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Siamo stati al Mish Mash Festival al Castello di Milazzo, ma com’è andata? Tra la classe di Joan Thiele, “il ritorno a casa” di Giorgio Poi, la sorpresa di Frah Quintale sul palco e…

  • di Alessio Simone Iannello Alessio Simone Iannello

  • Foto di: Daniela Damani

16 agosto 2025

Siamo stati al Mish Mash Festival al Castello di Milazzo, ma com’è andata? Tra la classe di Joan Thiele, “il ritorno a casa” di Giorgio Poi, la sorpresa di Frah Quintale sul palco e…
Mish Mash Festival. Musica indie, il mare d’agosto, la Sicilia d’estate. Cosa si può desiderare di più? Al Castello di Milazzo abbiamo ascoltato Joan Thiele, Marco Castello, Giorgio Poi, Ok Giorgio, ed è stata una di quelle sere rare, capaci di farci sentire davvero vivi (e adesso ve la raccontiamo)

Foto di: Daniela Damani

di Alessio Simone Iannello Alessio Simone Iannello

Arrivare al Castello di Milazzo nei giorni del Mish Mash Festival è un po’ come varcare la soglia di un luogo sospeso: non si entra solo in un’area concerti, ma in un universo in cui la musica si intreccia con la storia, le mura medievali e il mare che circonda tutto. Quest’anno, alla sua nona edizione, il Mish Mash ha confermato di essere molto più di un semplice evento estivo: è una di quelle poche occasioni in cui la Sicilia più periferica riesce a ospitare artisti di rilievo, nazionali e internazionali, e allo stesso tempo restare legata al territorio. Chi vive da queste parti lo sa bene: il Mish Mash è diventato una piccola istituzione. È il festival che, quando ancora era poco più di un sogno ambizioso, portò Calcutta al Castello durante il suo primo tour, e che qualche anno dopo fece salire sul palco Carl Brave e Franco126 ancora come duo. Negli anni, è cresciuto senza perdere quell’anima “artigianale” che lo rende così riconoscibile: organizzato con passione, capace di mescolare artisti locali con nomi di peso, e di trasformare ogni edizione in un momento unico. L’edizione 2025 ha presentato una line-up di spessore: Marco Castello, Giorgio Poi, Joan Thiele e Ok Giorgio. L’unica nota amara è stata l’assenza, annunciata all’ultimo, del collettivo Dov’è Liana. Un’assenza che si è fatta sentire tra i fan, ma che non ha intaccato l’energia generale del festival.

Joan Thiele al Mish Mash Festival daniela damani
Joan Thiele al Mish Mash Festival Daniela Damani

La prima serata, già sold out in prevendita, è stata un’esplosione grazie a Marco Castello, che ha portato sul palco un’energia travolgente, fatta di groove, ironia e suoni che profumano di Mediterraneo. La sua musica sembra uscire direttamente dall’aria salmastra di Milazzo: allegra, sfaccettata, capace di far ballare ma anche di far sorridere a metà, come in quelle sere d’estate in cui si sa che si sta vivendo qualcosa di speciale. Joan Thiele ha portato classe e solidità, con un live elegante e denso di sfumature. La sua voce, che sa essere allo stesso tempo morbida e incisiva, ha trovato spazio tra brani dal respiro internazionale e momenti più intimi. Poi è arrivata la sorpresa: Frah Quintale è salito sul palco per unirsi a lei in Occhi da gangster. Un momento da fotografare non tanto con lo smartphone, quanto con la memoria emotiva: due artisti affiatati, una complicità evidente, il pubblico in delirio. Giorgio Poi, invece, è stato un ritorno a casa. Uno dei protagonisti delle prime edizioni del Mish, ha portato con sé quella sua malinconia solare, fatta di canzoni che si muovono tra pop raffinato e piccoli racconti generazionali. Vederlo suonare al Castello, dopo anni, ha avuto il sapore di un cerchio che si chiude: non solo un live, ma un dialogo con un luogo e con un pubblico che lo ha visto crescere artisticamente. La chiusura è stata affidata a Ok Giorgio, che ha trasformato la serata in una festa collettiva. Luci, ritmo, gente che ballava abbracciata o con le mani al cielo: una di quelle atmosfere in cui il confine tra palco e platea si dissolve, e si ha la sensazione di far parte di un’unica, grande comunità temporanea.

Giorgio Poi al Mish Mash Festival daniela damani
Giorgio Poi al Mish Mash Festival Daniela Damani

Ma il Mish Mash non vive solo di musica. Passeggiando tra un palco e l’altro, ci si imbatte in installazioni artistiche che rendono ancora più suggestivo il contesto del Castello, e in un’area dedicata all’abbigliamento vintage, curata dal “Prima o Poi Vintage” una ormai solida realtà locale. Non è un dettaglio marginale: qui si trovano pezzi unici a prezzi accessibili, ed è facile uscire con un capo che diventerà parte dei ricordi materiali di questa edizione, proprio come un vinile comprato dopo un concerto. Il Castello di Milazzo è già di per sé un luogo che vale il viaggio: mura millenarie che si affacciano su panorami mozzafiato, un mix di pietra e vento che racconta storie antiche. Farlo vivere attraverso un festival come il Mish Mash significa amplificarne la magia. Le note si arrampicano sulle torri, il suono rimbalza tra i cortili e le luci artificiali dialogano con le stelle sopra lo Stretto. È un’esperienza che colpisce tutti i sensi: l’orecchio, per la qualità della musica; gli occhi, per la bellezza del contesto; il palato, per la cucina locale che si trova sparsa tra i vari stand. In un’estate in cui i festival tendono a somigliarsi tutti un po’ troppo, il Mish Mash riesce ancora a distinguersi. Lo fa con un’identità forte, con la capacità di sorprendere e con la volontà di dare spazio sia ai grandi nomi sia agli artisti emergenti. Anche quest’anno, chi ha avuto la fortuna di esserci non ha assistito semplicemente a un concerto, ma ha vissuto un’esperienza. E forse è proprio questo il segreto del Mish Mash: non si limita a portare musica in un luogo suggestivo, ma crea un legame tra quel luogo, la musica e le persone che lo abitano, anche solo per qualche ora. Un legame che dura ben oltre la fine dell’ultima canzone, quando le luci si spengono e resta solo il rumore del mare, lì sotto, a ricordarti che sei in Sicilia, e che certe sere d’agosto non si dimenticano mai.

Frah Quintale al Mish Mash festival
Fra Quintale al Mish Mash festival Daniela Damani
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