Walter Siti scatenato "contro l'impegno" degli scrittori mainstream. In una lunga intervista sul quotidiano La Verità realizzata da Antonello Piroso, nel presentare il suo nuovo libro non ha certo lesinato critiche ad alcuni colleghi che, a suo dire, “privilegiano temi considerati ‘buoni’ dalla sinistra democratica e così riducono la letteratura a megafono di idee già conosciute”. Non a caso il suo nuovo saggio si intitola “Contro l’impegno” (Rizzoli) e fa nomi e cognomi, senza riserve.
Su Saviano, per esempio, premette: “Considerare i testi una ‘macchina per fabbricare rassicurazione’ è tipico di quello che chiamo neo-impegno e mi fa spavento” e ancora: “Se lui prende le distanze dai letterati che si accontentano di “fare un buon libro”, alla ricerca “del bello stile”, bollandoli come “codardi” - perché dal suo punto di vista non abbastanza (o per nulla) impegnati - a mio avviso contribuisce a dare un’immagine distorta della letteratura. In più in Saviano la visione manichea, speculare a quella del Potere che lui intende combattere - Potere che punta all’infantilizzazione, alla semplificazione attraverso schemi basic -, lo porta a declinare lo scrivere come categoria bellica, come arma, con la letteratura che emerge e ha dignità solo passando per situazioni estreme”.
Ma l’autore di Gomorra non è l’unico che avrebbe questo atteggiamento. Un’altra che lo utilizza, benché per finalità un po’ diverse, è per esempio Michela Murgia: “I primi due (Saviano e Murgia, ndr) tendono a usare la letteratura come arma di lotta (più bellico il primo, più ironica la seconda), il terzo pensa piuttosto alla letteratura come a un’estensione delle buone pratiche argomentative”.
Ma chi è il terzo che cade in errore, secondo Walter Siti? Nientemeno che Gianrico Carofiglio: “Assegna alla letteratura il compito di ‘dire la verità’, e genericamente alle storie quello di “coltivare l’em patia”. Io ritengo invece la letteratura possa spingerci all’odio, degli altri e di noi stessi, e possa arrivare a farci dubitare di qualunque verità”.
E così, alla fine sente anche di dare ai tre un consiglio: “Devono fare attenzione a non dare la priorità, nei loro romanzi, a troppi messaggi esortativi e pedagogici. Come ci insegna l’economia, la moneta cattiva finisce per scacciare quella buona”.