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Perché Ultimo è così amato nonostante i polpettoni d'amore? Questione di identità e del vuoto a Roma lasciato da Venditti e Califano

  • di Maria Francesca Troisi Maria Francesca Troisi

Perché Ultimo è così amato nonostante i polpettoni d'amore? Questione di identità e del vuoto a Roma lasciato da Venditti e Califano
Ultimo ha compiuto 27 anni e, anche in vista di Sanremo, torna di attualità una riflessione: perché nonostante i suoi polpettoni d'amore piace così tanto a una certa fetta di pubblico, come un Tiziano Ferro 2.0? E lo abbiamo chiesto direttamente anche ai suoi fan

di Maria Francesca Troisi Maria Francesca Troisi

Capita sovente di imbattersi in recensioni che stroncano Ultimo, al secolo Niccolò Moriconi (nato il 27 gennaio 1996). Quasi una sorta di vizio di una certa critica musicale che lo liquida in maniera frettolosa come il belloccio che eccita le teenager e che fa contente anche le mamme. Prendiamo per esempio il suo singolo Ti va di stare bene. Ebbene, a essere onesti, niente di eccezionale, anzi forse quell'urlare ininterrotto penalizza non poco un testo oltremodo valido. Sì, il solito polpettone d'amore, a mo’ di melodramma, ma i numeri sono ancora dalla sua parte, e noi dobbiamo finire di dire che il pubblico non capisce un cazzo.

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Tiziano Ferro 2.0

Un appellativo che non è messo lì a caso, pensateci. Facciamo un salto indietro nel tempo, a inizio anni 2000. Quando il re di Latina è esploso era tutt'altro che connesso alle ballate d'amore, anche se sono proprio quelle che alla fine l'hanno consacrato. Così ha cantato del sentimento più nobile del mondo e dei suoi psicodrammi per almeno due generazioni, da Sere Nere a L'amore è una cosa semplice. Ma inevitabilmente per i ventenni e under 20 peggio è ormai un matusa (o boomer se preferite), specie se consideriamo la musa quasi al palo degli ultimi brani. Ecco allora che svetta in solitaria Ultimo, l'unico cantore d'amore per la GenZ e per gli orfani degli altri. Uno che scrive, e sa suonare e sa comunicare. Ed è il nuovo volto del belcanto. E scrive e compone, per intenderci, in un'epoca in cui nessuno dei suoi coetanei sembra saperlo fare.

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Senza dimenticare la forte identificazione col personaggio. A Roma si usa così, alla stregua di Napoli. Roma che ha perso i suoi pilastri musicali, quelli della prestigiosa scuola romana, o perché invecchiati come Venditti e De Gregori o peggio ancora come Lo Cascio e Il Califfo - Califano. Per questo motivo un emarginato cresciuto nel difficile quartiere di San Basilio (come il “fratello maggiore” Fabrizio Moro) e che si riscatta grazie alla musica è già una figura mitologica e da ispirazione per i fan della Capitale e gli altri. Così riempie gli stadi che ci piaccia o meno. Così colleziona numeri inimmaginabili e si piazza anche in pianta stabile nella Fimi, impresa più unica che rara per il pop nostrano. In un'ascesa rapidissima – dalle nuove proposte sanremesi 2018 fino al feat con Ed Sheeran e San Siro -  superata solo dai Måneskin. Intanto che si potrebbe anche facilmente rigirare, Ultimo sa cosa vuole il suo pubblico e glielo dà, cosa c'è di male?

MOW con Giulia Ciriaci era stata al suo concerto al Circo Massimo, tra più di 70 mila fan. E proprio ad alcuni di loro avevamo chiesto cosa trovassero di così speciale in Ultimo. 

Perché vi piace Ultimo? 

Per le sue umili origini. 

Perché le sue canzoni le senti dentro. 

Ti entra direttamente nel cuore, e le sensazioni sono sempre più forti. 

Per la sua semplicità. 

Di lui mi piace tutto. 

Ultimo viene spesso accusato si essere troppi pieno di sé, cosa ne pensate? 

È tutta invidia, lui è solo determinato. 

Non è assolutamente questa l’impressione che dà. 

È genuino non pieno di sé. 

Ha un modo diverso di esprimersi rispetto agli altri.

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