Måneskin 2.0.
Che fine hanno fatto i Tokio Hotel? Il gruppo tedesco che sembrava dovesse spaccare il mondo a inizio anni 2000, e che poi è stato risucchiato nel vortice dell'indifferenza, guarda caso quando ha deciso di sfondare pure in America, cantando in inglese. Certo poi uno di loro ha sposato Heidi Klum, e quindi proprio col culo per terra non è finito... Chissà perché mi ricordano i Måneskin, o quanto meno la loro nuova era (come anticipato in solitaria all'inizio), anche perché il make up è quasi lo stesso, e l'assonanza diventa gioco facile per chi scrive. Ebbene, ieri è uscito il loro nuovo singolo, The Loneliest, lo saprete sicuramente, anche perché a meno che non abitiate al di fuori del globo terrastre, sarete stati subissati di titoloni che ne disquisivano. “La svolta dark” si legge in uno di questi, e a me viene da sorridere. Anzi rido proprio forte, ma prima di lasciarmi andare a una sana risata liberatoria, vado a controllare che la fonte non sia Lercio. Ebbene no, a scriverne sono testate di peso, sigh e sob. Svolta dark perché hanno abbandonato perizomi con chiappe sode al vento - almeno avevamo qualcosa di bello da vedere - e si sono infilati nella versione emo anni '90/2000. Da qui un flash ricicciato dalla rete che mi riconduce dritto a quel genio di Checco Zalone nel suo esordio cinematografico, Cado dalle nubi, quando carica in macchina proprio dei sfigatissimi simili. Erano i Måneskin prima della cura?
Ma andiamo oltre. Al singolo (presentato a Londra) hanno partecipato dieci autori (anche se al principio si diceva addirittura 18). Sì dieci, avete letto bene. Venti mani, signore e signori, che già immagino nel momento in cui si spartiranno i punti Siae. Non saranno poi tanti, nevvero, perché i nostri funzionano per di più nello streaming, e tanto per citare capisaldi della critica musicale, alias Luca De Gennaro in questo caso preciso, una volta a decretare i successi erano le vendite e non i click. Alla fine spulciando chi ha scritto il pezzo notiamo subito delle firme - e non siamo certo i soli - che col rock non c'entrano un fico secco.
Dunque dunque dunque... A cofirmare il pezzo troviamo: Sly e Rami Yacoub, già con la band romana per Supermodel (e si è visto il flop), e autore di Baby one more time (Britney Spears), Jason Evigan e Sarah Hudson, che hanno scritto per Dua Lipa, ma anche Madonna, Kate Perry e Maroon 5, MNEK (nome d’arte di Uzoechi Osisioma Emenike), in passato al lavoro con le Little Mix e Selena Gomez. Poi James Abrahart (autore per Justin Bieber, Camila Cabello e OneRepublic) più i quattro Måneskin, che forse avranno inserito da qualche parte un punto e virgola, tanto per piacere.
Insomma una rock band (almeno così si spacciano) che si fa scrivere i pezzi da hitmaker pop, e per di più in maniera tale che sembrano montati a tavolino. Quindi nati con una cover che ha spaccato su TikTok alla fine finiscono per diventare solo una versione evoluta dei Ragazzi Italiani, sì quelli che spopolavano dalla Venier, ma con gli strumenti in mano. O se preferite una copia all'amatriciana dei One Direction. Sensazione confermata dall'ascolto, di ballad esattamente confezionata per piacere agli americani, un brano qualunque alla Ultimo (argh), che forse qualche decennio fa poteva anche finire dritta in classifica Usa, ma che probabilmente farà la fine dei precedenti esperimenti post Eurovision. Da allora, infatti, di pezzi non ne hanno più azzeccati, o per meglio dire si sono completamente allontanati dalla sonorità iniziali e anche di buon livello del disco Teatro d'ira Vol1, snaturati ai massimi livelli, con buona pace di Manuel Agnelli che diceva di averli salvati dal pop. Piangiamo insieme.
D'altra parte quando hai un management coi controcazzi, e gli altri italiani no, puoi fare la qualunque, anche spacciarti per rock band senza progettualità, almeno finché non si esaurisce l'hype. Ma che fine hanno fatto i Tokio Hotel? Appunto.