Che il 2020 sia un anno complicato per la moda, è ormai chiaro a tutti. Che le tendenze nell’ultimo decennio siano state rivoluzionate, pure. Ma tra il dire al fare c’è di mezzo il mare, e si fa fatica a mandar giù una svolta così drastica per un colosso della moda come Celine, da sempre direzionato verso una clientela borghese e squisitamente snob.
Dimentichiamoci delle influenze degli anni 90, del grunge e l’heroin chic, e di tutto quello che concerne lo stile (fino a qualche giorno fa) infallibile di Hedi Slimane. Potrei fermarmi qui, perché già questo, per chi è cresciuto a pane e stivaletti wyatt Saint Laurent, è un colpo basso. Ma per apprezzare la nuova collezione prêt-à-porter di Celine, bisogna abbracciare il presente ed accettarlo in tutte le sue molteplici, svariate, talvolta insensate sfaccettature.
La Generazione Z detta le regole di stile dell’ultimo decennio: ma in che senso, se le regole non ci sono? Può sembrare una contraddizione, ma è l’unico tassello su cui si erigono i nuovi elementi di stile di una generazione, a modo suo, ribelle. Purtroppo è la mossa di Hedi Slimane, direttore creativo della maison dal 2018, a non essere per niente rivoluzionaria. La primavera estate 2021 di Celine si focalizza sui trend del momento, senza proporre alcuna novità consistente, e ignorando il fatto che in un momento storico di paralisi intermittenti, abbiamo tutti bisogno di un elemento artistico di rivolta. I modelli proposti invece, non fanno altro che mimare lo stile dei ragazzini dell’upper class parigina, che non potendosi assembrare tra di loro allora assembrano i capi più disparati che hanno nell’armadio, prima di farsi un TikTok. Per la collezione uomo, che ha sfilato lo scorso luglio, si può anche chiudere un occhio. Nessun boato di sorpresa, ma perlomeno gli outfit proposti hanno mirato a un target ben delineato, che altro non sono che gli e-boys, da cui prende ispirazione il nome della collezione, “The Dancing Kid”. La scelta dei pattern, soprattutto l’utilizzo del tartan e l’animalier, ha conferito un carattere più sfacciato alla collezione maschile, sebbene rimanesse più fedele allo stile di Slimane. Inoltre, il sentore subculturale nella scelta degli accessori, insieme alla scelta di una location dispersiva, ci ha immersi in un clima accattivante e di rottura nei confronti degli standard tipici della moda parigina. Niente a che vedere con la collezione donna, che sta destando critiche a colpi di Instagram Stories e commenti dolorosi come frustate di chain belts.
La ragazza proposta è inconfutabilmente ricca, presumibilmente viziata, ma discutibilmente stilosa. Ha fatto un giro da Zara e da Bershka, ha comprato tutto, e se lo è messo addosso senza porsi troppe questioni sul come e dove. Dopodichè ha bevuto un Frappuccino ed è corsa ad allenarsi divorata dai sensi di colpa, ma non in una palestra qualsiasi di periferia, bensì allo stadio monumentale di Monaco insieme alle sue amiche strafighe. Il tutto, cambiando circa ottocento borse nell’arco di una sola giornata. Nulla di più sovversivo. L’estetica ricreata è così attuale che sembra già vecchia, considerando che al giorno d’oggi, soprattutto online, dovrebbero nascere nuove tendenze più o meno ogni giorno. Basterebbe farci caso. Ma per la bella stagione, Celine non ha voluto permettersi alcuno spiraglio di immaginazione o creatività.
Chiaramente in questo momento storico incerto e traballante, nessuno è in grado di predire le virate del sistema moda e di rischiare puntando alla lunga distanza. Si spera, però, che ciò non si traduca in reggiseni sportivi e cappellini di baseball per tutte le estati della nostra vita.
Si può ipotizzare dunque che anche Slimane, come le donne del suo attuale immaginario, abbia concepito la collezione dopo un giro in un qualsiasi negozio di pronto moda, raccattando elementi casuali e mettendoli insieme tra di loro. L’unica differenza sostanziale è che sono sartorialmente fatti meglio. L’essenza dello streetwear per come siamo abituati a concepirlo, non trova modo di esprimersi attraverso nessun capo della collezione. E così anche il mix & match, una tendenza che ormai ci perseguitava, pur continuando a stupirci, da qualche anno, ha perso tutto il suo valore durante questa sfilata atletica. Perchè è proprio non osando, che si ammazza il genio artistico.
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