Se il Palasport a Roma, dove si è esibito la settimana scorsa, è stato un traguardo più sentimentale che professionale per Tony Effe, che lì ci è nato e cresciuto, il Forum di Assago è un tassello qualificante per un performer che si consideri di successo. Sabato 12 ottobre è stato il suo momento, dopo un anno di esposizione massima e riconoscimenti discografici, Tony ha dimostrato che fa sul serio, alla faccia di tutti quelli che si domandano se ci è o se ci fa, perché non hanno ancora capito che la differenza non esiste. Il concerto è il classico spettacolo che tutti i trapper portano avanti, niente strumenti e grandi ledwall come scenografia, su cui si proiettano video dei vecchi singoli o del backstage. La scena la fa tutta Tony, non tanto con gli abiti, ma soprattutto col suo corpo statuario su cui batte la pesante gioielleria fatta su commissione, un elemento essenziale per un rapper, a tal punto da rendere accessorio il vestiario. Il vantaggio del Forum di Assago è quello di poter richiamare all’appello una quantità di ospiti, di cui in nessun’altra arena è possibile disporre con la stessa facilità, così si susseguono Guè, Rose Villain, Lazza e Capo Plaza, Tedua e Bresh, Sfera Ebbasta, Ghali, Grido, Fred de Palma, Icy Subzero e ovviamente gli immancabili membri della Dark Polo Gang. Side Baby, Pyrex, Sick Luke e Wayne salgono sul palco in momenti alterni per affiancare Tony, che del gruppo è quello che ne ha ereditato l’immagine e la leadership, senza mai dimenticarsi di ringraziarli per aver cominciato insieme. Onnipresente, sia a Roma che a Milano nel backstage, anche Giulia De Lellis. La storia è tra i due è ormai ufficiale? A parte il gossip, quando attacca “Colpevole” entrano due gruppi contrapposti che si schierano ai lati di Tony, l’uno puntandogli le pistole contro, l’altro sbandierando bandiere di morte col volto celato dal passamontagna, mentre sullo sfondo passano le foto di alcune persone col volto censurato, perché attualmente detenuti. In questo quadro che si anima mentre Tony intona “Innocente o colpevole?”, trova spazio così anche la denuncia sociale, mettendo in discussione il ruolo rieducativo della prigione e la responsabilità individuale dei giovani criminali.
Tony ormai ha 33 anni e per i ragazzini che nel 2016 lo ascoltavano con venerazione è ormai un modello, di cui si prende il carico, tanto che dispensando al pubblico delle bottigliette d’acqua esorta a dividersele, “come Gesù Cristo con il pane” dice. Questo non è l’unico riferimento alla cristianità che durante l’esibizione viene fuori, nel video promozionale di “Icon” c’erano le immagini del suo battesimo e poi quando Side Baby, per un eccesso di nonchalance, si lascia andare a una bestemmia, lui ferma tutto per farlo scusare. Le scuse, però, sono prima per Dio che per il pubblico, “Chiedi scusa a Dio” dice a Side, che dopo un momento di titubanza sulla veridicità della richiesta, esegue. È da questo episodio che bisogna leggere la forza di Tony Effe, da cui ha origine la sua indiscussa iconicità, che nasce dal credere come intenzione e non come fiducia in un obiettivo visualizzato, ma proprio come dogma. Se fossero vere tutte le barre di Tony, probabilmente avrebbe la polizia in casa un giorno sì e uno no, eppure al di là che siano vere o meno, l’ascoltatore ci crede perché per Tony sono vere quando le dice e lo stesso vale per tutte le cose che gli escono di bocca.
Se con la parola arriva in alto, col corpo rimane ancorato a terra e quando si rivolge alla folla è sempre in modo personale, scegliendo un destinatario particolare, chi ha un cartellone vistoso o una bella maglietta, che vorrebbe avere e che poi effettivamente riceve in dono dall’interessato. Sull’ultimo pezzo, circondato da un gruppo di sosia in canottiera bianca e occhiali neri, Tony si sveste lanciando al pubblico ogni pezzo del suo abbigliamento, che verrà custodito come delle reliquie da chi riesce ad accaparrarsene uno (una ragazza di Roma ha addirittura incorniciato il suo calzino). Con questo gesto Tony si vuole liberare di un’idolatria che riconosce come eccessiva, cercando allo stesso tempo di alimentarla e distruggerla, pur godendosene i frutti, come lo sponsor di quei vestiti - ben presente anche sugli slip che gli rimangono addosso - che probabilmente per lanciarli l’avrà pagato profumatamente.