Racconto una storia vecchia, ma sempre divertente. È il 2001, io sono già una firma di Tutto Musica, rivista leader del mercato delle riviste musicale in Italia (per numero di copie vendute), finito sotto i riflettori per aver portato in quel contesto solitamente buonissimo, un po’ di sana critica affilata. Sono, in sostanza, quel che sono anche oggi, uno considerato cattivo per il semplice fatto di non fare sconti e inchini. Tiziano Ferro è un giovane artista esordiente, che sta per presentare al mondo, sì, al mondo, il suo Rosso relativo, trainato dal singolo Perdono. A produrlo Mara Maionchi e Alberto Salerno, che oggi sono miei amici, ma all’epoca, per scelta mia e della direzione della rivista per cui lavoro, non intrattengo rapporti con la discografia, proprio per poter poi dire quel che voglio, senza pressioni. È settembre, e devo intervistare, uno dei primi in assoluto a farlo, Tiziano. A fine agosto, questo ai tempi ovviamente non l’ho scritto, faccio una cena con un nostro amico di Ancona, che porta con sé alcuni suoi amici di fuori. Sono tutti omosessuali, lo dico non perché io stia per dire che ho anche amici omosessuali, spero di non dover mai dire una cosa del genere, ma perché succede che uno dei ragazzi di fuori, che conosco in quell’occasione, ci dice emozionato che un suo ex, così dice, sta per uscire con un album per una major, a mia precisa domanda dice che il suo ex si chiama Tiziano Ferro. Traduco, vado a intervistare Tiziano Ferro sapendo qualcosa che lui svelerà al mondo molti anni dopo, ma ovviamente della cosa non mi interessa nulla. Serve giusto alla narrazione, poi capirete perché. Tiziano arriva, l’ho scritto ai tempi, e si gioca la carta di quello ruffiano, che vuole compiacere l’intervistatore, cioè me. Dice che mi legge e non vorrebbe mai che io lo maltrattassi, gigioneggiando. Fa, in sostanza, l’agnellino col lupo cattivo. Iniziamo a parlare, mentre Luca Del Pia, fotografo di Tutto Musica, ai tempi funzionava così, prepara il set per il servizio fotografico che accompagnerà il mio pezzo. A un certo punto Tiziano, con fare tutt’altro che da agnellino, quanto piuttosto da artista scafato, scafatissimo, spegne il microfono del mio piccolo registratore, e mi confida che la cosa che di lì a breve andrà in onda alle Iene e Striscia la Notizia, che gli stanno per notificare la troppa somiglianza della sua Xdono con Did You Ever Think di R. Kelly, artista ai tempi di un certo successo e ancora a piede libero, è del tutto voluta.
Nel senso, questo lo riporto ora ma è già stato raccontato anche altre volte, sempre da me, Tiziano mi dice che sì, la canzone è molto somigliante, recentemente Michele Canova Iorfida, che ne era il produttore ha parlato proprio di plagio bello e buono, ma Tiziano mi dice anche che la cosa è voluta, perché l’idea è che di lì a breve vada a aprire il tour italiano dello stesso R. Kelly, in qualche modo confezionando una sorta di notizia nella notizia. Detto questo riaccende il microfono. Mi indispettisco. Perché ai tempi non ho potuto raccontare la cosa, ero una firma, Tutto Musica era una rivista leader, ma su questo, ovviamente, era ferrea. Tiziano passa sotto la lente di Luca Del Pia, che gli fa fare delle foto con dei bambolotti, con delle rose, citazione del testo di Xdono. Tiziano veste una camicia fantasia su pantaloni di pelle rossi, dettaglio importante. Scrivo il mio pezzo, nel quale racconto di Tiziano che prima di iniziare fa l’agnellino, io visto come il lupo cattivo, poi racconto che a un certo punto mi spegne il microfono, come nel video di Just dei Radiohead, raccontandomi off topic una cosa importante che non posso dire, poi dico che va a fare le foto del servizio che correda il mio pezzo, fornendo un dettaglio non da poco. Siccome, mi dice Tiziano, il rosso sfina, credo che oggi dovrei spesso vestire di rosso, onde non sembrare un eunuco è il caso di infilarsi un rotolo di Scottex nelle mutande, così da esibire un pacco non dico notevole ma quantomeno accettabile. Racconto questo, corredando il tutto con le foto del servizio. Tiziano sembra non prenda bene la cosa. Capisco, ma non puoi fare il bullo con un bullo, penso, o le prenderai. Tiziano diventa Tiziano, raggiungendo la vetta un po’ in tutta Europa, e non solo. Tutto Musica decide di dedicargli una copertina, e Tiziano si vendica. Come? Costringe la mia collega, Valeria Rusconi, mi sembra, a inseguirlo per diverse date, sempre senza rilasciare nessuna intervista. Alla fine chiede che il giornale chieda ufficialmente scusa per le mie parole, altrimenti niente. La direttrice accetta. Io ovviamente non faccio nulla, non è da me che voleva le scuse e non le avrebbe ovviamente ottenute. Della faccenda di quello che per lui era un segreto e per me no, ovviamente, non ho mai fatto cenno. Lo dico perché, sai come funziona, in una gara tra stronzi io avrei potuto affondare, ma non vedevo competizioni nell’aria.
Due anni dopo esce il secondo album di Tiziano, nel mentre è diventata una popstar internazionale. Singolo di lancio del lavoro Xverso, la X porta fortuna, sembra. Mi viene una idea, che propongo alla direttrice di Tutto Musica, far intervistare Tiziano da Melissa P (oggi Melissa Panarello), che nel mentre è esplosa col suo Cento colpi di spazzola. Due perversioni a confronto. L’idea piace molto. Idea mia, pezzo mio, anche se l’intervista la farà lei, giovanissima e quindi in necessità di supporto. Vado all’albergo in cui l’intervista deve avere luogo, e non vengo fatto entrare nella stanza dove Tiziano parla con Melissa. Esatto, mi lasciano dietro una porta, come certi mostri dei film dell’orrore, senza neanche un pertugio da cui guardare la scena. L’intervista ha luogo, mi viene mandato il pezzo che sistemo, parecchio, va detto, e viene pubblicato. Da allora non ho più incontrato Tiziano. Per scelta, mia, e per scelta sua.
Non mi hanno mai invitato alle sue conferenze, né offerto di intervistarlo, in genere funziona così, le interviste te le cerchi ma più spesso te le propongono uffici stampa privati o delle case discografiche. Ho conosciuto il suo manager, Fabrizio Giannini, che per capirsi è anche venuto ospite a mie masterclass, ma Tiziano mi ha lanciato una simpatica fatwa, che va avanti da ventuno anni. Certo, io mi sono divertito a sbertucciarlo, specie per questa cosa del suo sventolare problematiche di ogni tipo, è stato bullizzato perché gay, perché grasso, è stato alcolista, voleva sposarsi ma in Italia non può, voleva figli ma in Italia non glieli riconoscono, e ho spesso detto che la sua musica mi fa quasi sempre cagare, non sempre, canzoni come Ero contentissimo, Sere nere o Non me lo spiegare mi sembrano davvero perle, ma la fatwa fa molto ridere. Negli anni tanti altre me le hanno a loro volta lanciate, su tutti Laura Pausini, negli ambienti la nostra reciproca antipatia è leggendaria, ci sono uffici stampa che mi evitano come la peste e case discografiche che neanche mi fanno entrare, ma io ho rapporti con buona parte degli artisti, spesso diretti, e il fatto di aver collaborato con molti di loro, da Vasco Rossi a Cesare Cremonini passando per Caparezza, e di aver lavorato anche con RTL 102,5, sicuramente, oltre che di scrivere con costanza e un certo seguito da venticinque anni non fa certo di me una vittima del sistema, solo uno che in certe circostanze è persona non gradita. Quando tempo fa Samuele Bersani è tornato dopo sette anni di assenza, per dirne un’altra, ho molto riso del venire a sapere della sua presentazione in presenza a Milano, era poco prima del secondo lockdown, una rara occasione di incontrarsi in un periodo di merda. Ho riso perché ovviamente il suo ufficio stampa MN, non mi ha invitato, dicendo a lui, che chiedeva di me, che vivo a Perugia (vivo a Milano e a Perugia ci sono andato a volte in gita, ma raramente). E ho riso perché in quel disco, Cinema Samuele, c’è una canzone che parla di un giornalista musicale che viene fatto fuori dal giornale proprio per aver scritto qualcosa di sbagliato, dal punto di vista di chi pensa che la critica musicale sia parte della promozione, L’intervista il titolo, canzone che lo stesso Samuele mi ha detto essere in parte stata ispirata proprio da me. Non esserci mentre la presentava esattamente per quel motivo mi sembra cosa bellissima, come un cortocircuito di quelli che se li racconti a qualcuno prima che avvengano pensano che tu sia un complottista che crede alla reincarnazione e anche alle scie chimiche, in pratica Red Ronnie.
Leggo ora che Tiziano Ferro avrebbe lasciato alla porta colleghi, come Fabio Fiume di AllMusicItalia, per aver detto che la sua ultima canzone non è all’altezza del suo passato, e leggo, pensa te, che la cosa viene vista come qualcosa di clamoroso, del resto avevo anche letto i lamenti del giovane Mattia Marzi quando Francesca Casarino di Wordsforyou, l’ha tenuto fuori da non ricordo cosa di Tommaso Paradiso, salvo poi andare a recensire bello bello Mahmood, del medesimo ufficio stampa, tutto è bene quel che finisce bene, e mi viene da sorridere. Perché lamentarsi del proprio essere ostracizzati, se fatto seriamente, è qualcosa di stucchevole, oltre che, credo, di tenero. Io scrivo di musica, direi con un buon seguito, da anni. Quello che scrivo mi ha portato a perdere collaborazioni importanti, a partire dalla prima con IlFattoQuotidiano.it, proprio a causa di Tommaso Paradiso. Ma chi fa il nostro mestiere fa il nostro mestiere, e se un artista o il suo ufficio stampa non vuole avere a che fare con noi, beh, cazzi suoi, vorrà dire che di quell’artista parleremo senza averlo intervistato, magari giocando su questo fatto, o magari non ne parleremo affatto, non siamo mica noi a dover fare promozione a album che, è il caso di Tiziano Ferro, escono già destinati a scontrarsi coi vari Thasup, Lazza e subito dopo Ernia, ti saluto Il mondo è nostro, è stato breve ma intenso. Non prendetevela troppo, cari colleghi, e semmai voleste la solidarietà, provate anche a esercitarla quando, a lasciare fuori dalla porta è qualcuno di quei nomi che vi sono amici, tipo la Pausini. Non incontro Tiziano Ferro da ventuno anni, ma vivo bene lo stesso. Unico piccolo inconveniente, da ventuno anni a questa parte ho difficoltà a usare lo Scottex, ma anche a quello posso sopravvivere.