Mentre l’Europa si sbraccia per i profughi ucraini come i broker quando devono comprare azioni a Wall Street, un piccolo film realmente coraggioso è andato in onda su Rai 3, Sorry We Missed You. Risulterà un film minore per i fan di Ken Loach, già autore di Kes, Piovono pietre e Io, Daniel Blake, ma non per questo meno indispensabile nell’economia attuale odierna. Sorry We Missed You a distanza di tre anni dalla sua uscita, rappresenta appieno il ritratto di famiglia contemporanea che vede le persone costrette a rateizzare non solo le bollette ma anche t-shirt da 10 euro con tre comodi pagamenti rateali (avete presente Klarna, Scalapay e compagnia bella?).
Tratto dalla storia vera della famiglia di Don Lane, il film racconta l’entropia di Ricky Turner (Kris Hitchen) che, perso tutto dopo la crisi mondiale del 2008, si ricicla come corriere freelance per una grossa ditta di consegne. Ricky ha una famiglia meravigliosa, una moglie che lavora come assistente sanitaria, e due figli dove il più grande patisce sulla sua pelle la pessima situazione economica. L’equilibrio famigliare si sgretola velocemente incalzato anche dall’alienazione di ritmi di lavoro da caporalato. Ricky non può rinunciare a un posto di lavoro che non lascia ai suoi dipendenti meritati giorni di ferie o gli insindacabili giorni di malattia, portandolo inevitabilmente a peggiorare le sue condizione di salute (diabete di tipo 1) che comprometteranno il lavoro stesso.
Un lavoro che tratta tutti come carne da macello: 14 ore al giorno per 6 giorni a settimana, nessun contratto, un lavoro a chiamata privo di un sentore di diritti umani con la scusa di essere indipendenti e raggiungere, forse, dei sostanziosi benefit a fine mese. Non so se avete mai parlato con un corriere, sentirete delle storie allucinanti, nel bene e nel male, ma quando Ricky piscia in una bottiglietta per non perdere tempo prezioso che la ditta potrebbe addebitargli, be’ ragazzi, quella è la realtà e non deve essere edulcorata.
È difficile parlare di questo film, anche qui alla sceneggiatura troviamo Paul Laverty, non riferendosi ai protagonisti coi nomi reali, perché i metodi di lavorazione di Loach fanno pensare più a un docu-drama che ad altro. Il film è stato girato in 5 settimane, in ordine cronologico e con attori di basso profilo, nessun nome da urlo, niente glamour, un modo sano per riportare il più fedelmente questa storia di vita perduta. Ken Loach è sempre stato un regista politico ma mai con l’intento moralizzatore, ogni suo film ha il semplice scopo di sbatterti sotto il naso la realtà con tutto lo schifo che comporta. Sarebbe ben più facile mantenere questa cifra stilistica non fosse che il solo avvicinarci agli altri, nel 2022, con tutto il carico di dolore e sentimenti che la gente si porta appresso, comporta un nostro collasso emotivo e mentale.
Ken Loach ha mantenuto lo spirito osservatore che ha fatto di lui uno dei membri del Free Cinema, insieme a Tony Richardson, Lindsay Anderson e Karel Reisz. Il suo sguardo è riuscito a ricreare di volta in volta la nostra attualità, rendendocela più famigliare, meno incomprensibile e sicuramente donando alla tragedia una dimensione più umana. L’uomo dietro la storia che ha ispirato Loach è morto lavorando, è morto perché i controlli medici a cui doveva sottoporsi sono saltati in nome di una economia bulimica e senza volto, e tutto questo un anno prima (circa) della pandemia dove in preda all’horror vacui abbiamo fatto incetta di cose a discapito di chi fa girare l’economia mondiale, i trasporti: dai lavoratori marittimi ai corrieri, lasciati letteralmente allo scoperto, senza assistenza, privi di soccorso e con un altissimo rischio di contagio.
O ci siamo già dimenticati della percentuale di malati di Covid-19 che aumentava tra i corrieri? Covid o meno ci sono intere regioni di lavoratori che per noi non sono altro che volti bianchi tra la folla, uno sfondo allo scenario di follia e stupidità in cui vogliamo vivere: ma che siamo tempi terribilmente stupidi non significa che siano meno pericolosi. Potremmo dare la colpa alla gig-economy (anche), ma Ken Loach con Sorry We Missed You ci ricorda che mentre discettiamo di politica internazionale aprendo l’ennesima consegna Amazon, Shein, Zalando, eBay e gli altri Power Rangers, la nostra ipocrisia, la distrazione e l’ignoranza di come funziona il mondo crea le più disumane disuguaglianze. Qualcuno potrà dire che Ken Loach fa sempre il solito film con tragedie diverse, ma per dirla con qualcuno di cui non ricordo il nome: è la vita stessa a ripetersi.