“Chi bello vuole apparire un po’ deve soffrire”: eppure, mentre ci infiliamo un paio di Crocs l’unico a soffrire è il nostro senso estetico, che nel corso degli ultimi anni è stato tramortito da un circo di calzature ripugnanti che si nascondono dietro la fragile facciata dell’ugly fashion. Diciamocelo: per quanto comode - nessuno è qui a metterlo in dubbio -, i sabot in plastica bucherellata originari del Colorado sono tutto fuorché gradevoli alla vista. Eppure, pare sia proprio la loro indiscutibile bruttezza a far gola ai giganti della moda. “Mi piace che siano brutte”, ammetteva Christopher Kane nel 2017, mentre si apprestava ad attuare uno dei crimini di moda per cui monsieur Dior si sarebbe rivoltato più volte nella tomba: portare le Crocs in passerella, cercando invano di mascherare la loro estetica cheap ricoprendole di minerali grezzi e pietre colorate. Un po’ come coprire col fondotinta un brufolo che sta per esplodere, il risultato ti fa comunque dire “ew”.
Non contenti, in tempo record il delitto di Christopher Kane arrivò all’orecchio vigile di Demna Gvasalia (Ceo dell’ugly fashion), che sulla passerella di Balenciaga rincarò la dose con un modello di Crocs ancora più appariscente, imponente e minaccioso. Consacrato al fascino insolito di quelle ciabatte dall’appeal ortopedico, il mondo della moda decise di non volerne più fare a meno. Dietro l’improbabile ascesa delle Crocs si cela un’aspra verità, difficile da digerire, che detta regola nel mondo della moda: non esistono più il bello e il brutto, ma vince chi riesce a scioccarci, di volta in volta, un pochino di più. Una regola non scritta che si perpetua ormai da quasi 20 anni, fatta di grandi capolavori - vedi John Galliano alla direzione di Dior - e di eclatanti scivoloni.
L’esempio delle Crocs appartiene alla seconda categoria, uno stratagemma ben confezionato che ci porterebbe a sborsare cifre a tripli zeri per un paio di dozzinali ciabatte di plastica. “Avete mai avuto l'impressione di essere stati imbrogliati?” Direbbe oggi, ancora, Johnny Rotten. Sì, perché il capitolo cheap&chic non termina sulla famigerata passerella di Balenciaga, ma quest’anno trova carta bianca anche nella collezione della raffinatissima stilista Simone Rocha, che ha tenuto in serbo le sue amate perline e i fiocchi in raso per decorare le famigerate Clog, per l’autunno-inverno 2024. Eppure, anche in versione coquette, sono difficili da digerire. Per non parlare poi dell’assurda quantità di brand più modesti che hanno scelto di collaborare con il marchio del Colorado, dando vita ad una serie spropositata di modelli di Crocs di cui, onestamente, nessuno sentiva il bisogno. Le ispirazioni vanno dallo streetwear di Palace, alla palette colori di Toy Story, passando per Patrick la stella marina di SpongeBob, Hello Kitty, McDonald’s e Naruto. Perfino Coca Cola non ha saputo resistere, e ha realizzato una Clog dalla tipica colorway rossa e bianca, tempestata di tappi di bottiglia. Ma illuminatemi, chi ca*** mai le comprerebbe?!
Insomma, c’è un limite a tutto, ma non alle Crocs. E a quanto pare, nemmeno al tragico desiderio di auto-sabotare il nostro guardaroba, spendendo una fortuna per questi obbrobri in edizione limitata. Inutile nascondersi dietro il pretesto della comodità, considerando l’esagerata quantità di prodotti che abbiamo oggi a disposizione per ogni minima esigenza, e ciononostante scegliamo comunque di vestirci da clown. Perché Crocs, più che una ciabatta, è un fenomeno culturale, ed è proprio la sua estetica grottesca a catturare l’attenzione e a trasformare un outfit banale nella quintessenza dell’ugly-cool. E sotto sotto, possederne un paio ci fa sentire parte di un movimento globale, fieri di custodire nella scarpiera un paio delle “scarpe più orribili di sempre”. Guilty pleasure.