“Fanno bene a impedirgli di cantare al concerto di Capodanno. Quando sono stato invitato da Mazzi al Ministero della cultura ho detto che certe cose vanno proibite e chi le diffonde deve pagare una multa salatissima [...]. Non è eccessivo, è l’unico modo perché questo è l’inizio della fine”. Si è espresso così Mogol, in un’intervista rilasciata a Il Tempo, sul caso Tony Effe escluso dal concerto di Capodanno a Roma al Circo Massimo. La polemica sulla sua esclusione, sulla censura e sui suoi testi, è stata decisamente la più chiacchierata della settimana. Sono intervenuti praticamente tutti sul caso, e anche su MOW abbiamo ospitato diversi autori, poeti, artisti, che hanno voluto dire la loro sull’esclusione di Tony Effe. Su Il Giornale a riprendere le parole di Mogol è Massimiliano Parente, che ha scritto: “Io premetto che Tony Effe non lo conoscevo, però ora sì, e me ne importa quanto prima. Tuttavia me lo hanno fatto diventare simpatico tutto il coro che lo accusa di sessismo, perché ormai tutto è sessista, tutto offende le donne. Addirittura si è svegliato Mogol sul tema, dicendo che bisognerebbe mettere una super multa per tutti i brani che ‘offendono’ le donne”. E ha continuato: “Veramente? Come se le donne fossero dei panda da proteggere persino nelle canzoni, cosa non c’è di più sessista”.
Sulle multe, proposte da Mogol, Parente ha evidenziato come, se lo si facesse davvero, si arriverebbe al risultato di far scomparire “intere biblioteche di capolavori della letteratura e del cinema e dell’arte in generale e sì, anche delle canzoni”. Sempre Parente ha spiegato come, nel frattempo, alla discussione sul caso Tony Effe si sia aggiunto anche Alfredo Antoniozzi, deputato di Fratelli d’Italia, per “invocare una messa al bando da Sempre, sempre per Tony Effe. Il quale addirittura in uno dei suoi testi immagina di dare un pugno alla donna che ama se mai dovesse andare con un altro uomo. Ah no, mi sono confuso, quella era ‘Una carezza in un pugno’ cantata da Adriano Celentano, terribilmente razzista, ora che ci penso, da multare retroattivamente per sessismo subito”. E sempre su questa scia, il giornalista ha citato anche Vasco Rossi (con “Colpa d’Alfredo) e Renato Zero. E sulla “lotta al sessismo" ha sottolineato come, a questo punto, anche testi letterari di rilievo come “Madame Bovary” e “La Divina Commedia” andrebbero analizzati. “In ogni caso ogni testo, per non prendere delle super multe, bisognerà prima farlo approvare da Chiara Valerio (assicurandosi che però l’autore non sia amico suo)”.
E Mogol? Ironia della sorte, come fatto notare da Parente, anche lui potrebbe rischiare una super multa. “Ditemi voi se Lucio Battisti (il quale già cantava ‘Dieci ragazze per me’, come fossero oggetti, le ragazze) ne ‘La canzone della terra’ scritta con Mogol non era sessista. ‘Prima voglio trovare il piatto pronto da mangiare e il bicchiere dove bere. Seconda cosa voglio parlare di tutte le cose che ho da dire, donna mia devi ascoltare. Terza cosa quando ho finito subito a letto voglio andare e fra la seta della carne tua mi voglio avvolgere fino a mattina e donna senza più nessun pudore puledra impetuosa ti voglio sentire io dolce e impetuosa ti voglio sentire’. Quarta cosa Mogol, prendi ancora i soldi per questo testo da talebani? Inizia a multarti da solo, se non sai chi pagare ti mando l’Iban”.