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“Outing? Una moda. Gender Fluid?
Pericoloso". Intervista ad Angelo Pezzana,
il primo vero omosessuale rivoluzionario
che non sa chi sia Achille Lauro

  • di Luca Beatrice Luca Beatrice

3 marzo 2021

“Outing? Una moda. Gender Fluid? Pericoloso". Intervista ad Angelo Pezzana, il primo vero omosessuale rivoluzionario che non sa chi sia Achille Lauro
Proprio 50 anni fa ha fondato il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano. Angelo Pezzana ricorda: "Per quelli di destra eravamo degli sporcaccioni, per i cattolici dei peccatori da redimere, per i comunisti comunque un problema”. Adesso di anni ne ha 80 e ce l'ha con tutti. Con Renato Zero, il #metoo e il Black Lives Matter, "che non servono a niente, se sei una persona libera". E Achille Lauro a Sanremo? Ignorato...

di Luca Beatrice Luca Beatrice

“Outing e coming-out? È stato un atto liberatorio, ma è diventato una moda”. “Gender Fluid? Pericoloso, e comunque un atteggiamento figlio della superficialità del tempo”. A sostenere tali posizioni non è un conservatore, un reazionario, uno che non vuol capire che stiamo vivendo nel terzo millennio, ma un omosessuale autenticamente rivoluzionario che esattamente cinquant’anni fa fondò il FUORI, acronimo che sta per Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano. Sto parlando di Angelo Pezzana, oggi ottantenne, un simbolo non solo per Torino (la città in cui il movimento prese il via) ma per tutta quella parte d’Italia, omo o etero, che ha sempre amato la libertà propria e altrui. Di professione libraio indipendente, ha fondato la Hellas nel 1963 e anni dopo la Luxemburg, considerata ancora oggi tra le dieci librerie più belle in Europa, promotore della scintilla che accese il Salone del Libro, Angelo appartiene al mondo della cultura, di certo meno discriminante di altri sulla questione omosessuale eppure non scevro da certa ipocrisia di fondo.

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Angelo Pezzana con la rivista Fuori

Amo e stimo profondamente quest’uomo (lui non se lo ricorda, ma da ragazzino passavo interi pomeriggi a scartabellare da Hellas le riviste internazionali, unica a venderle in città) perché non si lamenta mai, non si lagna, non piagnucola sull’ingiustizia del mondo. Ma quale gay? Angelo è un frocio cazzuto con un dna tostissimo e coraggioso, che non significa il coraggio superficiale dell’ostentazione - negli anni 70 indossava camicie rosa e lo guardavano male ma detesta i ragazzini con le unghie smaltate e i capelli colorati - ma quello di assumere rischi e pericoli, come manifestare da solo a Mosca nel 1977 per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla prigionia del regista Sergiej Paradzanov, incarcerato dal regime sovietico perché omosessuale. Va bene che in Italia la sinistra nei tardi anni 80 ha preso le distanze dall’URSS, però Angelo Pezzana è convinto (e lo sono anche io) che il PCI e i suoi eredi non abbiano mascherato del tutto di derivare da una cultura fondamentalmente chiusa e burocratica. “Per quelli di destra eravamo degli sporcaccioni, per i cattolici dei peccatori da redimere, per i comunisti comunque un problema”. Ci è voluto Marco Pannella e il Partito Radicale per un’altra idea di sinistra in Italia, moderna, vicina al mondo liberale e post-ideologica quando ancora le ideologie esistevano e facevano danni. Ma questa è un’altra storia.

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Angelo Pezzana

Da un’eresia a un’altra, Angelo ne combina diverse: collabora per Il Giornale e per Libero, perché Vittorio Feltri gli lascia lo spazio che desidera senza censure, sposa la questione israeliana e la sua politica governativa. È proprio il caso di dire… altri cazzi, ma d’altra parte un rivoluzionario non si appisola su posizioni scontate e banali, ha bisogno di spazi liberi, di decidere di testa propria, di andar controcorrente, da solo e mai nel branco.

Non c’è tragedia né tristezza nell’omosessualità come la racconta Pezzana. Gli piaceva scopare, come a me, come a noi, solo che invece delle donne preferiva i ragazzi. Negli anni ’70, dopo che Torino era già passata dal ’68, i posti per incontrarsi erano i gabinetti pubblici, le ultime file dei cinema di terza visione, magari le serate svoltavano bene, alla fine si conoscevano tutti e cominciarono a diffondere il numero zero di FUORI, giornale-manifesto nato sulla scorta dell’esperienza francese e per reazione a un articolo uscito su La Stampa che recensiva il libro di uno psicanalista convinto di riuscire a “guarire” gli omossessuali e farli tornare “normali”.

Perché ho voluto raccontare questa storia ai lettori di Mow? Per ribadire un concetto cui tengo molto: ci sono persone che rivendicano sempre e comunque la propria libertà, muoversi, andare, venire, far sesso, bere, mangiare, divertirsi, andare in moto, prendere posizioni impopolari e fare scelte sbagliate. Angelo ritiene #metoo una vera e propria aberrazione e neppure gli piace Black Lives Matter, o quantomeno gli desta qualche sospetto di conformismo.

E sulle ultime mode del momento ha risposto: "Achille Lauro? Non so chi sia". Quando gli diciamo che imita un po' Bowie un po' Renato Zero aggiunge: "Già Renato Zero non mi piace, ha sempre fatto finta e detesto l'ipocrisia...". Capite allora che razza di personaggio è Angelo Pezzana? 

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