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Siamo stati al Transumare Fest a due passi dal mare tra concerti, yoga, arrosticini e trekking: non solo un evento musicale, ma una piccola vacanza in cui riscoprire le bellezze dimenticate dell’Italia. Ecco come è andata…

  • di Giuditta Cignitti

  • Foto di: Cristiana Quaranta

30 agosto 2025

Siamo stati al Transumare Fest a due passi dal mare tra concerti, yoga, arrosticini e trekking: non solo un evento musicale, ma una piccola vacanza in cui riscoprire le bellezze dimenticate dell’Italia. Ecco come è andata…
Fine agosto e vibrazioni indie: Transumare Fest accende la costa tra arrosticini, yoga e cantautorato. Un festival, di cui siamo media partener, che sa di California e radici abruzzesi. E dove la provincia si prende la rivincita sull’estate

Foto di: Cristiana Quaranta

di Giuditta Cignitti

La fine di agosto ha il sapore dell’estate che sfuma e gli ultimi giorni di vacanza sembrano quasi rubati alla routine, che torna ineluttabilmente. Così è stato il fine settimana passato al Transumare Fest a Roseto degli Abruzzi, a cui abbiamo partecipato integralmente in quanto Media Partner dell’evento. Per quattro sere consecutive, dal 20 al 23 agosto, su un’area a pochi passi dal mare, che nel resto dell’anno funge da parcheggio, si sono alternati artisti consolidati ed emergenti della scena indipendente italiana. Dagli abruzzesi Management del dolore post-operatorio, che hanno scelto la loro terra per il loro unico concerto della stagione, a Venerus, Emma Nolde, i 99 Posse, Coca Puma e tanti altri, gli artisti hanno raccolto un pubblico variegato, che include più generazioni. L’intrattenimento musicale diventa un mezzo per valorizzare un territorio, che della transumanza fa la sua identità. Il transumare è un movimento. Come nella transumanza i pastori abruzzesi allo scoccare dell’autunno abbandonavano le montagne per raggiungere le pianure erbose del Tavoliere delle Puglie, così le persone accorrono a Roseto per ritrovare quel divertimento collettivo, che in estate sparisce dalle città a favore delle provincie. È l’associazione Rosangeles ad aver organizzato tutto, un insieme di ragazzi del luogo con la passione comune per la musica e l’amore per la propria regione, ma con lo sguardo lungimirante di chi sogna in grande, come suggerisce l’ammiccamento alla California della ragione sociale. Proprio dai festival internazionali il Transumare Fest prende ispirazione, oltre ai concerti infatti, una serie di attività collaterali, tutte orientate alla promozione del turismo locale, arricchisce la programmazione. L’obiettivo è quello di rendere il Transumare Fest una piccola vacanza e non solo un evento a cui partecipare per chi si trova già sul posto. L’offerta è allettante anche perché difficilmente si ha la possibilità di passare dalla balneazione rilassata del Lido Oasis, partner dell’evento, al trekking sul Gran Sasso, organizzato da Amici del Trekking, passando nel giro di poche ore da 0 a 2500 metri di altitudine. Se poi si aggiungono tutti i corsi a disposizione, dalla mindfulness, il Qi Gong e lo yoga al calisthenics e tutti gli appuntamenti mangerecci, non resta che seguire il programma per ritrovarsi le giornate piene. C’è stato il pic-nic vegano sotto i pini di Vivaio e le degustazioni dei vini e degli oli dei produttori locali, tutti coinvolti sinergicamente nella manifestazione.

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Alla sera prima delle esibizioni, la folla si gusta la cena all’aperto a poca distanza dai palchi, così da potersi godere lo spettacolo anche se gli arrosticini e la birra non sono arrivati in tempo. Nell’area del festival non ci sono solo gli stand gastronomici, ma anche quelli di piccoli artigiani del posto e creativi, come i ragazzi di Art Lab che facevano, a chi desiderava, treccine e tatuaggi temporanei con colori e pennelli, come in ogni festival che si rispetti. Ogni giorno la varietà di artisti proposta permetteva di fare nuove scoperte, a chi era venuto solo per uno dei nomi in cartellone, ma tanti avevano preso il biglietto a scatola chiusa. Proprio questo è il sintomo di un festival che funziona e che alla sua seconda edizione ha già definito la sua identità. Un nome che fa della musica suonata e del cantautorato nascente il suo punto forte, con l’intenzione di farsi strada nella già ricca offerta estiva italica. Di festival, infatti, ce ne sono tantissimi, tutti dislocati in località di villeggiatura, dove si riversano gli abitanti delle città per sfuggire al caldo metropolitano, asfissiante e desolante. È il momento dell’anno in cui la provincia si fa centro e la città deserto, capovolgendo per una stagione l’assetto Milano-centrico del panorama concertistico nazionale. L’ultima sera poco prima di andare via mi trovo a parlare con Benjamin, che mi confessa di non conoscere i 99 Posse, sul palco in quel momento, ma che si avvicina comunque al palco per ascoltarli. Mi dice che è metà abruzzese e metà californiano e vive con un piede in due scarpe a cavallo dell’oceano. “Non mi piace tanto l’America in questo periodo, sai con Trump. Probabilmente verrò a lavorare in Italia.” Quando gli chiedo dove vive, alla risposta Los Angeles me ne esco con un “wow che bello” in lieve esultazione, ma lui mi risponde con semplicità spiazzante “Si ma è bello anche qui”. Noi italiani tendiamo a vedere le cose lontane con una fascinazione spesso solo sognata, quando basterebbe guardarsi attorno per capire quante ricchezze abbiamo. In fondo siamo tutti un po’ provinciali e ci serve il Benjamin di turno per farci aprire gli occhi e tornare a transumare.

99 Posse al Transumare Fest
99 Posse al Transumare Fest
https://mowmag.com/?nl=1

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