Eman Rus, 130 mila follower su Instagram nel momento in cui scriviamo, è diventato una delle sregolate bellezze di internet. Ha una tavoletta grafica, conosce bene Photoshop e propone contenuti surrali legati al mondo dell'attualità. Lo fa sempre per divertire e divertirsi, tuttavia gli capita anche di educarci: siamo immersi in un fiume in piena di contenuti, il nostro livello di attenzione è ai minimi storici e così, spesso, non facciamo nemmeno più caso a quello che ci passa davanti. Magari è successo davvero, magari invece è un fake di Eman Rus. Il livello dei suoi lavori è così realistico che ci costringe a guardare due volte, a farci una domanda, a guardare alle cose con un'altra prospettiva anche quando facciamo altro.
Oggi che siamo costantemente passibili di denuncia, che prima di quello sociale si pratica il distanziamento etico, Eman Rus non solo ce lo meritiamo, ci serve anche. Lui fa due cose: la prima, fondamentale sempre, è far ridere. C’è Chiara Ferragni con uno spaghetto che le esce dal naso e ridi perché - citando Joe Pesci - lo trovi buffo. Poi pensi al tempo, alle risorse e alla pianificazione che c’è dietro ad una foto di lei che mangia e provi anche un filo di soddisfazione. Stessa cosa con i mille volti di Salvini, Mattarella che diventa punk, il Papa che sponsorizza i preservativi.
Pa cosa fondamentale però è che Eman Rus mette in discussione la realtà, regalandoci un mondo fatto di universi lontanissimi mescolati a possibilità concrete: c’è Zlatan Ibrahimovic con una quinta di seno e a fianco Gianni Morandi che ha una storia con Emrata, per poi seguire con Silvio Berlusconi che festeggia il compleanno con una dozzina di modelle. A volte la foto colpisce per quanto lontana dal vero, altre volte per quanto potrebbe essere vicina. Come gli screenshot dei messaggi Instagram, uno su tutti quello di Conor McGregor che lo manda a quel paese dopo una domanda sul pugno a Facchinetti. Quel giorno, per dirne una, Barbara D’Urso mandò in onda la chat a Pomeriggio Cinque credendola vera.
"Quando ho cominciato mi sono detto ecco, magari un giorno mi faranno le interviste. Ora la stiamo facendo"
Eman Rus ci ricorda che non tutto quello che vediamo su internet è vero e che la vita sui social non esiste nella realtà. Lo fa con un passamontagna in testa ed uno pseudonimo che è cognome al contrario. Ecco perché è la pagina social dell’anno per MOW ed ecco perché, dopo una lunga trattativa, abbiamo passato una mezz’ora abbondante al telefono: lui è in macchina, parla in vivavoce mentre guida per Olbia. Il tergicristallo mandato veloce scandisce il tempo di tutta l’intervista.
Prima cosa, per farci il titolo: dimmi testualmente ‘sono io Eman Rus’.
“Wow. Lo devo dire davvero? Va bene, sono io Eman Rus”.
Chi è Eman Rus?
“È nato tutto un po’ per caso, non ho mai pianificato nulla. Io mi sento molto libero nello scegliere i contenuti ed è così anche quando lancio contest, limited edition o altro. Non c’è niente di scritto. Questo personaggio è nato testando le reazioni della gente e, allo stesso tempo, rispecchia un po’ la mia persona. A volte mi piace prendere per il culo la gente, altre spero di far riflettere e altre ancora mi piacerebbe proporre qualcosa di artistico. Comunque sia, io ci sto prendendo gusto”.
No, intendo chi c’è sotto al passamontagna.
“Non posso rispondere a questa domanda per intero, altrimenti finisce il gioco. Posso solo dirti che abito a Firenze, lavoro per il Corriere Fiorentino e ho circa trent’anni. In realtà non lavoro soltanto per loro, diciamo che Eman Rus ha una collaborazione. Comunque sono sardo, di Olbia. Tengo molto alla mia città, mi sono anche candidato alle scorse elezioni comunali ed è andata piuttosto bene, ora c’è un partito che mi ha chiesto di lavorare per fare delle campagne di marketing piuttosto aggressive”.
Accetterai?
“Vedremo, la gente crede a tutto e potrebbe essere anche pericoloso”.
In effetti... Tu dipingi Sergio Mattarella con una canna sulla scrivania, a volte però finisci a fare denuncia sociale.
“Forse la chiave di quello che possiamo definire… successo? Ma sì fanculo, chiamiamolo così, per me lo è. Comunque. La chiave può essere un po’ questa, nessuno aveva mai messo le tette a Salvini o fatto girare una canna a Mattarella. Magari questi lavori hanno poco senso artistico, però allo stesso tempo è una cosa nuova che ha incuriosito le persone. A me non va più di fare solo questi contenuti: forse sto crescendo pure io, magari sento un po’ più di responsabilità. È anche vero che rispetto a quando ho cominciato non sono più la stessa persona, sono cresciuto. È quello che dicono sempre dei rapper insultandoli perché sono diventati commerciali. La verità è che la gente cresce e l'arte cambia, evolve”.
"Soffoco quell’invidia innata che abbiamo un po’ tutti nel vedere le vite perfette di chi ha successo sui social"
Anche perché se non cresci rimane un meme. A proposito di rapper, c’è un video di Salmo a Olbia in cui inquadra la ruota panoramica con al centro un’enorme Venere di Eman.
“Non sono stati molti ad averlo visto, mi è arrivato il messaggio di mia sorella e qualche amico. I ragazzi che gestiscono la ruota mi hanno chiesto se potevamo metterla, sono dei fan di Eman Rus e io mi sono preso bene, gli ho dato il file e l’abbiamo inserito”.
A Pomeriggio Cinque, dopo il pugno di Conor McGregor a Facchinetti, è andato in onda lo screenshot di una tua conversazione inventata: tu dicevi ‘Conor, perché hai preso a pugni Facchinetti’ e lui ti rispondeva ‘Fuck You!’. Poi hai fatto rispondere Salmo ai ‘messaggi' di Barbara D’Urso.
“Il giornalismo italiano è una barzelletta e io ve la racconto! Per quanto riguarda Salmo io sono uno dei suoi primi fan, lo seguo da quando ha fatto il primo concerto in un localino di venti metri quadri a Sassari, si chiamava l’Accabadora… Parliamo del 2009, forse 2010: stava per uscire The Island of Chainsaw Massacre, il suo primo album. Salmo è abbastanza riservato e io pure, ma dal punto di vista artistico penso che sia uno dei migliori in Italia. Se cominciasse a fare anche qualcosa in inglese secondo me farebbe bene anche a livello internazionale, è completissimo”.
Quanto ti piace quando in Italia la gente parla di Olbia?
“È vero, noi sardi abbiamo molto questa vena patriottica, c’è poco da fare. Se si parla della Sardegna in TV si zittisce tutta la famiglia, sono scene da far west: cominciano a chiamarsi le zie, l’una con l’altra: ‘Metti Rai4 subito che stanno parlando di noi!’(ride, ndr). È un po’ strano, ma adesso Olbia ha questa fama di sfornare talenti: Salmo, Luigi Datome, El Raton… e mettiamoci in mezzo pure me, dai”.
In un mondo in cui la gente si ammazza per farsi vedere tu hai preferito essere invisibile.
“Si, mi godo tutto lo spettacolo da dietro le quinte. Io detesto questa superficialità, questo esporsi continuamente. Non parlo tanto degli influencer e di questi stili di vita, ormai loro ne hanno fatto un lavoro o qualcosa di simile. Parlo soprattutto di ragazzini e ragazzine che basano tutto sul niente, sui like. Il like è una frazione di secondo, poi ti hanno già dimenticato”.
Tu invece mandi un altro messaggio: ‘prendetevi quello che faccio e non pensate a chi sono’.
“Esatto, e questo è sempre il mio consiglio: fai parlare quello che sai fare. Non la tua faccia di cazzo, le tue tette o il tuo sedere”.
Per te c’è un punto di arrivo? Non so, una telefonata da Mario Draghi (dal Quirinale), una mostra tutta tua…
“Più che la chiamata di Draghi, che probabilmente il giorno in cui divento famoso sarà già morto, mi piacerebbe moltissimo fare una mostra personale. Di punti di arrivo in mente ne ho anche altri, ma non voglio parlarne perché se non li raggiungi è sempre triste, soffri. Nella mia vita però è sempre funzionato così: quando ho in testa una cosa, anche semplicemente immaginarla la fa accadere. Magari poi succedono altre cose, ma se non te l’immagini nemmeno non hai speranze. Quando ho cominciato a vedere che Eman Rus poteva funzionare ho detto ecco, magari un giorno mi faranno le interviste. Vedi, ora la stiamo facendo”.
Quand’è che hai capito che questa roba stava partendo?
“Durante la quarantena del 2020. Purtroppo avevo perso una persona cara durante i primi giorni di lockdown e non avevo neanche il morale così in alto, creavo contenuti ma ero annoiato. Poi leggendo i commenti ho capito che cominciava ad essere una cosa che la gente voleva vedere, aspettavano una mia risposta ai fatti di cronaca. Stavo diventando un’agenzia della satira”.
C’è stata una volta in cui sei stato contattato da qualcuno di impensabile?
“A parte McGregor?”.
Probabilmente non te ne accorgi e non ti interessa, ma stai insegnando alla gente che su internet non ti puoi fermare a quello che vedi.
“Alla fine la verità è soggettiva, no? Ormai siamo diventati tutti complottisti, vogliamo sempre trovare qualcosa dietro alla realtà che ci viene raccontata, il segreto scomodo che non ci dicono. Un po’ di diffidenza fa bene, altrimenti saremmo dei polli che credono a tutto, ma a volte ottieni l’effetto contrario”.
L’effetto contrario è la canzone dei virologi: la guardi e dici ‘no dai, è così surreale che poteva farlo Eman Rus’.
“È vero, in quel caso la realtà ha superato la finzione, ormai viviamo nel paese dei balocchi. Ho fatto vedere il video a mio padre e non credeva che fosse vero. Secondo me la generazione dei nostri genitori è terrorizzata dalle fake news. Sanno di non essere molto agili all’interno di questi canali e di conseguenza hanno sempre un po’ il complesso e la paranoia di essere fregati. Ai sessantenni piace molto il termine ‘fake news’, magari Eman Rus non è da sessantenni”.
Silvio Berlusconi Presidente della Repubblica invece? È un quadro di Eman Rus o è tutto vero?
“Già il fatto che se ne parli, che sia una possibilità, è una cosa veramente estrema. Io mi ricordo quando Berlusconi ha finito l’ultimo mandato: gli lanciavano i pomodori, è andato a fare servizi socialmente utili. Ad oggi ha decine di processi a suo carico, vuoi che almeno in uno non sia colpevole? Già per il fatto che il suo nome venga affiancato alla mafia sia in Italia che all’estero lo rende impresentabile. Io, se Berlusconi dovesse diventare davvero Presidente della Repubblica, andrei via dall’Italia. E lo dico anche se come uomo mi sta molto simpatico: mi farei una bella cena con lui per farmi raccontare gli aneddoti, le storie... È stato anche un bravissimo imprenditore. Nonostante questo lo vedo molto fuori luogo in quel ruolo. A me piacerebbe una Presidente donna, penso sia il momento giusto”.
Tra i personaggi pubblici che racconti hai dei grandi protagonisti. Chi è per te Matteo Salvini?
“Matteo Salvini è un grandissimo comico. Come Berlusconi, anche lui mi sta umanamente simpatico. Io vado a pelle e Salvini in foto o in video mi è simpatico. Quando è venuto a Olbia ho gli ho chiesto un video per Eman Rus, lui non se n’è accorto ma ero io a chiederglielo. Lì l’ho visto di faccia e mi è stato molto simpatico. Come politico però è un’altra cosa. Fa la sua propaganda in base ai social, parla alla pancia, è il populismo”.
E i Ferragnez, chi sono?
“Ti dirò, ho visto anche la serie tv e guardandola ho rivalutato Chiara Ferragni, mi è stata molto simpatica. Io ho tre sorelle e lei ne ha due, in alcuni momenti ci vedo le stesse dinamiche. Loro sono due imprenditori di successo che forse stanno un pochettino esagerando ad esporsi. Pensa ai figli: magari tra 15 anni il loro bambino dirà ‘non volevo che mostrassi al mondo la mia vita’ e avrà tutto il diritto di farlo”.
Se è successo al bimbo in cover di Nevermind, il disco dei Nirvana, il fatto che un giorno decida di farlo il figlio dei Ferragnez è quasi una certezza.
“Esatto, magari si sveglierà un giorno incazzato. Però allo stesso tempo sembrano due bravissime persone, hanno fatto molto durante i mesi della pandemia per il sociale. Due bravi imprenditori, personalmente però non li conosco. Dalla serie si vede che lui è un paranoico che non vuole avere amici, lei è molto più solare”.
Chi è il Papa?
“Il capo di Governo di uno dei più ricchi stati del mondo. Ed è nell’elenco delle persone con cui vorrei farmi una foto”.
Le altre?
“Io sono un iconoclasta, ma anche un tradizionalista. Quindi dico Papa Francesco, la Regina Elisabetta, i presidenti americani - Obama, Trump, Biden - e poi Kim Jong-un, Michael Jordan…”.
Ti faccio un altro nome: Banksy. Non siete solo voi a fare dell’arte nascondendo la vostra identità ma la gente ti associa a lui.
“Banksy un genio. È vero che molti mi hanno paragonato a lui, ma non è assolutamente così. Lui è bravissimo e mi piace un sacco quello che fa. I murales un pochettino mi annoiano, però mi piace come lavora al montaggio dei video, gli storytelling che propone… Ma anche altre cose, come l’asta con il quadro che si autodistruggeva… In questo è veramente avanti”.
Perché Eman Rus è la pagina social dell’anno per MOW?
“Innanzitutto sono onorato e spero mi darete un premio da mettere in camera, così lo faccio vedere a mia mamma. Forse sono io perché siamo stanchi degli influencer. Le loro foto davanti allo specchio, con l’albero di natale, a fare shopping. Sono arrivato io e ho proposto le stesse foto prendendoli per il culo, proponendo una realtà diversa. E forse soffoco quell’invidia innata che condividiamo un po’ tutti noi esseri umani nel vedere le loro vite perfette e senza preoccupazioni, vite di gente piena di soldi che nella maggior parte dei casi sono stati guadagnati senza fare niente. Quando arriva qualcuno che li fa scendere un po’ dal piedistallo la gente gode. E quel qualcuno, stavolta, sono stato io”.
Grazie Eman. Stavo pensando che sarebbe bello mettere un paio di risposte inventate a questa intervista per rimanere in tema.
“Ok, mettiamole. Basta che non mi sputtani”.
Perfetto.