Vittorio Sgarbi sulle pagine de La Stampa, risponde alle critiche ricevute per aver organizzato la recente mostra sulla figura del pittore e intellettuale, ma purtroppo anche uomo, maschio e fascista, Julius Evola. E Sgarbi sulle mostre dei personaggi storici più spinosi aumenta la confusione, in primis con se stesso: nella risposta sul quotidiano torinese, elenca altre mostre dedicate all'arte dell'epoca fascista e che non subirono le medesime accuse come l'attuale del 2022. Egli elogia infatti la mostra del 2018 sulla storica figura di Margherita Sarfatti: "Al Mart, io non c'ero ancora, avrebbero dovuto evitare di dedicare una mostra a Margherita Sarfatti che scrisse una euforica biografia di Mussolini". Ma era amante del Duce, ricca ebrea cooptata dal potere del dittatore fascista o, come l'hanno raccontata con candido femwashing proprio in quella nota mostra del 2018, quasi un'icona dell'emancipazione femminile e femminista? L'onda più mainstream del pensiero unico e del conformismo da social network, sancì che era stata una sciura giudea e aristocratica, nonché biografa autografa di Mussolini, persino una produzione Rai con medesima nuova interpretazione "femwashed" di Margherita Sarfatti.
Però Vittorio Sgarbi non ricorda il proprio giudizio sul lavoro delle medesime tre curatrici, che proprio ora elogia su La Stampa, con tanto di nome e cognome come è dogma un po’ ruffiano all'interno delle istituzioni museali italiane: "Le curatrici.... (elenco nomi e cognomi)... avrebbero dovuto processarla, e invece si sono limitate a studiare l'influenza della Sarfatti sull'arte e gli artisti del suo tempo" ha dichiarato con tono orgoglioso sulle pagine culturali del quotidiano di origine piemontese. Ma sfogliando sul web il giornale di un'altra regione si scopre che le stesse tre curatrici venivano pubblicamente cazziate e proprio da Vittorio Sgarbi, appena 3 anni fa: nel 2019, quando il più dannunziano dei senatori d'Italia aveva messo piede sulla poltrona della presidenza del museo Mart di Trento e Rovereto. Lo ricorda per sempre e a tutti i lettori più distratti, proprio il Giornale del Trentino dell'epoca: "Chi conosce Margherita Sarfatti? Pochi, pochissimi, se avessimo titolato quella mostra "Arte e fascismo" avremmo fatto molti visitatori in più". La confusione aumenta: delle due, l'una. Solo che l'unica certezza è che darsi troppe arie, sulle pagine dei giornali e in uno spazio chiuso come un museo, appesta l'aria e non solo quella.