Ferragosto caliente. Qualche singolo in meno del solito, ma un po’ di polpa c’è. Sul tavolo quasi tutte proposte femminili, ad eccezione dei Maroon 5. Sul tavolo anche i vari volti di un girl power di cui talvolta sarebbe necessario dibattere. La sede non è certo questa, è chiaro. Qui si parla di singoli, canzoni che devono innanzitutto provare a “spaccare” sgomitando. Clara, da questo punto di vista, sposa una strategia intrigante, uscendo (per ora) solo sulle radio. In “Uragani” c’è tutta la sua voglia di libertà (vuole volare, dice). Le Girls Aloud, invece, con un brano di vent’anni fa circa a cui è stato rifatto il trucco, oggi suonano quasi “tenere”, un po’ casalinghe disperate. E pensare che il “girl power” di cui parliamo fu proprio rilanciato, con contagiosa esuberanza e simpatica fierezza, da quelle Spice Girls alle quali le cinque Girls Aloud sono evidentemente debitrici. Ma c’è anche altro, eh. I Maroon 5, ad esempio, sempre più calati nel loro ruolo naturale…
CLARA, Uragani
Fresca di polemiche – 46mila euro per quattro canzoni alla festa di Tortoreto –, Clara torna con “Uragani” dopo “Scelte stupide”, il mezzo tormentone condiviso con Fedez. E lo fa con una scelta di marketing bizzarra ma strategicamente interessante. A rischio, ma interessante. Perché “Uragani” oggi esce solo sulle radio, prima che sulle piattaforme streaming. Scelta vecchia che appare nuova, perché di questi tempi, di solito, non funziona affatto così. Dunque di cosa parliamo? Di un pezzo pop come altri mille. Autotune a palla per un brano che oscilla tra il “sono una fo**uta sex-bomb, ricordatelo” e l’emancipato. Clara gioca la carta ormai sfruttatissima del “girl power ai tempi di Only Fans”, ossia una proposta sia libertaria che piccante in cui lei – non fosse abbastanza chiaro al plotone sbavante che si trova dinnanzi – afferma che (tu) “impazzirai, non sono come tu mi vuoi/Pretendi ancora gli occhi miei/Perché tu non riesci a stare senza”. Ah, lei sulla maglietta ha scritto “bastarda” (così recita il pezzo, eh!) e ha voglia di cambiare vita. Giusto per completezza.
MAROON 5 feat. LIL WAYNE, Love is like
Più la carriera di Adam Levine segue una traiettoria assolutamente logica e segnata (pop calibrato al millimetro che incontra, sapientemente e scaltramente, ogni flavour urban in circolazione), più mi torna in mente quell’incauta recensione che uscì, ormai un secolo fa, su “Musica” di Repubblica. Riguardo a “Songs about Jane” (anno 2002, l’esordio della band), l’incauto recensore trovava, complici qualche chitarra elettrica e un pizzico di pathos, una sintonia artistica con i R.E.M. Sì, avete letto bene: i R.E.M. Ovviamente i Maroon 5 non c’entravano un tubo con il gruppo di Michael Stipe e oggi, con il nuovo pezzo “Love is like” insieme a Lil Wayne (medesimo titolo anche per l’album numero sette, in uscita in questi giorni), confermano la bontà di una (lunga) parabola commerciale a tratti prevedibile e a tratti avvincente. Qui, con cautela, siamo nel reame dell’avvincente. Prezioso il rap di Wayne, prezioso l’ambiente sonoro retro (siamo a inizio millennio, i beat sono ancora abbastanza fat), abbastanza contagiosa l’atmosfera da “summer jam”.
GIRLS ALOUD, Singapore (definitive version)
Si parlava qualche riga sopra di nuovo girl power. Ebbene, ecco qui le zie malandrine di tutte quelle cantanti che oggi si presentano solo con il proprio nome di battesimo, vade retro il borghesissimo cognome. Ecco le Girls Aloud, che rilasciano la versione definitiva di “Singapore”, pezzo che si porta una ventina d’anni sulla gobba. Una versione che ripulisce l’originale senza stravolgerne ovviamente la melodia. La melodia, appunto. “Singapore” tradisce il suo anno di nascita (2006) perché è pop bianco come il latte che non flirta con alcuna suggestione urban. Altri tempi. De-trapizzati. Tempi migliori? Boh, mica può essere “Singapore” un attendibile metro di giudizio. Tempi già andati, questo sì, che le cinque inglesi riportano simpaticamente in auge. Tempi in cui lei guardava la “daytime tv” sperando che anche lui fosse lì. E invece se ne andava a Singapore. Per spassarsela o per lavoro? Un mistero irrisolto con cui convivere serenamente.
THE CHAINSMOKERS feat. ANNA SOFIA, Helium
Una puntura, questo nuovo pezzo dei Chainsmokers. Due minuti e venti secondi e se vi è piaciuto, streammatelo di nuovo, così un domani l’entourage del gruppo dirà che il pezzo ha registrato 8 miliardi di ascolti (e ci credo! Inizia e finisce subito!). Vabbè, polemiche da invecchiato male a parte, “Helium” è una vignetta algida e notturna non priva di fascino. Forse evanescente, forse poco “singolo”, ma tutt’altro che brutta.
OLIVIA DEAN, Man I need
‘Sti uomini. Sempre al centro, nonostante tutto. Nel bene o nel male. Clara ha bisogno d’aria (stai su da dosso, please), le Girls Aloud (ma c’è la tara dell’età del brano) sono invece un po’ tristi perché lui non c’è. E Olivia Dean, con questo pezzo new soul un po’ scolastico? Fa la lista della spesa, parlandoci dell’uomo di cui ha bisogno. E di cosa ha bisogno? Di un uomo che le parli. Che le dia qualcosa. Pezzo allegro, per nulla sofferente, che suona più vero di altri. Sarà la veste sonora vintage ma non troppo, sarà che a volte i problemi sono ancora questi (la famosa “comunicazione”), ma Olivia Dean suona persuasiva, sincera e orecchiabile.
CARDI B, Imaginary playerz.
E poi, a chiudere questa infornata di singoli, eccezion fatta per i Maroon 5, praticamente tutti al femminile (nel pezzo dei Chainsmokers canta Anna Sofia), ecco Cardi B, che scientemente decide di uscirsene con un video così cafone da far apparire tutta la sua carriera come ispirata da sobrie ambizioni. Cardi B come sintesi caricaturale e definitiva (e perciò simpaticissima) di tutto ciò che non va nella società del 2025. Pasteggia a ostriche su uno yacht da sogno. Con unghie così lunghe che sarebbe un miracolo se riuscisse ad afferrare una pallina da tennis, figuriamoci un crostaceo. Ovviamente rappando, fra le altre cose, di “glory holes” e “bitches” che non sanno chi si stanno sco*ando. Base splendida, minimal e ultra-chilled, per un brano molto 90’s oscurato solo da un video talmente OTT da essere una visione obbligatoria. Oltre il bling bling, oltre il fake. Oltre.
