Un sold out vero, sentito, capace di unire Italia e Albania in modo insolito ma estremamente positivo. Non a caso, Alban Skënderaj è il primo artista albanese ad aver raggiunto un traguardo simile nel nostro paese: lo si capisce subito, appena si entra al Forum, tra entusiasmo, orgoglio e merito palpabile nell’aria. Icona della musica pop albanese, mercoledì 14 maggio ha letteralmente paralizzato Milano – o meglio, Assago – con il suo “tutto esaurito”. Alban è nato nel 1982 a Lushnjë, è cresciuto a Valona, ma ha formato la sua identità musicale a Pistoia, dove ha vissuto dieci anni. Nel 2004 ha vinto il prestigioso Top Fest in Albania con la canzone Vetëm ty, diventata un classico dell’amore in lingua albanese. Da lì in poi, la sua carriera ha preso il volo: oltre 150 brani pubblicati, milioni di follower sui social, concerti in tutto il mondo, e un riconoscimento importante come ambasciatore Unicef per l’Albania. Nel 2024 ha celebrato i suoi vent’anni di carriera con il concerto MOTIV allo stadio Air Albania di Tirana, registrando il primo sold out in uno stadio per un artista albanese. Un successo replicato in Italia con un’unica, memorabile data prodotta da Vivo Concerti in collaborazione con Infinity Management e World Music. Il Forum esplode. E l’asticella è già altissima.

Dopo venti minuti di concerto, la prima parola pronunciata in italiano è “Milano”. Meno male, perché fino a quel momento avevo fatto fatica a seguire: tra me, lo staff e pochi altri, di italiani ce n’erano ben pochi. Ma va bene così. Niente inglese, niente filtri: solo pubblico albanese e lui, che va dritto al cuore. Alban è super pop – ma di qualità altissima. Orchestra impeccabile, suono pulito, arrangiamenti curati. Ho colto poche parole, ma forse è stato un bene: mi sono concentrata di più sulla musica, e su un pubblico che merita un plauso a parte. Sì, voglio dirlo forte: quanto sono educati i fan albanesi? E non parlo di due o tre. Parlo di tutti. Composti, rispettosi, coinvolti ma mai invadenti. Nessuno spintone, nessuna scenata, solo vibrazioni belle e tanta, tantissima partecipazione. Mi sono quasi sentita in colpa ad avere un posto così privilegiato, in mezzo a un’acustica perfetta e a un’energia così autentica. Poche mani alzate a coprire la visuale, telefoni usati con educazione e rispetto. Tantissimi bambini, famiglie, coppie. Sul maxischermo scorrono baci durante l’attesa. Un’atmosfera così pulita che quasi stento a crederci, soprattutto pensando ad altri live in cui ho visto più cellulari che volti (vero, Tokio Hotel?).

Alban coinvolge con eleganza e carisma, alternando con naturalezza brani melodici a incursioni rap più crude e ritmate. Non ci sono dubbi: è bravo, davvero bravo. E da oggi ha una fan in più: io. Unico neo? Nessuna parola in italiano (nonostante la sua formazione pistoiese) e nemmeno in inglese. Quindi, se non sei albanese… be’, buona fortuna. Mi sono sentita un po’ clandestina culturale, come se il cartello fuori dicesse: “Tu qui non puoi entrare”. Ma io c’ero. Per puro asilo musicale. A parte questo, dopo una decina di brani, arriva il momento “Unicef”, con La storia di Luana. Finalmente, un po’ di italiano: il pubblico canta “sei bellissimo”, lui risponde “Beh, non ne sono così sicuro”. Tenerissimo. Poi, sullo schermo, scorrono le immagini della piccola Luana che duetta con Ed Sheeran su I Found Love. Alban scende dal palco, la abbraccia, lei gli regala un disegno: una chitarra. E subito dopo, lui canta Njëherë në jetë (che significa “una volta nella vita”), in acustico. Un piccolo cortocircuito emotivo tra chitarre, dolcezza e tenerezza. E siamo solo a metà serata. Alcuni brani ricordano Alvaro Soler, tra ritmi latini e movimenti da El mismo sol. Le sedie tremano, il pavimento pure. Poi esplodono in aria palloni colorati, rimbalzano tra il pubblico per oltre un’ora. Festa vera. Curiosa la scelta di far esibire gli ospiti nel mezzo del concerto, anziché in apertura: una trovata furba e intelligente, che garantisce attenzione e calore. Capital T è esplosivo. E tra gli ospiti c’è anche Ledri Vula. Poi, momento romantico: sul palco sale Miriam Cani, compagna di Alban. Duettano, parlano di nuovi progetti, dell’Unicef. A tratti sembra francese, a tratti spagnolo – capisco poco, ma apprezzo tanto. Lei è bravissima.

Arriva anche il momento “proposta di matrimonio” per alcune coppie del pubblico. Maxi schermo, canzone dedica, foto, abbracci. Emozione vera. E intanto, io penso al mio parcheggio: 15 euro per un posto inesistente. Alla mia domanda: “Non è che me la porta via il carroattrezzi?”, il parcheggiatore ha risposto: “Tranquilla, qui non vengono nemmeno volendo. Abbiamo una Smart bloccata da giorni e nessuno se la riprende”. Giuro, ho dei testimoni. A parte le disgrazie italiche, verso la fine, spazio alla celebrazione del percorso artistico: premi, traguardi, riconoscimenti. Ma niente toni pomposi: è tutto misurato, concreto, intenso. L’orchestra si prende la scena con un momento epico, quasi da colonna sonora. E poi il gran finale: coriandoli, fiamme, e il Forum che esplode di gioia. Che dire? Esperienza splendida. L’unico consiglio? Inserire qualche parola in italiano o inglese, giusto per aiutare chi non parla albanese a seguire il cuore del concerto. Ma Alban è adorabile, umile, generoso. Si è esibito al massimo, con il cuore. E ora, aspetto un tuo singolo in italiano.
