Tommaso Zorzi e Taylor Swift. La vita, a volte, ti pone di fronte a sfide difficili da superare. No, non esageriamo. Tommaso Zorzi e Taylor Swift. Ognuno ha la sua croce. No, non va bene neanche così. Insomma, sapete tutti che Tommaso Zorzi è in possesso di un biglietto per andare a vedere Taylor Swift in quel di San Siro. Sapete che lui, Tommaso Zorzi - cui i soldi non dovrebbero far difetto, visto dove vive e quel che fa nella vita - non ha pagato il biglietto. E sapete che nel farcelo sapere, a mezzo social (e dove se no?) ha anche svelato il già noto: sui siti di secondary ticketing - che sarebbero poi dei siti illegali che fanno sostanzialmente una forma di bagarinaggio in qualche modo consentito dal sistema, appena i biglietti vanno in vendita online - arriva subito il sold out, salvo poi che i biglietti in realtà compaiono proprio nel cosiddetto mercato secondario, a prezzi folli, anzi follissimi, nel caso di Taylor Swift: ipse dixit screenshot, cinquantamila euro. Roba che un tempo se sborsavi una cifra del genere il cantante ce lo avevi in salotto che ti cantava per il compleanno, oggi invece rischi di finire nel terzo anello, dove si vede niente e si sente quel che si sente. Tommaso Zorzi e Taylor Swift, quindi, il dito e la luna, dove il dito è che Tommaso Zorzi ha usato questo vecchio escamotage, vecchio come il cucco, di fingere ingenuamente di voler condividere la gioia di essere un privilegiato con chi privilegiato non è, scatenando quindi la più classica delle invidie sociali; salvo poi dirci che no, non aveva avuto i biglietti gratis nel senso che qualcuno, uno sponsor, glieli aveva regalati, quanto piuttosto perché un suo zio gliene aveva fatto dono a Natale (quattro biglietti in tutto, roba che se li avesse dovuti comprare a cinquantamila euro l’uno ci si faceva una casa in provincia). La luna, il fatto, la vera notizia, è che ancora oggi, a distanza di anni da che questo problema è esploso - ricorderete tutti i servizi delle Iene che in qualche modo tiravano in mezzo Live Nation, a causa dei concerti dei Coldplay e non solo loro - siamo ancora qui, con il secondary ticketing, nel mentre divenuto illegale, ma ancora a imperversare. Il dito e la luna. Ultimamente, vai a capire perché, mi trovo spesso a parlare di dita da queste parti, e quasi sempre mi trovo a parlare di dita in ambito musicale. Stavolta faccio ricorso a un modo di dire consolidato, che sta a indicare qualcuno che invece di concentrarsi su quello che ci viene mostrato, si fissa sul mezzo che usiamo per segnalarlo: il dito, appunto, laddove dovremmo guardare la luna.
Il fatto è che del dito, ovvero Tommaso Zorzi e il suo biglietto gratis sbadierato in faccia ai poveri, come nei meme del principino inglese, si è giustamente parlato non senza dar sfogo a una certa frustrazione, perché è vero che tutti sappiamo che gli influencer hanno dei privilegi e dei benefici che noi umani non abbiamo. Del resto, anche se chi scrive ai concerti ci va comunque gratis, lo fa per lavoro, evitando in genere (non stavolta e non qui), di sbandierarlo in faccia agli altri, anche perché altrimenti, hai voglia poi a fare quello che si lamenta del proprio lavoro dicendo che “sì, vado ai concerti gratis, conosco i cantanti, vado a Sanremo…” Ma il lavoro è lavoro e in quanto tale alienante. Dicevamo però, è vero che gli influencer sono quindi dei privilegiati, confermo, ma è anche vero che un minimo di furbizia dovrebbe indurre chiunque a capire che vantarsi di un privilegio non genera né empatia né simpatia. Certo, il sospetto (più che un sospetto la certezza), che Tommaso Zorzi, il dito, abbia fatto tutto per far parlare ancora una volta di sé, - gli influencer basano il loro business su loro stessi e se passa troppo tempo senza che si parli di loro generano meno economie - è un fatto, e che abbia rovesciato le istanze ferragnesche, furbacchione, prima indicando uno stato di privilegio che ha fatto indignare il web, salvo poi dire che no, amici cari e belli, non è un privilegio, niente regali in quanto influencer, quanto piuttosto regali in quanto nipote. E tutti (più o meno) abbiamo uno zio, da qualche parte; il suo sta lì a regalare biglietti introvabili per Taylor Swift, tutto è bene quel che finisce bene. Anche perché, Tommaso Zorzi, il dito, non è mica uno sciocco, credo (non lo conosco), ben sa che i biglietti omaggio, quelli che vengono destinati agli ospiti, degli sponsor, degli organizzatori - in caso di artisti italiani anche degli artisti stessi - vengono emessi a ridosso della data, e indicano in genere il simpatico costo di zero euro. Così come sa che a volte neanche ci sono i biglietti, per chi beneficia di un omaggio, ma magari un pass, un braccialetto, un segno distintivo che poi ti dà modo di accedere a quelle parti dello stadio altrimenti inavvicinabili ai comuni mortali. Vuoi non berti un flute di champagne mentre vai a sentirti un concerto che non hai pagato?
Resta invece lo scandalo del secondary ticketing, messo in evidenza a suo tempo dalle Iene. Certo, forse in quel caso, in collaborazione con una qualche gola profonda (ai tempi si disse un qualche concorrente di Live Nation), non a caso allora, tutti gli altri si affrettarono a fare cartello contro il colosso USA, che subito uscì da AssoMusica, e fu una battaglia che negli anni venne portata avanti a fatica solo da alcuni; penso al valido Claudio Trotta di Barley Arts, che per intendersi è quello che porta in Italia ogni anno (o quasi) Bruce Springsteen, tra gli altri. Certo, visto che si parla di furbizia e di convenienza a far sapere le cose, qualcuno potrebbe pure dire, facendo proprio le parole di Vanni Marchi, “i coglioni vanno inculati”, nel senso che, se esiste gente disposta a spendere migliaia di euro per biglietti che in prima istanza si aggirano intorno ai cento euro, a volte anche meno, significa che chi li vende semplicemente segue la domanda e crea mercato. Peccato che l’ombra di una qualche collaborazione con questi siti da parte di chi i biglietti li dovrebbe vendere al prezzo stabilito - come se uno stock non fosse messo affatto in vendita proprio al fine di venderli direttamente a prezzi gonfiatissimi su questi siti pirata - rende il tutto quantomeno discutibile, oltre che illegale e anche vagamente amorale. Ma questa è la luna, e chi se ne frega della luna quando possiamo ben concentrare il nostro sguardo ancora una volta sul dito, che nello specifico ha la faccia di Tommaso Zorzi, lì a gioire per essere un ricco influencer (influencer competente, visto che ancora una volta si è parlato di lui per una non notizia, Marc Augé ci sarebbe andato fuori di testa, per una storia così) e che ha pure il culo di avere uno zio dal dito, sempre quello, veloce. Lui i biglietti di Taylor Swift - una che con la luna, nel senso di Lilith, ha poco a che fare, solare e vincente quale è - li ha comprati al volo, mica ha aspettato che finissero a cinquantamila euro in qualche sito basato alle Isole Vergini Britanniche.