Facebook cambia nome, ora si chiama Meta e punta alla realtà virtuale. Dietro al rebranding deciso dal Ceo Mark Zuckerberg, però, non ci sono soltanto grandi progetti di innovazione, ma anche una serie di enormi crisi relative alle pubbliche relazioni in tutto il mondo. E mentre a Menlo Park nei lab creativi si lavora al “metaverso” – uno spazio digitale che comprende visori per realtà aumentata – probabilmente negli uffici poco distante hanno deciso il cambio di nome per cercare di arginare le rivelazioni dell’informatore Frances Haugen che hanno svelato pratiche commerciali tossiche e con un forte impatto sulla società e che sarebbero state ben note all’interno dell’azienda. Non è la prima volta che un marchio così importante cerca una scappatoia per ricostruirsi una credibilità: già Google nel 2015 si è ristrutturata in una nuova holding, che comprende YouTube e Waymo (società per la guida autonoma), con Alphabet. Ma l'annuncio di Facebook è arrivato a fronte di difficoltà evidenti.
Che cos’è il metaverso
“Crediamo che il metaverso sarà il successore di Internet mobile”, ha detto Zuckerberg. "Saremo in grado di sentirci presenti in ogni situazione, come se fossimo proprio lì con le persone, non importa quanto distanti siano effettivamente". Con un simbolo dell'infinito blu come logo, Meta comprenderà Facebook e app come Instagram, WhatsApp e il marchio di realtà virtuale Oculus. In recenti rapporti sugli utili, la società ha annunciato che il suo segmento di realtà virtuale è cresciuto in modo così esponenziale che ora riporterà le sue entrate in modo separato, dividendo i suoi prodotti in due categorie: la "famiglia di app" tra cui Facebook, Instagram, Messenger e WhatsApp e i prodotti "reality labs" tra cui AR e VR, nonché qualsiasi hardware correlato. Zuckerberg, inoltre, ha spiegato che il metaverso raggiungerà un miliardo di persone entro il prossimo decennio, ha descritto piani futuristici per creare un mondo digitale, in cui gli utenti si sentiranno sempre più vicini l’uno all'altro. La piattaforma consentirebbe agli utenti di personalizzare i propri avatar e gli spazi digitali, decorando per esempio un “ufficio digitale” con immagini, video e persino libri. "Quando manderò ai miei genitori un video con i miei figli, si sentiranno come se fossero con noi e non solo a sbirciare attraverso una piccola finestra" ha aggiunto il Ceo. Nello stesso tempo, ha ammesso che l'azienda ha ancora molta strada da fare. Due i progetti di metaverso finora lanciati in versione beta: Horizon World, che consente agli utenti di invitare gli amici nel loro mondo digitale, e Horizon Workrooms, che fa lo stesso in ambienti professionali. Inoltre, ha chiarito che Facebook prevede di esplorare ulteriormente gli NFT e le criptovalute per aiutare a facilitare i media che possono essere rappresentati digitalmente e sta lavorando su applicazioni di giochi con un investimento di 150 milioni di dollari.
Le rivelazioni di imbarazzano Facebook
Le rivelazioni di Frances Haugen sono solo l'ultima grana che dovrà risolvere Mark Zuckerberg. Prima la società è stata querelata dalla Federal Trade Commission (FTC) e multata per 5 miliardi di dollari per quelli che sono stati ribattezzati gli utenti “ingannatori”. Non a caso i più critici della piattaforma hanno sostenuto che il progetto del metaverso è soltanto una distrazione di fronte a questi problemi e che l’azienda rischia di commettere gli stessi errori che ha fatto in passato. "Il fatto che Zuckerberg abbia puntato fermamente sul metaverso, mentre le società di tutto il mondo si affannano per alleviare la miriade di danni causati dalle sue piattaforme, dimostra solo quanto Facebook sia fuori dal mondo reale", ha detto Imran Ahmed, Ceo del Center for Countering Digital Hate. Nella sua recente testimonianza, Haugen si è detta "scioccata" nell'apprendere quanto la compagnia stesse investendo nel metaverso mentre i suoi sforzi per la sicurezza fallivano uno dopo l’altro. La società ha dedicato 10 miliardi di dollari nel 2021 al metaverso, mentre la sua divisione per la sicurezza ha ricevuto finanziamenti “solo” per 5 miliardi di dollari. “Immaginiamo cosa potrebbe ottenere Facebook se dedicasse anche una frazione del suo investimento nel metaverso a un'adeguata moderazione dei contenuti per far rispettare gli standard più basilari di verità, decenza e progresso”, ha aggiunto Ahmed. Altri hanno avvertito che il lancio del metaverso di Facebook potrebbe rappresentare un nuovo spazio in cui la società avrà il monopolio, che rientra nelle preoccupazioni dell’antitrust. Anche per questo Nick Clegg, vicepresidente degli affari globali di Meta, ha riconosciuto che la società ha delle criticità per non aver previsto gli impatti a lungo termine dei suoi problemi, ma poi ha sviato la questione: “Ci vorranno anni prima che il metaverso, come lo immaginiamo, sia completamente realizzato. Questo è l'inizio del viaggio".
In India il problema dei problemi
In India, Facebook è alle prese con una versione amplificata di tutti i suoi problemi. I documenti interni mostrano infatti la lotta con la disinformazione, l'incitamento all'odio e le celebrazioni della violenza nel paese, il più grande mercato dell'azienda. Per rendere visibili gli effetti di Facebook, il New York Times ha riportato un interessante esperimento in un articolo a firma di Sheera Frenkel e Davey Alba. Il 4 febbraio 2019, un ricercatore ha creato un nuovo account utente per vedere com'era sperimentare il sito di social media come persona che vive in Kerala, in India. Per le successive tre settimane, l'account ha operato con una semplice regola: seguire tutti i consigli generati dagli algoritmi di Facebook per unirsi a gruppi, guardare video ed esplorare nuove pagine del sito. Il risultato è stato un'ondata di incitamento all'odio, disinformazione e celebrazioni della violenza, che sono stati documentati in un rapporto interno di Facebook pubblicato nello stesso mese. "Seguendo il feed di notizie di questo utente di prova, ho visto più immagini di persone morte nelle ultime tre settimane di quante ne abbia viste in tutta la mia vita", ha scritto il ricercatore. Questo rapporto è solo uno delle decine di studi scritti dai dipendenti di Facebook alle prese con gli effetti della piattaforma sull'India che forniscono la prova evidente di una delle critiche più serie mosse da attivisti per i diritti umani e politici contro l'azienda: si trasferisce in un paese senza comprendere appieno il suo potenziale impatto sulla cultura e la politica locale e non riesce a dispiegare le risorse per agire sui problemi una volta che si verificano. Con 340 milioni di persone che utilizzano le varie piattaforme di social media di Facebook, l'India è il mercato più grande dell'azienda. E i problemi di Facebook nel subcontinente presentano una versione amplificata dei problemi che ha dovuto affrontare in tutto il mondo, aggravati dalla mancanza di risorse e dalla mancanza di competenza nelle 22 lingue ufficialmente riconosciute dall'India.