Settimana complessa quella che apre il mese in cui in genere ogni tormentone degno di tal nome sfoga la propria energia colonialista su ogni anima vacanziera spalmata al sole. Non c’è nulla di plateale e smargiasso, tuttavia, nella nostra selezione di nuovi singoli. Abbiamo a che fare con un mazzo di brani (quasi tutti) di buon livello e degni di attenzione. E se Chappell Roan procede vigorosa la scalata del pop stardom e gli Suede si apprestano a tornare autorevoli, sono alcuni versi di 22Simba a farci esplodere tre lettere in mezzo alla faccia: “wtf”. Vediamo perché.
CHAPPELL ROAN, The subway
Dopo “Pink pony club”, Roan torna con una malinconia che galleggia a mezz’aria, fra Stevie Nicks e Lana Del Rey. Il pezzo non è contagioso come il singolo precedente, ma abbiamo comunque a che fare con una deliziosa ballad mid-tempo che profuma di strade assolate, nuove occasioni, amori da superare. Estiva ma non troppo, catchy quanto basta. La missione di Roan per conquistare le vette più ambite del pop stardom continua spedita e passa anche per pezzi volutamente sommessi come “The subway”.
22SIMBA, Fammi un sorriso
Rap fiero che coniuga aggressione e intimità in modo prevedibilmente schizoide. Prevedibilmente perché è innegabile che ci sia una fetta di Gen Z che comprende appieno il senso di associazioni, al nostro ascolto, molto improbabili. Aggressione e intimità, dicevamo, la ricetta di 22Simba, da Saronno. Cosa dice, ad esempio, il ritornello di “Fammi un sorriso”? “Tutto agosto su una panca, fammi un sorriso/Ti ha lasciato la ragazza, fammi un sorriso/Se la chiamiamo “puttana”, ci fa un sorriso/Ora a tutta la mia squadra gli fa un bocchino”. Per chi è cresciuto all’ombra di un hip hop molto coerente in quanto a stile e temi, l’immagine di un agosto trascorso su una panca in attesa di un sorriso è davvero poco associabile, nel giro di quattro versi, all’idea che una ragazza, etichettata come “puttana”, faccia un bocchino a un’intera crew. Beato (?) chi riesce a sintonizzarsi su frequenze simili, noi arranchiamo.
SUEDE, Dancing with the Europeans
Copertina di Mojo Magazine e nuovo disco in arrivo, “Antidepressants”, che esce il 5 settembre. Momento caldo per gli Suede di un Brett Anderson meno noir e più Morrissey del solito. Andatura da inno e braccia alzate, così suggerisce il video, per un brano in cui la band, a lungo simbolo della prima (vera) wave Britpop (1993-1996, mese più mese meno), abbraccia atmosfere post-punk anni ’80. Tutto corretto, tutto coinvolgente. In attesa di capire se il nuovo album cavalcherà il mood eccitato di questo pezzo o se invece si rivelerà più malmostoso e intimista.
DEADMAU5, Sixes
Nuovo martello da uno dei brand EDM più celebri. Il Topaccio, gradasso e notturno, fa sul serio con “Sixes”. Talvolta incline a sbracare in termini di gusto, come del resto tanti suoi compagni d’avventura emersi a inizio millennio, Joel Zimmerman qui sfodera sei minuti di precisissima techno-trance in zona “Anjunadeep” per le ore piccole. E banger sia, quindi. Una goduria uditiva per viaggi al confine della notte. Difficile credere che un qualsivoglia remix possa aumentare il fascino di questa “Sixes”, arma che potrà tornare utile a molti dj quando il gioco, sul dancefloor, si farà duro.
DARDUST, Mon coeur, Béton brut
Nuovo pezzo anche per Dario Faini, meglio conosciuto come Dardust, qui alle prese con la sua idea di musica al di fuori delle tante produzioni pop di successo che finora ne hanno definito il suono (Madame, Elodie, Lazza...). Nulla di massimalista, qui, anzi. Il pianoforte, ritmico e insistente, trova in un’elettronica fatta di pulsazioni mai invadenti la perfetta partner d’atmosfera. Ad emergere è un bozzetto che non sfigurerebbe all’interno di un viaggio (ben più dilatato) in stile Jon Hopkins. Tre minuti liquidi e di gran classe che corrono spediti in attesa di un concept che li faccia propri.
IDLES, Rabbit run
Dalla colonna sonora del nuovo imminente film di Darren Aronofsky, “Caught stealing” (cast intrigante. Ci sono anche Zoë Kravitz, figlia di Lenny, Bad Bunny e Action Bronson), questo brano degli IDLES conferma la nuova direzione della band capitanata da Joe Talbot. Più ritmo, meno frenesia, con le viscerali esplosioni dei primi due album – “Rabbit run” ne contiene un esempio – a ricordarci le radici punk di una band che non si pone particolari limiti e spesso si diverte a testare la propria capacità di evolversi. In cosa si stiano trasformando oggi gli IDLES non è chiarissimo – e forse questa relativa oscurità di intenti è già di per sé motivo di grande fascino –, tuttavia è abbastanza evidente che gli IDLES, nel 2025, sono ancora incapaci di produrre banalità.
