Cosa cambia e cosa cambierà ora che Facebook diventa Meta? Dopo che Mark Zuckerberg, il fondatore del colosso social che ha cominciato a fagocitare gli utenti Internet nel 2004, ha annunciato il nuovo nome della propria galassia e l’approssimarsi di un “metaverso”, con una nuova piattaforma che dovrebbe privilegiare l'utente e offrirgli una nuova modalità di fruizione dell'esperienza social in tutte le sue declinazioni, in molti si sono chiesti che implicazioni avrà tutto ciò. Noi lo abbiamo chiesto a due punti di riferimento internazionali del settore, Dot Lung e Costantino Roselli.
C’è chi ha fatto notare come dietro al rebranding non ci siano soltanto grandi progetti di innovazione, ma anche difficoltà nelle “pubbliche relazioni”, con possibili ripercussioni anche legali. Su questo secondo aspetto Dot Lung, nota anche come “Mother of social dragons”, invita alla cautela: “Non può essere per questioni legali – spiega a MOW – Un cambio di nome non cambia nulla relativamente alla responsabilità”. La guru e stratega dei social media sembra però predica prudenza anche riguardo al merito e alle modalità della nascita di questo annunciato metaverso: “Ci vorrà un’enorme comunità di sviluppatori e creatori che nel prossimo decennio credano in questa visione perché la si possa realizzare”, sottolinea Lung.
E vediamo ora cosa ne pensa Costantino Roselli, italogreco autore di “Million dollar chest”, imprenditore (Weird Authentic People, Ntzns), esperto di marketing, conferenziere e futurologo.
Allora, Costantino, Meta è una cosa seria o è solo marketing per cercare di evitare problemi?
“Meta è una cosa seria. Reale. Più che reale. In effetti è multireale. Per tutti noi che sogniamo un mondo multipotenziale, è la porta per raggiungerlo. Meta non riguarda i social media. Si tratta di darci infinite capacità per usare Internet come dovrebbe essere. Facebook ha introdotto l’economia della connessione. Ci ha fatto riflettere tutti sul valore della connettività, sulle capacità che ci vengono offerte comunicando con le persone di tutto il mondo, e ha stimolato le nostre menti a pensare di più e oltre. E ora arriva Meta”.
Cambierà davvero le nostre vite? E come?
“Quarant’anni fa si sognava un mondo con teletrasporto, ologrammi, dispositivi interattivi e molte altre cose che si erano letto nei libri e ammirate nei film. Ora quel mondo è reale ed è qui. Queste possibilità cambieranno sicuramente le nostre vite. Immaginiamo di essere in un safari in Africa e lo stesso giorno a un fashion party di gala a Milano seduto dietro la tua scrivania vr/ar (realtà virtuale/realtà aumentata, ndr). Va oltre ciò che oggi possiamo comprendere. Non è così semplice misurare l’impatto che avrà o le opportunità che ci darà. È un viaggio di esplorazione che dobbiamo intraprendere alla ricerca di risposte. Non ci resta che preparare l’elenco delle domande e riempirci di curiosità infantile. Il che significa: allacciare la cintura di sicurezza, iniziare a premere i pulsanti senza pensarci troppo, continuare a chiedersi “e se” e godersi l’avventura in questo nuovo universo”.
Quali sono i pro e i contro in questa visione? E cosa accadrebbe se non ce la facessero? Sarebbe un fallimento?
“Il fallimento non è un’opzione. Da imprenditore seriale e futurologo, proprietario di una startup nel metaverso, vedo solo possibilità che potrebbero funzionare o meno. Quando una possibilità fallisce, ne appaiono altre cento per far accadere le cose. Per quanto riguarda i pro e i contro posso dire che è tempo che l'umanità faccia il passo successivo. Dovremmo evolvere al livello successivo. L’economia industriale è andata. Basavamo la nostra vita sulle fabbriche, ma le fabbriche non ci sono più. La tecnologia ha sconvolto tutto e ora siamo individui in rete. La connessione è la nuova valuta. E per prosperare in questa rete abbiamo bisogno di aggiungere valore, creare, sviluppare, portare visione e far accadere le cose. Quindi, invece di pensare se funziona o no, dovremmo diventarne parte e – conclude Roselli – far sì che funzioni”.