Questo è un Inedito di Hunter S. Thompson, autore leggendario che su WNR omaggiamo spesso e volentieri. Hunter ha vent’anni e vive nel Village a New York, è appena sbarcato da Louisville, Kentucky. Di lì a pochi anni sarebbe andato a Porto Rico, avrebbe lavorato come corrispondente dal Sud America e poi lo avremmo conosciuto per Hell’s Angels, per Strange Rumblings in Aztlan e per la consacrazione con il suo Paura e Disgusto a Las Vegas del 1971. Poi sarebbero venute le amicizie con le star di Hollywood che andavano in pellegrinaggio a Woody Creek per farselo amico, con lui tutto drogato che li respinge a botte di taser e proiettili. In questa lettera, da ventenne in paranoia, c’è tutto quello che Hunter sarebbe diventato: non un semplice giornalista, ma uno stile di vita. Write Gonzo, Write Hard, Fuck Dirty.
[Traduzione di Lorenzo Monfredi]
22 Aprile 1958
57 Perry Street
New York City
Caro Hume,
Mi chiedi un consiglio: ah… è una cosa troppo umana e troppo pericolosa! Implica una notevole egomania, dare un consiglio a un uomo che ti chiede che cosa fare della propria vita. Avere la presunzione di riuscire ad indicare a un altro uomo, con le dita tremanti che puntano nella GIUSTA direzione, quale sia lo scopo e la ragione di tutto, beh, è qualcosa che soltanto un idiota farebbe.
Io non sono un idiota, ma rispetto la tua sincerità nel chiedermi un consiglio. Ti chiedo soltanto, nell’ascoltarmi, di ricordarti che tutti i consigli che ti verranno offerti saranno sempre e solo un prodotto delle esperienze degli uomini che te li hanno forniti. Quel che è verità estrema per me, può essere un disastro totale per te. Non posso vedere la vita attraverso i tuoi occhi. Né tu vedi la mia vita coi tuoi. Se dovessi tentare di darti un consiglio specifico, sarebbe come un cieco che fa attraversare la strada ad un altro cieco, in pieno traffico.
“To be, or not to be: that is the question: Whether ’tis nobler in the mind to suffer the slings and arrows of outrageous fortune, or to take arms against a sea of troubles … ” (Shakespeare)
“Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna o prender armi contro un mare d’affanni e, opponendosi, por loro fine?"
E, in effetti, questa è la domanda: galleggiare seguendo la corrente, o nuotare verso un obiettivo. A una certa, è una scelta che dobbiamo tutti fare, che ci piaccia o no. E quante poche persone lo capiscono! Pensa ad una decisione x che hai preso, e che ha avuto un impatto sul tuo futuro: potrò anche sbagliarmi, ma non vedo come potrebbe essere una scelta differente e indotta dalle due cose che ho menzionato prima – galleggiare o nuotare.
Ma perché non galleggiare, se non hai un obiettivo? Quella è un’altra faccenda. E’ indiscutibilmente meglio godersi la corrente piuttosto che nuotare nelle incertezze. Quindi… come fa un uomo a trovare un obiettivo? Non un castello di carte, ma un qualcosa di vero e tangibile. Come può un uomo avere la certezza di non aver passato la vita ad inseguire l’oro di Re Mida, un’Eldorado che sembra una montagna luccicante e bellissima, ma che gratti e gratti e non è altro che un cumulo di rottami senza sostanza e senza valore?
La risposta – e in un certo senso, la tragedia della vita – è che continuiamo a cercare di comprendere l’obiettivo, e non l’uomo. Buttiamo giù un obiettivo che ci richiede determinati passaggi, e li completiamo, ‘sti passaggi. Ci adeguiamo alle esigenze di un teorema che NON PUO’ ESSERE VALIDO.
Facciamo un esempio: quando eri giovane, magari volevi fare il pompiere. Posso affermare con una certa sicurezza che adesso non vuoi più fare il pompiere. Perché? Beh, perché la tua prospettiva sulle cose è cambiata. Non è il ruolo del pompiere a cambiare, sei tu. Ogni uomo è la somma totale delle sue reazioni alle esperienze che fa. Man mano che le tue esperienze si snodano e si moltiplicano, diventi un uomo diverso e dunque la tua prospettiva sulle cose cambia. E questo continua, eh, mica è un processo che accade una volta sola. Ogni reazione è un processo di apprendimento; ogni esperienza significativa altera la tua prospettiva.
E’ una cazzata, quella di adattare le nostre vite sulla base degli obiettivi. Gli obiettivi hanno delle richieste che cambiano giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza. Che obiettivi potremmo mai portare a termine, all’infuori di farci salire una nevrosi galoppante?
La risposta, quindi, non ha a che fare con gli obiettivi, o quantomeno non con gli obiettivi tangibili. Ci vorrebbero risme e risme di carta per sviluppare ‘sta roba nella sua interezza. Dio sa quanti libri siano stati scritti sul “senso della vita” e stronzate simili, e Dio sa quante persone c’avranno anche solo riflettuto. (ah, uso l’espressione solo dio sa come pura forma colloquiale). C’è davvero poco senso in quello che sto cercando di dirti, e sono il primo ad ammettere di non avere la benché minima qualifica per ridurre il senso della vita ad uno o due paragrafi.
Girerò alla larga dalla parola esistenzialismo, ma potresti comunque tenerla a mente come una sorta di chiave di volta. Potresti anche leggerti una roba che si chiama “L’Essere e il Nulla” di Jean Paul Sartre, e un’altra roba intitolata “Esistenzialismo: da Dostoevskij a Sartre”, ma prendile come suggestioni. Se sei genuinamente soddisfatto di quello che fai nella tua vita, allora lascia quei libri dove sono (non svegliare il can che dorme, si dice, no?).
Ma torniamo alla mia risposta. Come ho detto, dare fiducia agli obiettivi concreti e tangibili è, nel migliore dei casi, una cazzata. Questo perché noi non dobbiamo lottare per essere pompieri, banchieri, poliziotti o dottori. NOI DOBBIAMO LOTTARE PER ESSERE NOI STESSI.
Ma non fraintendermi. Non voglio dire che non possiamo essere pompieri, banchieri, dottori. Ma dico che dobbiamo piegare l’obiettivo all’uomo, piuttosto che l’uomo all’obiettivo. In ogni storia, fattori umani e genetici e ambientali si sono sovrapposti per dare vita ad una creatura con determinate abilità e desideri, il più importante dei quali è una necessità atavica di far sì che la propria vita sia piena di SIGNIFICATO. Un uomo DEVE esser qualcosa, DEVE lasciare un segno.
Per come la vedo io, il teorema deve avere queste indicazioni: un uomo deve trovare un percorso che sfrutti al massimo le sue ABILITA’ per raggiungere la piena gratificazione dei suoi DESIDERI. Facendo questo, l’uomo riesce a riempire il vuoto, creandosi un’identità che abbia la sua condizione di esistenza all’interno di questo schema operativo; evita di sprecare il suo potenziale scegliendo un percorso che non pone limiti alla crescita personale; e soprattutto evita la scena terrificante del suo obiettivo che svanisce, che svilisce, che si consuma, che diventa un cumulo di rottami. Piuttosto che piegarsi e conformarsi lui, il nostro uomo, ha piegato l’obiettivo affinché si conformasse alle sue abilità e ai suoi desideri.
Per farla breve, non ha dedicato la sua vita a ricercare un obiettivo predefinito, ma piuttosto ha scelto uno stile di vita che sa di amare. L’obiettivo? E’ assolutamente secondario: è come raggiungi l’obiettivo che è importante. E mi sembra quasi ridicolo dire che un uomo DEVE agire all’interno di un suo personale e privato schema; in quanto lasciare che un altro uomo definisca i tuoi obiettivi è una resa incondizionata all’esistenza, è rinunciare a uno degli aspetti più significativi della vita: l’atto definitivo di volontà che trasforma l’uomo in individuo.
Supponiamo che tu ritenga di avere otto percorsi a tua disposizione da seguire (tutti predefiniti, ovviamente). E supponiamo che tu non riesca a trovare alcuno scopo in nessuno di questi otto percorsi di vit. QUI TI VOGLIO. DUNQUE, DEVI TROVARE UN’ALTERNATIVA, UN NONO PERCORSO. E questo è una sorta di bignami di tutto il pippone che ti ho fatto.
Naturalmente, mica è facile. Hai vissuto una vita relativamente stretta, un’esistenza più verticale che orizzontale. Dunque non è difficile capire perché tu abbia queste paranoie. Ma un uomo che procrastina e rinvia le sue scelte, si ritroverà con le scelte fatte dallo scorrere delle cose e delle circostanze.
Quindi, se ti consideri uno dei tanti disincantati, puoi solo accettare le cose per come sono, o cercare davvero di fare qualcosa di diverso. Ma occhio! Non cercare obiettivi: cerca uno stile di vita. Scegli come vuoi vivere e poi decidere se riesci a campare in quello stile di vita. Ma tu mi dirai “Io non so che cazzo fare cosa fare aiutami!”
Questa è la croce finale. Conviene metter da parte quello che ho avuto fino ad ora, per cercare qualcosa di migliore e di nuovo? Non lo so, come potrei? Nessuno tranne te può prendere una decisione del genere. Ma anche soltanto SCEGLIENDO DI CERCARE, hai iniziato un lungo viaggio che ti porterà alla decisione definitiva.
Meh eh!, se non mi fermo adesso mi ritrovo a scrivere un libro. Spero che non sia così incasinata come sembrerebbe a dargli una scorsa veloce, ‘sta roba che ho scritto. Un unico avviso: questo è il MIO MODO di vedere le cose. Mi piace pensare che sia un teorema generalizzabile all’intera umana stirpe, ma forse no. Ognuno di noi deve crearsi il proprio credo, questo è banalmente il mio.
Se non ti è chiaro qualcosa, fammelo sapere. Non sto cercando di spedirti a fare il roadie in cerca del Valhalla, ma semplicemente ti sto dicendo che non dobbiamo accettare a scatola chiusa quello che ci viene offerto dalla vita che conosciamo. C’è molto altro, al di là della staccionata, e nessuno deve fare qualcosa che NON vuole fare per il resto dei suoi giorni. Ma ribadisco, se finirai per accettare uno di quei famosi otto percorsi, cerca in ogni modo di convincerti che DOVEVI farlo. Sarai in buona compagnia.
E questo è quanto, per ora. Aspetto una tua risposta, e nel frattempo, sarò sempre
Tuo amico,
Hunter