Se ne saranno accorti solo gli addetti ai lavori e pochi altri, eppure ieri sera su Nove ha esordito il nuovo programma di Amadeus (ottimo nella conduzione, da 8 pieno): Like a Star. Senza la promozione martellante che ci si aspetterebbe: con la rituale copertina su Sorrisi Tv e Canzoni, ma senza uno spazietto da Fazio, nemmeno una storia Instagram per spiegarci come trovare il canale nove sul telecomando. A meno che non si consideri promozione il ruolo di giurato di Amici, su canale cinque. In compenso, mentre la promozione di Nove scarseggiava, la controprogrammazione faceva faville: la finale di Coppa Italia, Lolita Lobosco (che si, anche in replica è una macchina macina-ascolti), il match Musetti-Alcaraz, Chi L'Ha Visto col caso Garlasco fresco di aggiornamenti e forse pure le cavallette. Ma collocazione disgraziata a parte, com'è questo ennesimo talent show televisivo? Like a Star si potrebbe riassumere così: un talent di imitatori che, nonostante il momento trasformazione nel tunnel, da lì non escono Tali e Quali. Perché l'assunto di fondo è totalmente diverso: l'idea di base infatti, è che chi ama un artista in maniera viscerale, a un certo punto finisce per vestirne i panni, quasi a fondere la propria anima con la sua. Perciò più che di imitazioni, qui si potrebbe parlare di impersonificazioni: benvenuto trucco e parrucco, nessuna maschera cui ricorrere. Il format originale si chiama Starstruck e prevede una giuria, nello specifico composta da Elio, Serena Brancale e Rosa Chemical. Giuria che c'è e si vede, ma non serve: perché a Like a Star i concorrenti cantano sul serio, sono obiettivamente bravi, perciò i tre giurati ricoprono più un ruolo ornamentale che altro. Però va precisato che Elio si è mostrato, ancora una volta, super sul pezzo, conosce il ruole di giudice e sa padroneggiarlo e per questo gli diamo un 7. Mentre Brancale e Chemical sembra che facciano il minimo indispensabile, ma in questo programma va bene così. Rispettivamente: 6 e 5. C'erano semplicemente delle sedie da occupare, sennò la scenografia rimaneva vuota: dopodiché, dato che i complimenti non innescano dinamiche, non rimane che ascoltare. Colpa dei concorrenti che sono tutt'altro che dilettanti, il compito dei giudici si riduce nello scegliere quale squadra far vincere e, di volta in volta, decidere quale sia il concorrente migliore. Inoltre, ognuno di loro ha la possibilità di ripescare un concorrente da mandare in finale. Alla fine delle otto puntate previste dunque, si sfideranno in dieci: i sette vincitori delle serate precedenti, più i ripescati. I concorrenti sono divisi in team di tre persone, tutte accomunate dalla passione per un artista. Si tratta di persone che si sono nutrite di musica, che l'hanno sognata e agognata; talvolta per una vita intera. Dopo le clip singole di presentazione, i tre entrano nel tunnel magico e lì avviene la trasformazione per la performance dal vivo. A questo punto, i tre escono in scena tutti insieme, con tanto di falcata a favor di telecamera, e attaccano con l'esibizione su uno dei brani più famosi dell'artista in questione. E siccome ci sono brani molto popolari, Like a Star si porta a casa anche il momento karaoke degli spettatori.
In ogni puntata si sfidano sei team; alla fine, all'interno della stessa squadra, si decide chi è il migliore. Nella prima puntata ad esempio, abbiamo avuto il Team Mina, Max Pezzali, Lady Gaga, Cesare Cremonini, Elton John e Annalisa. A vincere invece è stato Adolfo del Team Mina, voce pazzesca che sembra davvero rubata a Mina. Da dieci pieno. I discografici gli ridevano dietro, finalmente ha avuto il suo riscatto. Se dovesse vincere l'edizione, al riscatto personale si aggiungeranno la bellezza di 50mila euro. Accerchiato da anni e anni di format dello stesso genere, Like a Star risente spesso di un effetto del “già visto”: la differenza la possono fare proprio le storie delle persone, come insegna Antonella Clerici a The Voice Senior. Un format di cui si sentiva il bisogno? Decisamente no, tuttavia il mestiere di Amadeus è una garanzia e il programma può trovare il suo pubblico. Poi qua prima di criticarlo vogliamo pensarci due volte: qua non vogliamo mica fare la fine di Elio, uno che si presenta in veste di giudice e racconta che, quando ascoltò Con Un Deca, pensò che questi 883 non sarebbero andati da nessuna parte.
