Detto senza alcuna acredine, la produzione musicale del momento è alquanto imbarazzante. Per dirla meglio, non sempre sbancare il mercato (che poi è lo streming: capirai) è indice di qualità. Che succede? Dobbiamo arrenderci all'inconsistenza, o piuttosto concederci un'altra possibilità? Proviamo almeno con la televisione, e i cosiddetti (almeno così indicati) premi musicali dell'anno, poveri eredi (in tutti i sensi) dell'indimenticato Festivalbar. Sempre dall'Arena di Verona, sempre su Rai Uno, condotti dalla collaudata coppia CarloCò (Carlo Conti) - Vanessa Incontrada, che più di altre meriterebbe, per bravura e spigliatezza, il palco dell'Ariston. Arrivati alla dodicesima edizione, e da due anni marchiati Tim (Tim Music Awards, appunto), anche se il succo non cambia. Il programma in questione, diviso a metà (una andata in onda ieri sera, l'altra registrata su domenica), pesca come sempre in casa, e infila di qua e di là anche nomi ben lontani dai record e dalla musica.
Questo perché alcuni dei certificati doc non ci pensa proprio a farsi vedere, e condividere lo stesso set (per dire) di Achille Lauro. Puoi biasimarli? Così succede che gente come Vasco, Ultimo o i Måneskin (veri recordman) se ne guardano bene dall'andare, e allora come riempire il parterre? Tocca inventare. Così ecco il premio per chi ha passato più notti all'agghiaccio, come Enrico Brignano, che spunta a mezzanotte e mezza con un intervento che fa rimpiangere il TG durante il lockdown. Poi il premio per chi 50 anni fa ha pubblicato il disco dell'anno, il premio per chi ce l'ha più lungo... il brano. E via dicendo. Insomma, piovono premi come se non ci fosse un domani. Non bastasse, ecco susseguirsi Laura Pausini in pink per il lanciare il nuovo album, Biagio Antonacci che come altri insegue le mode e presenta un pezzo inascoltabile. In mezzo i redivivi Articolo 31, il caso discografico Tananai, Alex - ex Amici, che è come dire chiamare a cantare il primo che passa, e il cast di Greace e tanti altri tali e quali.
Senza dimenticare la terrificante alternanza rapper e trapper. Tedua, Anna, Bresh, Madame (e gli altri) sfilano con una carrellata di brani talmente indecifrabili (che dire dell'esecuzione!) che se le ascolti in auto mentre stai guidando ti viene la tentazione di schiantarti al muro pur di non proseguire lo strazio. Certo, tra tanta robetta c'è anche qualcosa di buono. Che so, Marco Mengoni, sempre in stato di grazia, uno dei pochi che non canta in playback. Uno dei pochi che canta, anzi. E che concede un medley di successi, balsamo per le orecchie fino ad allora castigate. Poi Max Pezzali, Annalisa, Elodie, Venditti e De Gregori, anche mostri sacri, eppure mortificati dalla musica sentita poc’anzi. A conti fatti, siamo sicuri di poterci lamentare dei Måneskin?