Un altro desiderio di evadere nel cinema di Andrea Arnold (Oscar a miglior cortometraggio nel 2005 per Wasp). Scappare tra la natura dalla gente, immergendosi nelle emozioni nuove di una ragazzina appena sbocciata in un mondo in fiamme. Suo padre Bug (Berry Kheogan) fa soltanto casini. Figli da giovanissimi, matrimoni con donne che a malapena conosce, patrigni violenti. E lei, Bailey (Nykiya Adams), che ha solo dodici anni, di tutto questo chiaramente non vuole sapere niente. E si rifugia tra i prati del Kent, nelle parole dello strano Bird (Franz Rogowski), un tipo che vive sui tetti delle case alla ricerca di suo padre. Una fiaba dura e silenziosa quella di Andrea Arnold in cui torna chiaramente l’infanzia, la prima adolescenza, quell’età di mezzo, quell’ossessione della regista di capire perché le persone diventano ciò che sono (che ci conduce a Truffaut e Rohrwacher). Perché la domanda che scorre, scena dopo scena, è solo una. Chi sarà Bailey domani?


Bird è solo un altro film nel cinema della sua autrice che cerca sua madre, una casa, presenze stabili, figure che rassicurano e accolgono, soprattutto quando tutto il resto del mondo è uno strapiombo. Bisogna andare in sala e sceglierlo, Bird, perché è un film bellissimo sulle persone che vogliono cambiare tutto ancor prima di capire cosa, che sognano di volare via, liberi, come uccelli.
Volano gli uccelli volano
Nello spazio tra le nuvole
Con le regole assegnate
A questa parte di universo
Al nostro sistema solare
(Gli Uccelli, Battiato)
