Con un post dopo la morte di Jason Dupasquier, il diciannovenne pilota elvetico di Moto3 deceduto a seguito della caduta durante le prove sul circuito del Mugello, Vittorio Sgarbi l'ha fatta fuori dal serbatoio e ha cancellato dalla propria memoria una buona fetta della storia dell'arte italiana: "Una competizione non può diventare una sfida alla vita. A quali principi s'ispira uno sport del genere?", ha tuonato su Facebook.
Il Vittorione nazionale, critico, saggista e storico dell'arte, si è prima beccato la risposta che sarebbe piaciuta a De Coubertin, nell'editoriale del direttore di MOW: "Il motociclismo è opera epica, è arte", gli ha ricordato Moreno Pisto. E, interpellato al telefono, il più libertario tra i senatori italiani, ha provato a rimediare: "Quando vai così forte e così al limite, l’incidente mortale è inevitabile. Si potrebbe per esempio imporre un limite di 180 all’ora". Pare una proposta mutuata dall'ex ministro Lunardi, ma è pur sempre un'idea.
Però Sgarbi sembra essersi dimenticato di molti capolavori iconici, della sua principale materia di lavoro. Come ad esempio: "Moto futurista" (1914) di Fortunato Depero, "Il Motociclista" di Achille Funi del 1914 e ancora di Depero nel 1923, oppure "Motocicletta in corsa" e "Rumore di motocicletta" di Giacomo Balla del 1913, nonché "Motociclista" di Giovanni Sironi (1924-25), solo per citare i nomi degli artisti più noti al grande pubblico. Sono infatti innumerevoli le opere d'arte del periodo Futurista, che si ispirano o che hanno come soggetto il più romantico mezzo di trasporto a motore: la motocicletta. Proprio perché, nel "secolo veloce", il mito della corsa, a rompicollo e a cavallo delle macchine, era uno dei temi mainstream dell'arte e della vita quotidiana. Ed era coniugato in versione a due ruote: "La motocicletta dà un balzo, poi ebbra di gioia, si slancia fremente sulla via polverosa" - cantano nel 1924 le parole dell'aviatore e motociclista Bruno Giordano Sanzin, nella lirica "Tra le braccia della dea velocità" - "Corro, corro, ma la velocità non mi sembra mai abbastanza forte e voglio aumentarla premendo rabbiosamente la leva".
E nel ruolo di Presidente del Mart di Trento e Rovereto, dove è in carica dall'inizio del 2019, Vittorio Sgarbi dovrebbe ricordare che c'è pure una piccola opera conservata nei depositi in Trentino: una "Moto futurista", creata da Angiolino Spallanzani nel 1926. Un'opera meccanica a due ruote e di piccole dimensioni, che nel 2017 doveva essere uno dei contenuti di un'esposizione temporanea sul rapporto tra arte e motociclette nel periodo Futurista, durante il fuorisalone cittadino di Eicma, l'Esposizione mondiale del ciclo e motociclo di Milano che nacque agli inizi del secolo scorso.
Tale progetto di esposizione era basato su "i principi a cui si si ispira" il motociclismo, con elementi storiografici, riviste e manifesti del periodo, disegnati e firmati dai più noti futuristi italiani. E dalle informazioni che ha ricevuto MOW, nel luglio 2017 fu richiesta la collaborazione anche del Museo del Novecento del Comune di Milano, capoluogo dove in passato anche Sgarbi fu Assessore alla Cultura. Purtroppo, tale esposizione non vide mai la luce, poiché ritenuta "non d'interesse per il museo" dalla conservatrice del Comune di Milano, coinvolta nel progetto. Per l'istituzione pubblica meneghina, che contiene la più vasta concentrazione di opere del Futurismo al mondo, più che le squadrate ruote di motocicli alla Depero, sono stati storicamente d'interesse, privato e personale, altri temi per le mostre temporanee. Come ad esempio racconta Repubblica.it, circa i 3 mesi di durata di: "Omaggio a Gino Negri", musicista con cui lavorò anche il mitologico Maurizio Nichetti, nonché padre di uno dei 7 nomi del comitato scientifico del Museo del Novecento, che, poco casualmente, è anche il professore con cui si è laureata la conservatrice, anch'ella membro dell'organo decisionale del museo del Comune di Milano, che fu invitata a partecipare al progetto di esposizione temporanea sulle motociclette e il Futurismo a Milano nel 2017.
Dopo il niet e l'infecondo progetto di esposizione durante Eicma, la piccola motocicletta futurista del Mart trovò comunque un'occasione per essere apprezzata da altri storici studiosi del Futurismo e ammirata da parte del pubblico. Non di quello meneghino, ma siciliano. Tale opera fu infatti all'interno della mostra "Il ruggito della velocità", un'esposizione organizzata proprio nel dicembre del 2017 a Palermo, per celebrare il mito della Targa Florio motociclistica: piloti, velocità e gare in sella, nel rinomato circuito dove si svolgeva la competizione che, per una legge regionale del 2002, è addirittura inserita nel patrimonio storico-culturale della Regione Sicilia.
In conclusione, senza nulla togliere al parere sulle gare di velocità di Vittorio Sgarbi e senza creare conflitti agli interessi degli accademici di Milano, era già lampante ai futuristi che cavalcare un rombante motociclo è pura Arte. "La macchina rinvigorita raddoppia la corsa. Ormai le ruote non toccano più la strada: volano, volano…", come ricordano i versi di chi, in sella alla motocicletta, correva tra le braccia della Dea Velocità, già cent'anni or sono.