Giovanni Carlo Rossi, soprannominato “Carlino”, era appena ventenne quando decise di seguire la strada del coraggio, come migliaia di altri soldati italiani che, l’8 settembre 1943, scelsero di non piegarsi all’ordine di combattere per i nazifascisti. Questa storia familiare, Vasco Rossi l’ha condivisa sui social, in un post commosso per ricordare l’amato padre. "Durante la guerra, dopo l’8 settembre", scrive Vasco, "il Carlino Rossi era stato preso prigioniero dai tedeschi all’isola d’Elba e portato in Germania, in un campo di lavori forzati, uno di quei 600mila soldati italiani che non hanno accettato, per evitarlo, di combattere per i tedeschi contro i loro fratelli per la Repubblica sociale italiana".
Ora, Vasco torna su Instagram per ricordare "Carlino", con uno stile sincero e senza filtri, come solo lui sa fare, lanciando anche una frecciata al governo guidato da Giorgia Meloni. "Il 31 ottobre del 1979 te ne sei andato piegato dalla fatica. Ricordo ancora il tuo mezzo sorriso, caro papà, dolce e gentile. L’altra metà te l’avevano portato via i due anni di lager nazista a Dortmund che avevi dovuto scontare per non esserti voluto piegare alla barbarie del nazifascismo. Non ci crederai, ma sono tornati, lupi travestiti da agnelli, bulli, arroganti e le facce ghignanti. Con i loro deliri, i loro dileggi, la loro propaganda e la stessa ignoranza. Io resto orgoglioso di te. Viva Giovanni Carlo Rossi, papà Carlino".
"Carlino" se n’è andato troppo presto, a soli 56 anni, per un malore mentre era al volante del suo camion, lavoro che lo portava su e giù per l’Italia. "La sua filosofia", ricordava Vasco, "era velocità costante per arrivare dritti alla meta in tranquillità e sicurezza. A me invece piaceva ovviamente spingerlo, l’acceleratore". Il senso di determinazione e il coraggio di dire “no” quando serve sono rimasti, e continuano a essere un’eredità preziosa per Vasco.