Tutti i giornali e i telegiornali in questi giorni ne hanno parlato lungo: Tina Turner è morta a 83 anni. Per molti sarà stata una notizia della serie: «Mi piaceva, poverina, morta». Io l’ho conosciuta, niente di profondo, intendiamoci, lei viveva in Svizzera, io a Milano, ma qualcosa mi ha sempre legato a lei, al punto da incontrarla perfino sotto casa mia con il marito Erwin Bach, che era stato il suo produttore discografico e che l’ha amata per 37 anni. Ancora oggi quando sono giù di corda metto su una sua canzone e mi riprendo. Ho anche pensato che la sua disciplina buddista tramettesse qualcosa nella sua musica al punto da arrivarmi nell’anima, ma poi ho scoperto che lei seguiva il Soka Gakkai, una frangia del buddismo giapponese, che mi sembra lontana da noi. No, non era la sua fede a darmi la carica, ma era proprio lei, Tina.
Me l’aveva fatta incontrare la prima volta Gianni Versace, c’era anche Donatella Versace, e lei era stata carinissima con tutti nel suo miniabito con le meduse dalla Maison di moda sulle spalline. Erano i tempi di Golden Eye, colonna sonora di uno 007, fantastica.
Lei e il marito, il secondo, dopo Ike, vivevano già in Svizzera, sul lago di Zurigo, a Kusnacht, doveva aveva una casa, niente di faraonico, ma una bella villa, con un grande giardino dove lei metteva ad asciugare le sue parrucche leonine dopo averle lavate personalmente.
Si era riparlato di lei quando due anni fa aveva venduto i diritti del suo catalogo musicale a BMG, un affare che secondo gli esperti valeva più di 50 milioni di dollari. Aveva già 80 anni e ho pensato: s’è sistemata per il resto dei suoi giorni, non sapevo che l’avesse fatto per sistemare chi rimaneva e non lei: già era malata, prima un cancro all’intestino, poi al rene, al punto che il marito Erwin le aveva donato un rene. Soffriva, ma mi dicono che è morta serenamente.
La notizia di Erwin, un bell’uomo più giovane di lei di 16 anni, mi aveva per assurdo fatto piacere: Tina nella sua vita aveva dato tanto e ricevuto solo l’amore del suo pubblico, ricompensata da milioni di dollari, ma il suo passato era da paura: un ex marito, il geniale Ike, drogato, alcolizzato, che la riempiva di botte, fuori come lui solo al punto da morire di overdose 15 anni fa.
Poi anche Craig, il figlio che lei aveva avuto da un sassofonista prima di Ike, è morto suicida nel 2018, sopraffatto dalla depressione. E l’anno scorso è morto anche Ronnie, un figlio che lei aveva avuto durante il suo matrimonio con Ike, ma che non era del marito, ma che (nonostante gli atteggiamenti violenti) lo adottò. "Ronnie, hai lasciato il mondo troppo presto. Nel dolore chiudo gli occhi e penso a te, mio amato figlio", aveva scritto Tina Turner in seguito alla morte del figlio. Come per pareggiare i conti Tina a sua volta riconobbe i figli che Ike aveva avuto durante le nozze con altre due donne, figli di cui si sono perse le tracce.
Una vita esagerata, «Ma sono riuscita a trasformare il veleno della mia esistenza in una medicina», diceva. E aveva ragione. Dal 2000 aveva deciso di non cantare più. «Ora me la godo». Ora è in cielo con il suo amico di sempre David Bowie con il quale pare avesse avuto anche una storia: c’è da invidiare gli angeli, semmai decidessero di rifare un duetto con Let’s dance, la canzone di Bowie che insieme hanno reso immortale.
Già, immortale. Perché, lo sappiamo, gli artisti non muoiono mai.