Twilight compie vent’anni. Una cifra che, a vederla scritta nero su bianco, per la prima volta mi dà la misura del tempo che è trascorso da quando i vampiri sbrilluccicosi sono entrati nella mia vita. Frequentavo la terza media quando il primo film della saga uscì nei cinema, nell’ormai lontano novembre del 2008, pronto a conquistare il mondo. Ma ancora non lo sapevamo. Il primissimo ricordo che ho legato all’universo di Twilight è la me tredicenne che esce dalla sala innamorata persa di Edward Cullen. Prevedibile. Al tempo non ero estranea al mondo vampiresco, la tormentata storia d’amore tra Buffy e Angel aveva già fatto capolino nella mia giovane vita. Edward appariva ai miei occhi di poco più che bambina come il “fidanzato perfetto”, il tipo di ragazzo da avere al mio fianco una volta diventata adulta. Sì, a tredici anni era questo che auspicavo per me stessa. Ovvero qualcuno che controlla ogni tuo movimento, che decide chi puoi frequentare e chi no, che scompare per il tuo “bene” e che torna solo quando stai per morire. Praticamente una vincita alla lotteria. Non c’è esempio migliore di amore tossico se non quello tra Edward e Bella. Ma, in questi casi, è la prima impressione che fa da padrona. Tradotto? Adesso, che di anni ne ho trenta, quando mi ritrovo a vedere un film o a rileggere un libro della saga, non riesco ad avere quel giudizio critico proprio della consapevolezza dell’età adulta, perché accecata dagli occhi a cuoricino dell'adolescente che sono stata. Ma so che se lo guardassi ora per la prima volta sarebbe diverso. Perché, proprio come per i cartoni animati della nostra infanzia, con Twilight ci sono cresciuta, sognando e fantasticando di vivere una storia così. Un amore immortale. E no, non mi vergogno di ammettere di essere una di quelle fan che hanno partecipato negli anni a tutte le anteprime dei film, con tanto di attori presenti. Sotto il sole cocente dell’estate romana per Eclipse, o al freddo gelido per Breaking Down. Perché sì, le cose vanno fatte bene, come posizionarsi davanti alla transenna alle cinque di mattina per accaparrarsi non solo il posto in prima fila, ma anche i gadget che custodisco ancora con tanto affetto. L’anteprima dell’ultimo film è quella che ricordo con più gioia di tutte. Vinsi un quiz a tema, domande banali per chi era fissata come me, e ottenni la possibilità di doppiare (per gioco s’intende) una scena insieme a Stefano Crescentini, doppiatore di Edward in tutti i film. E no, l’amore per Twilight non è qualcosa che ho archiviato diventando grande, perché penso che le passioni che ci hanno accompagnato nel tempo della crescita abbiano sempre un luogo speciale dentro di noi. O sulla libreria, con tutte le versioni esistenti e immaginabili di libri e dvd.

Edward è stato il prototipo di “fidanzato” che ho idealizzato per anni, il tipo di amore che ci avevano insegnato a desiderare. Vivevamo attraverso Bella, che pure ai miei occhi appariva un personaggio piatto, ma avrei ugualmente seguito diversi dei suoi comportamenti. Ma odiavo e odio tuttora la sua staticità, il suo non evolversi e l’accettare in modo quasi impassibile ogni piccola o grande cosa. Le scene di lei davanti la finestra dopo che Edward “l’ha lasciata per proteggerla”, sono tra le più deprimenti dell’intera saga. E non perché Bella soffre per la fine del suo amore, ma perché ce la mostrano immobile mentre i mesi scorrono inesorabili. La vita va avanti, non si ferma se il vampiro che ti guarda dormire come se fossi una reliquia, e poi ti abbandona perché ti ama troppo. Un messaggio totalmente scorretto che in età adolescenziale si percepisce come giusto, “è così che funziona”. E invece no, non è così che deve andare. Nessuno vale il nostro annullarsi, nemmeno Edward Cullen. Perché non è vero che se non ti annienta non si tratta di amore. Perché puoi essere scelta, protetta e amata anche vivendo serenamente. Ricordiamocelo ora che in occasione dei vent’anni dall’uscita di Twilight è tornato il primo capito della saga in libreria, così come potremmo rivedere tutti i film al cinema. Chi scrive se lo ricorderà mentre finisce di montare il Lego della casa della famiglia Cullen, regalato dal fidanzato reale che per fortuna non ha niente di quello che mi auspicavo da ragazzina. Perché Edward è sì l’emblema della tossicità in amore, ma è anche il vampiro che ha fatto sognare un’intera generazione di ragazzine che, davanti al suo ricordo, "purtroppo" saranno sempre adulte a metà. “E così il leone si innamorò dell’agnello. Che agnello stupido. Che leone pazzo e masochista”. Vent’anni dopo siamo ancora qui.

