanto mappazzone per voi. E, insomma, ci è venuto da rimpiangere Terra Amara. Mamma li turchi! 

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Un post condiviso da Simona Izzo (@simonettaizzo)

Diretta dai coniugi Simona Izzo e Ricky Tognazzi, Se Potessi Dirti Addio, in fin dei conti, non si discosta dal classico drammone allungato d'aria fritta e sospiri che Mediaset propina al proprio vorace pubblico oramai da decenni in prime time. Però, ancora più dolorosamente in slo-mo. Gabriel Garko, udite udite, interpreta il ruolo del belloccio, stavolta senza nome: ci viene presentato come "Paziente 13", un marcantonio ricoverato in Psichiatria causa perdita di memoria dopo misterioso incidente. Ad assisterlo, la bella dottoressa Anna Safroncik, specializzata in "grandi traumi" e quasi primario della struttura ospedaliera. "Quasi" perché, alla vigilia del giorno della nomina, dopo aver salvato una ragazzina dal suicidio, le muore il marito architetto falciato da un pirata della strada. Lei, dunque, si ritrova con due figlie piccole e impertinenti sul groppone, mentre dedica la propria vita a trovare chi le ha fatto fuori la dolce metà. E, ogni tanto, lavora. Perché, essendo donna, è Wonder Woman, tutto può. 

Il rapporto tra cotanta neuropsichiatra, Elena Astolfi, e Paziente 13 è pieno di tensione, palesemente anche sessuale. Lui, indisponente e ambiguo, viene affidato alle cure di lei, dopo un anno di degenza perché Safroncik "è l'unica che lo può salvare". Infatti, si produce in colpi di genio incredibili. Come, per esempio, riportarlo per la prima volta nel luogo in cui è stato ritrovato in fin di vita, una spiaggetta sotto a un cavalcavia, per vedere se casomani gli sovvenga qualche cosa. Una mossa del giaguaro basilare assai che, però, in 365 giorni, non era mai venuta in mente a nessuno dei colleghi della dottoressa. Tutti con le lauree comprate al discount, immaginiamo. La buona notizia è che, tramite cotanta tecnica delle castagne, a Paziente 13 sovvengono ricordi sfocati. E, soprattutto, comincia a fare sogni bagnati sulla terapista. Memorabile, quello in cui il nostro esce dalle acque del mare desnudo, tipo Venere di Botticelli, ed estrae non si sa bene da dove, un paio di occhiali da vista per inforcarli e mettere a fuoco lei, Elena Astolfi, che lo attende a riva in candido prendisole. È chiaro, insomma, che prima o dopo pomiceranno. Con buona pace del fatto che lei lo sospetti responsabile della morte del marito architetto. Le figlie, comunque, approvano perché è bono quanto e più di un bonifico. Bene. 

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F

La trama va poi a impatanarsi sulla piaga dei giovani d'oggi che, questa volta, non stanno sempre attaccati agli smartphone ma, sbandati perché hanno i tatuaggi, organizzano nottetempo corse clandestine di macchine truccate, potenzialmente mortali. Era dai tempi di Tre Metri sopra al Cielo che non se ne sentiva parlare più. Insomma, la storia è telefonata assai fin dalla prima, tremula inquadratura, gli occhi del cuore strabuzzano sentimenti credibili poco e niente, il filone crime fa acqua da tutte le parti, la recitazione è quella che è: un gattile esploso. E, dopotutto, viene da dire peccato. 

Peccato perché dopo il coming out al Grande Fratello Vip e, in particolare, la fulgida partecipazione a Ballando con le Stelle 2023 dove Garko non ha vinto solo per una serie di infortuni che lo hanno progressivamente costretto al ritiro a un passo dalla finale, l'angelo Gabriel pareva essersi riabilitato agli occhi del pubblico. Con la fine del segreto di Pulcinella sulla propria sessualità e l'affrancamento dalla (fu) mefitica casa di produzione Ares (Il Peccato e la Vergogna, L'Onore e il Rispetto ecc), l'attore (?) avrebbe meritato un ritorno davanti alla macchina da preso meno imbarazzante. Però, non s'aiuta, va detto. Se già il progetto, sospettiamo fin dal copione, suonava valido quanto il Titanic che affonda, il nostro ha ripreso il vezzo "stilistico" di non scandire le parole, impicciandosi a ogni sillaba. Eppure, alla corte di Milly Carlucci, tra una rumba e un paso doble, era apparso in grado di sillabare, padrone dell'alfabeto del nostro bell'idioma. Una pia illusione, col senno di oggi. Garko teneva tanto a tornare a "recitare" - evidentemente non abbastanza da frequentare un corso di dizione, temeva che il coming out gli avrebbe ostacolato la carriera fictionistica. Ora, finalmente, è tornato. Solo per dimostrare, ancora una volta in più, che il principale ostacolo all'attività lavorativa che, sciaguratamente, s'è scelto, se lo ritrovi riflesso di fronte allo specchio ogni mattina. E no, con ogni evidenza, non può proprio dirgli addio. Bau. 

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