Siamo stati al parchetto di Ultimo, a San Basilio. Un fazzoletto di cemento e panchine incastrato tra i palazzi popolari della periferia est di Roma. Non c'è niente di costruito, niente di pensato per piacere. E proprio per questo è un luogo che piace da morire a chi nella vita non si è mai sentito primo. Qui Ultimo ci veniva da ragazzino, con gli amici, la musica nei telefoni e i sogni ancora troppo grandi per essere detti ad alta voce. E ci torna ancora oggi. Quando può, quando vuole. Non per fare scena, ma per restare. Restare quel ragazzo con la felpa e il cappuccio tirato su. Quel ragazzo che nonostante le classifiche scalate, gli stadi pieni e i dischi di platino, non ha mai preso le distanze da chi lo ha visto nascere. Camminare nel parchetto è come entrare dentro una lettera aperta. Sull’asfalto, sui marciapiedi, sui pali della luce: ci sono scritte ovunque. Dediche, frasi delle sue canzoni, promesse, nomi di chi è passato di qui lasciando un pezzetto di cuore. “Sei la nostra rivincita”. “Per chi ha sempre perso, come me”. Qualcuno ha inciso “Buongiorno vita” su un muretto. Non si tratta di fanatismo: è senso di appartenenza.

San Basilio non è un posto semplice. Ma chi ci vive non vuole compassione. Vuole rispetto. E Ultimo, che qui ci è cresciuto, questo lo sa bene. Anzi, lo canta. Perché non si è mai scrollato di dosso l’etichetta del “ragazzo di borgata”, e non ha mai provato a rifarsi il look per rassicurare qualcuno. Ne ha fatto la sua bandiera. Con tutto quello che comporta: rabbia, orgoglio, fame di riscatto. Per questo il parchetto è diventato un simbolo. Un posto che non ha bisogno di luci o vetrine per contare. Conta perché rappresenta. Non solo lui, ma chiunque abbia sognato qualcosa di grande partendo da poco. È il luogo del cuore dei suoi fan perché parla la sua stessa lingua. Qui non servono filtri o finte pose da social: chi viene al parchetto sa cosa cercare. E, se ha fortuna, trova anche lui, Ultimo, seduto a parlare con chi ha qualcosa da dire. A San Basilio non esistono barriere tra palco e platea. Solo cemento e vita vera, un luogo dove si ha “quel poco per ridere tutte le sere”. Un posto che grazie a Ultimo respira un’aria che ha il sapore della rivincita, e che continuerà a farlo finché ci sarà qualcuno che ci torna, magari con un sogno in tasca e una frase da lasciare su un muro. Noi l’abbiamo fatto.

