Da Torino si è alzato il sipario sull'Eurovision Song Contest, che torna in Italia a 31 anni dall'ultima edizione. L'evento, pompato a destra e a manca, visto il fior fiore di soldi spesi per palco e scenografia (ma non per i volontari e dipendenti, chiaro), è annualmente atteso con trepidazione da migliaia e migliaia di appassionati, stavolta pure italiani. Insomma, non ce lo siamo mai filati di striscio, e adesso ci scopriamo ansiosi davanti alla tv accesa, con la facile lacrimuccia in tasca, perché lo organizzano dalle nostre parti. Come siamo sentimentali! E allora via, che si aprano pure le danze sulla prima semifinale (sono tre serate, argh!).
Da subito lo show risulta però poco italiano, stile Sanremo accelerato, e alle 23 abbiamo già levato le tende, dopo le esibizione di tutti i concorrenti e allegato di ospitate. Ma sono le regole dell'EBU, e neanche il buon Amedeo della Rai (Amadeus) avrebbe potuto fare altro. E cominciamo pure con le dolenti note, alias i tre presentatori ufficiali, Mika (il migliore del terzetto), Pausini (vestita da evidenziatore fucsia) e Cattelan (un po' ingessato nel suo completo blu). Rigidi e forzati più che impeccabili, senza, insomma, sarebbe stato uguale. Fino alla fine, quando arriva il colpo di grazia, ed esce fuori tutta la Romagna della Laura, che nell'elencare i Paesi passati di turno in finale (dieci su diciasette) si fa sfuggire un sonoro "porca vacca" in eurovisione live. E ci piace. Anche per l'omaggio, da lei fortemente voluto, ma poi ridicolo, alla Carrà nazionale (grande supporter dell'eurofestival). Che non passa nemmeno sullo schermo con una mezza foto risicata. Insomma, "Fiesta" il cavolo!
E siamo pure così fieramente patriottici, che a differenza degli altri anni, negli stacchi tra un cantante e l'altro le cartoline delle location da sponsorizzare le mostriamo solo dall'Italia, e mica da tutta l'Europa. Perché siamo il Paese più bello del mondo, e anche Macron, oui, ci deve stare. Voleva la squalifica dei Måneskin lo scorso anno? E noi gli serviamo il companatico. Ma il livello medio-basso d'inglese degli italiani ci salva perlomeno dalla noia della gara, e dal sole accecato sul palco (stendiamo un velo pietoso sulla sua sorte ingrata) perché costringe l'ammiraglia a rispolverare i commentatori in lingua madre, propinandoci un altro terzetto "meraviglioso". L'orpello Carolina Di Domenico, e la coppietta dello scorso anno, che ha tanto portato fortuna alla band romana, alias Gabriele Corsi e l'irriverente Malgy. E aggiungerei, meno male che c'è Cristiano Malgioglio. È lui la vera star. Coi suoi imprevedibili commenti senza filtri, ci terrà svegli fino alla finale. Con una perla iniziale che regala già nei primi minuti. Vestito e truccato in maniera improponibile (tra strass e lustrini), commenta sulla prima cantante in gara (l'albanese singer), che in body striminzito mostra il corpo prosperoso come una Beyoncé de noialtri: "Denunciate il suo stilista!". Inappuntabile. E anche attaccabile di inclusività e altre simili amenità. Ma con questo politically correct ci avete un po' stufato! Il pensiero (per fortuna) non sfiora di certo il buon cantante, che per tutta la serata continua a sparare commenti dissacranti e piccanti. A partire da: "Ma i lupi mangiano le banane? Allora non solo Malgioglio mangia le banane". E giudizi schietti sui gareggianti: "In Moldavia un viaggio me lo farei, ma se suonano questa musica, alla prima fermata scendo!". Elencando, tra le altre cose, le decine (forse di più?) di fidanzati sparsi per il mondo: "Ho avuto un fidanzato anche in Croazia". Miscelato a "sono un infedele per natura". E lanciando pure l'amo oltre le Alpi: "In Islanda ci sono gli uomini più belli del mondo". Insomma l'autore di tanti brani per i big italiani affonda compiaciuto e con nonchalance, tra aneddoti personali e per questo spassosissimi. E va pure in brodo di giuggiole per il cantante inglese Sam Ryder (già in finale).
Ma alla fine, stringi stringi, musicalmente parlando le azzecca proprio tutte, tanto che alla fine chiede a Corsi: "Ci capisco o no di musica?". Perché potrà pure fingersi macchietta, ma sicuramente è un autentico esperto.
E andiamo pure di volata ai brani in concorso, se proprio dobbiamo. Che almeno con i commenti sopra le righe dell'opinionista d'eccezione, ci siamo dimenticati fino all'ultimo istante. Livello musicale precipitoso verso gli abissi e oltre, canzoni sinceramente trascurabili. Per fortuna sul finire appare Diodato, e "fa rumore" sul palco del PalaOlimpico, intascandosi ad honorem una vittoria che avremmo già bissato nel 2020, se il Covid non ci avesse fregato. Per chiudere sulle canzoni, se già prima non proiettavo per merito l'Ucraina sul podio finale, dopo la prima serata ancora meno. La tanto favorita "Stefania" dei Kalush è alquanto insignificante.
Ma tornando al protagonista indiscusso della serata: giù le mani dalla regina Malgy, altro che visione con audio originale. Dio ce ne scampi, almeno con lui ci divertiamo. È l'unico che ha dato ritmo a una semifinale di una pallosità mortale. Anzi, perché non c'è lui sul palco principale? Petizione immediata alla Rai!