Ma soprattutto, che fine hanno fatto gli open bar? Dopo la brusca interruzione di febbraio a causa del lockdown, la fashion week milanese ha deciso di muoversi virtualmente per l’edizione estiva. E per fortuna, aggiungerei. In tempi di emergenza Covid-19 non c’è spazio per gli assembramenti ai party privati (che poi alla fine, entrano tutti) e per i dj-set “esclusivi”.
I free drink hanno perso il loro monopolio e le passerelle sono diventate finalmente le protagoniste dell’evento più chiacchierato e atteso di Milano. E così nel 2020 la fashion week è davvero accessibile a tutti, proiettata in streaming, grazie ad Urban Vision, su quattro maxischermi led distribuiti nei punti focali della città - Duomo, San Babila, Naviglio Grande e Corso Garibaldi - e interamente visibile sul sito della Camera Nazionale della Moda Italiana. Niente gin tonic gratis, però.
Ok ma cosa è successo?
Inutile dire che Miuccia Prada ha aperto le danze e cavalcato la wave, sovrana di Milano e della moda all’avanguardia, proponendoci delle collezioni uomo e donna concrete e semplici. Due concetti che riflettono lo stato d'animo collettivo attuale e che vanno a nozze con le linee sartoriali della casa di moda milanese. Ma non mancano le ispirazioni urbane ed industriali di Linea Rossa, i tessuti tecnici e la maglieria leggera ed aderente al corpo. Il tutto è stato presentato efficacemente attraverso cinque fashion film, “Prada Multiple Views”, della durata media di una sfilata, diretti a loro volta da cinque artisti dalle visioni creative differenti.
Il fashion film è il sovrano della settimana della moda 2020, oltre ad essere lo strumento comunicativo per eccellenza degli ultimi cinque anni, l'unico che permette allo spettatore di elaborare una riflessione singolare e condivisibile. Gli ingredienti principali dei fashion film di Prada sono l’ironia ed il sentimento di fredda nostalgia, che pian piano si scalda attraverso situazioni bizzarre e location insolite, lontane anni luce dall’universo moda che siamo abituati a concepire. Il risultato è onesto, puro, e soprattutto irriverente. Insomma Prada a livello comunicativo spacca sempre, ed abbraccia l’innovazione senza mai voltare le spalle a ciò che è tradizionale.
Impronta introspettiva anche per M1992 e la collezione primavera estate 2021 “BRAINWASHHH”, che attraverso il suo video moda indaga sul subconscio umano in un’era completamente digitalizzata, vittima della manipolazione e dell’informazione torbida. Non c’è dubbio che il lockdown abbia avuto un impatto creativo e riflessivo potente sulle menti dei designer, costretti a portare avanti il loro lavoro in condizioni limitanti. Ma per fortuna c’è anche chi affronta la realtà con spirito positivo e voglia di ricominciare, come i giovani protagonisti del video moda di MSGM, che gioiscono e fanno cose da giovani in un clima di festa di inizio estate. O Jacquemus, che torna a sfilare nei campi di grano per evocare l’amore nelle piccole cose e l’attaccamento agli ambienti famigliari. E ancora chi, come Salvatore Ferragamo, ha fatto un tuffo sognante nel passato per riconnettersi alle proprie origini e recuperare i valori di resilienza del marchio. Forse alla fine dei conti, il distacco forzato dalle dinamiche sociali ha reso la moda più umana e meno ossessiva. E banalmente (anche se non economicamente), ne avevamo bisogno.
Le uniche sfilate fisiche sono state quelle di Etro e Dolce & Gabbana, assistite da pochi eletti in piene norme di sicurezza e distanziamento sociale. La location scelta da Domenico Dolce e Stefano Gabbana è l’Humanitas University di Rozzano, poco fuori Milano, alla quale i due stilisti hanno fatto un’importante donazione per sostenere uno studio sul Covid-19. Una mossa apprezzata, che va più o meno ad eclissare le gaffe degli anni precedenti (soprattutto con la Cina). Gli si vuole bene comunque.
E poi arriva Gucci, con il gran finale che tutti stavamo aspettando. Alessandro Michele apre le danze con una nota vocale in cui spiega la sua nuova collezione, definendola “l’inizio della fine di un esperimento”. Ed è un esperimento al contempo umano e digitalizzato, con i modelli che non sono veri modelli, ma dipendenti designer del brand che appaiono come finestre virus sullo sfondo di Palazzo Sacchetti, a Roma. E che si sono fatti il mazzo per tutta la quarantena, e ora hanno il diritto di essere le star della nuova collezione.
“Non so cosa succederà” è la frase di chiusura di Alessandro Michele, ed è anche quello che ci stiamo chiedendo tutti da qualche mese. Che questa settimana della moda anomala segni l’inizio di una nuova era? Una cosa è certa, la fashion week del 2020 passerà alla storia, e voi vi pentirete di non averla guardata. Perché nonostante sia uno sbatti impiegare preziosi minuti del vostro tempo a guardare una sfilata in diretta streaming, per la prima volta abbiamo avuto tutti l’opportunità di dire “io c’ero”. La nuova normalità deve essere solidale ed inclusiva, e la moda si sta facendo pieno carico di un obbiettivo così difficile da raggiungere.
Per la prima volta dopo anni, la moda si rivolge così solo a chi di moda si interessa davvero. Perché ammettiamolo, né io, né alcun altro comune mortale aveva notato che fosse iniziata la fashion week.