Gianfranco Rosi e Franco Maresco. Tutti e due alla Mostra del cinema di Venezia 82. Due grandi nomi del nostro cinema che ritroviamo, felicemente, in concorso. Rosi con Sotto le nuvole, Maresco con Un film fatto per Bene. Proprio qualche tempo fa avevamo parlato con il regista di Totò che visse due volte e Il ritorno di Cagliostro e ci aveva fatto capire come osservava lui il cinema, dove sono andate a finire le storie del passato, oggi tramutate in distorti racconti del presente. Ci era parso piuttosto scettico, lui, Franco Maresco (noto per la sua collaborazione in duo con Daniele Ciprì, vincitore di diversi Nastri d’argento) conoscitore del cinema, ‘quello vero’, quello con qualcosa da dire. Maresco sempre fermo sulle sue convinzioni. Maresco che ha ripercorso la storia di Franco e Ciccio. Ma insomma, di cosa parla il film che porterà al Lido? Difficile dirlo. Per la verità, bisogna ammetterlo, dal teaser non si capisce proprio niente. Dal video condiviso su Youtube da Lucky Red sembra che Un film fatto per Bene sia piuttosto un progetto su qualcosa che non si è fatto mai. Idea che abbiamo visto sì, (tra gli ultimi titoli sul generis, vi avevamo parlato insieme a Flavio Turno di Marko Polo di Elisa Fuksas), ma che, in questo caso specifico, travolge chi osserva quei cinquanta secondi. Pieni di mistero, risate, pensieri. Tutto questo ci fa interrogare, ed è un 'Bene'. E poi il lungometraggio sarà per Bene, Carmelo Bene? Basta poco per intuire che quello che vedremo non sarà il solito film, ma piuttosto il ritorno di un linguaggio che abbiamo dimenticato. E Sotto le nuvole?

Una gestazione forse più facile, una narrazione più lineare, così pare, Sotto le nuvole di Gianfranco Rosi. Il regista vincitore dell'Orso d’oro con Fuocoammare, candidato all'Oscar nella sezione Miglior Documentario e vincitore del Leone d’oro alla Mostra del 2013 per Sacro GRA. È tra i pochissimi registi al mondo, insieme a Michael Haneke, Ang Lee, Ken Loach, Jafar Panahi, ad aver vinto Leone e Orso d’Oro. Tutti e due. Rosi che quest'anno torna a Venezia 82 con un film che ricompone frammenti sconnessi di vite di persone che abitano tra il Golfo di Napoli e il Vesuvio. Italiani sì, ma soprattutto abitanti del luogo, turisti e lavoratori marittimi stranieri. Pompei, Ercolano, posti che raccontano un futuro che c’era, sepolto dal tempo. “Ho girato e vissuto per tre anni all’orizzonte del Vesuvio - racconta Gianfranco Rosi - cercando le tracce della Storia, lo scavo del tempo, ciò che resta della vita di ogni giorno. Raccolgo le storie nelle voci di chi parla, scruto le nuvole, i fumi dei Campi Flegrei. Quando filmo accolgo la sorpresa di un incontro, di un luogo, la vita di una situazione”. Una favola in bianco e nero sugli spettatori delle cose che vengono, noi, anche osservatori a Venezia, che li vedremo, i film di Rosi e Maresco, presto, sul grande schermo. Progetti che, con ogni probabilità, non avranno niente in comune, se non quella visione, quella famosa “idea di cinema”, quell'abitudine, in fin dei conti, di “fare film non politici, ma in modo politico”, come diceva Godard. Quella trasformazione del processo stesso di creazione cinematografica in un atto politico, la voglia di fregarsene delle regole per essere liberi di dire, pensare, fare anche se non piace, non è facile, non arriva, ma sicuro interroga. Ecco tutto questo, oggi dov'è? Verrebbe da rispondere, 'a Venezia'.
