La gratitudine uno può averla o non averla, è un dato di fatto. Anche il vittimismo, figuriamoci. Di fatto, se ne sta parlando parecchio in queste ore, Mara Maionchi è stata ospite di Francesca Fagnani, a Belve, e tra una battuta e l’altra, intervista davvero simpatica, ha sottolineato come Tiziano Ferro si sia spesso dimenticato di dimostrare gratitudine nei confronti suoi e di suo marito Alberto Salerno, suoi primi produttori nonché scopritori. Un passaggio anche piuttosto irrilevante all’interno di un’intervista effervescente, nella quale la "starlette televisiva" ha parlato di un sacco di cose interessanti, compreso un rapporto decisamente irrisolto con la madre, ma che ovviamente, in pasto ai social, è diventato notizia del giorno. Anche perché, figurati, Tiziano Ferro, a Los Angeles, ha ben visto di vestire i suoi soliti panni da piangina, frignando di come negli anni abbia più volte dimostrato la propria gratitudine nei confronti dei coniugi che l’hanno lanciato, frignamento che ha avuto come apice con la condivisione dell’articolo di MOW a firma Grazia Sambruna la quale, sempre in punta di fioretto, ne ha approfittato per fare un quantomai fantasioso ritratto della ex discografica, parallelo a quello di un talento a suo dire già pronto al mercato, di più, tutt’ora in formissima, a discapito dei risultati, però spinto verso il baratro dell’infelicità proprio dalle indicazione radicali e categoriche della Maionchi (il marito Salerno, chissà perché, assente ingiustificato). La storia da piangina che viene citata, per la cronaca, è stata cuoriciata, non so se si dica così quando una altra star mette il suo cuoricino, da Laura Pausini. Fulvio Abbate parlerebbe di amichettismo, suppongo, vado a sentiment. Ora, amichettismo per amichettismo, da amico di Mara Maionchi e Alberto Salerno, e anche da colui che per primo ha scritto di Tiziano Ferro ai tempi di Rosso Relativo, ho già raccontato di quando lo intervistai al suo esordio per Tutto Musica, mi sembra il caso di mettere alcuni puntini sulle i. Questi.
Tiziano Ferro, sovrappeso, sicuramente i centoundici chili che poi dettero titolo al secondo lavoro del nostro, sempre prodotto da Maionchi e Salerno, e altrettanto sicuramente gay, il suo coming out arrivato a trent’anni, con debito lancio della sua autobiografia, era il segreto di Pulcinella negli ambienti musicali, dove tutti sapevamo e giustamente tenevamo per noi, è arrivato in casa Salerno/Maionchi assai giovane, e assai acerbo. Sovrappeso e gay, quindi, ma assolutamente impreparato per andare sul mercato, altroché canzoni che un postino avrebbe potuto lanciare sul mercato. Non fosse stato per Mara e Alberto, lì a metterlo a lavorare con Michele Canova, con cui avevano già lavorato con un loro altro artista, Leandro Barsotti, come Canova di Padova, e non avessero affinato il repertorio, col cazzo che sarebbe esploso a fama internazionale. Sarà mica un caso che buona parte delle canzoni che anche oggi fanno battere i cuori dei suoi fan, quasi tutti italiani, diciamolo, sono contenute in quei due primi album, lavorati con loro. I produttori, in fondo, a questo servono. A dire tanti no, quando ancora non si è pronti, o quando si sbaglia strada, e tanti sì, quando è il caso di spingere un artista a approfondire lo studio della propria personalità artistica, cosa che negli anni i due avevano già fatto singolarmente, citare i nomi di Gianna Nannini, per Mara Maionchi, e Mango, per Alberto Salerno, dovrebbe essere sufficiente per lasciar intendere cosa si vuole dire. Il Tiziano Ferro arrivato in casa Salerno/Maionchi era un artista in potenza, quindi un ipotetico artista, che è diventato un artista in atto, quindi un artista vero e proprio, anche dimagrendo e tenendo il proprio orientamento sessuale segreto, sempre che realmente per qualcuno ci fosse un segreto da qualche parte, e sempre che siano stati loro a suggerirgli di farlo (nel pezzo della Sambruna si parla, anche qui, vai a sapere perché, di imposizione), soprattutto identificando, anche con Canova, il sound giusto, aiutandolo a imparare a cantare meglio di quanto non facesse, tutti ricordiamo come durante il primo tour, dopo Rosso relativo, il nostro abbia inanellato show non troppo esaltanti in tal senso, e soprattutto diventando un artista, un talento è un talento, ma se mal lavorato può rimanere un desiderio pi che un dato di fatto. Lo stesso, Mara Maionchi lo ha ben raccontato sempre in quella intervista, era accaduto con Gianna Nannini, arrivata con canzoni improbabili e finalmente a fuoco con America, Mauro Paoluzzi l’autore e produttore musicale capace, su indicazione di Mara, di metterla a fuoco.
Pensare che tutto questo passi per coccole e griccioline è naif, la storia della musica passa da sempre per figure di produttori che devono prendere posizioni radicali, per amor d’arte, da Elvis a Dua Lipa le storie in tal senso sono talmente tante da non poter essere racchiuse in un unico articolo. Così come è naif pensare che Mara Maionchi, che la discografica ha cominciato a farla assai prima di incontrare Tiziano Ferro, come suo marito Alberto Salerno, che per intendersi prima aveva già firmato brani quali Io vagabondo dei Nomadi, Donne di Zucchero, Terra Promessa di Eros Ramazzotti, e vinto pure un paio di Festival di Sanremo, oltre che aver lavorato a non saprei dire quanti dischi entrati nella storia della nostra musica leggera, dall’esordio di Alberto Fortis ai grandi successi di Mango. Che Tiziano Ferro abbia più sofferto che gioito è storia che Ferro ha spesso raccontato, sempre a beneficio di pubblico e sempre per “vendere” qualcosa, dischi, tour, libri, documentari. Che Tiziano Ferro sia Tiziano Ferro grazie a chi lo ha preso wannabe e lo ha portato al successo internazionale, non a caso sparito di lì a poco, è un dato di fatto incontrovertibile, le tante defaillance che Ferro ha incontrato nel resto della propria carriera, e l’assenza di hit negli ultimi anni, qualcosa in tal senso ce lo dicono. Con questo, intendiamoci, non voglio certo dire che Mara Maionchi e Alberto Salerno, erano due, marito e moglie e soci, non la sola Mara Maionchi, siano stati necessariamente illuminati nel gestire i primi anni di carriera del nostro, ma di fatto quelli sono stati gli anni migliori, anche nello scegliere quali artisti andare a copiare, pedissequamente, in questo Canova ha recentemente detto tutto quel che c’era da dire, nel diventare un personaggio, il cantante urban ante-litteram, soul e danzereccio, il resto sono chiacchiere che lasciano il tempo che trovano, buone giusto per i social. Fossi stato in Ferro, invece che frignare sui social invocando prima i tanti grazie detti, o pensati, e poi andando a affondare l’attacco citando MOW, avrei approfittato per chiedere scusa, dire i grazie dovuti e magari anche implorare qualche nuovo consiglio, perché se quel che passa oggi il convento è Destinazione mare, Houston, abbiamo un problema assai serio. Anche la Pausini, quella che ha prontamente messo il cuoricino all’articolo di MOW che in qualche modo lo ha difeso, anime belle, avrebbe avuto gran giovamento dall’avere al proprio fianco un paio di produttori come loro, capaci di dire i no che evidentemente nessuno le ha detto, circondata da Yes Woman come nel tempo è diventata. Sfiga vuole che Maionchi e Salerno non esercitino più la professione di discografico, sfiga per Ferro e la Pausini, fortuna per loro, che finalmente vivono senza dover fare i conti con l’ingratitudine di chi a un certo punto ha indossato i panni di “stocazzo”, senza riuscire più a trovare la zip per sfilarseli di dosso.
P.S. Nessuna Grazia Sambruna è stata maltrattata durante la stesura di questo articolo, l’idea di rovesciare i canoni è sempre affascinante, solo che stavolta proprio non ci siamo.