L’assemblea degli azionisti di Atlantia, la holding che controlla Autostrade per l’Italia, ha dato il via libera alla cessione dell’intera quota dell’88,06% al consorzio guidato da Cdp, controllata dal Tesoro, più il fondo Blackstone e gli australiani di Macquaire. Una scelta che arriva dopo oltre 10 mesi dall’accordo con il governo Conte che individuava la soluzione di una Aspi pubblica con l’uscita dei Benetton per sanare la ferita del crollo del ponte Morandi.
L’operazione, però, è un altro dolore per i familiari delle 43 vittime, che a quasi tre anni dalla tragedia non ci stanno: «Se questa cosa avvenisse sarebbe un’uccisione ulteriore dei nostri cari, la fine della democrazia». Così Egle Possetti, fondatrice del Comitato sorto in ricordo delle vittime del ponte Morandi, stando a quanto riportato dal quotidiano La Verità.
Contesta i 2,4 miliardi che intascheranno i Benetton e una valutazione troppo alta della società.
Il 28 maggio il comitato dei familiari delle vittime e le associazioni a esso correlate avevano depositato un’istanza di sequestro contro Autostrade presso la Procura di Roma e ancora prima, il 28 maggio 2020, un esposto alla Procura di Genova contro la gestione finanziaria della società. La fondatrice del comitato, inoltre, aveva invitato il governo a interrompere le trattative per la cessione di Aspi «per non dare un altro lutto alle famiglie. Cdp fermi allora le macchine e richieda ad Aspi gli interventi sulla rete autostradale dovuti, prima della cessione». Secondo la donna, che nel disastro ha perso la sorella Claudia, il cognato Andrea e i nipoti Manuele e Camilla, «sarebbe urgente verificare chi sono i soci di Cdp in questa operazione. È opportuno capire se uno non sia socio dell’altro. Evidentemente se si è deciso di pagare tutti questi miliardi ad Atlantia per avere la società Autostrade significa che chi ha deciso di pagarlo ritiene la società adempiente e dal nostro punto di vista con quanto avvenuto avremmo qualche grande dubbio. Speriamo che in questo mese che resta a Cdp per prendere la decisione finale ci si sia un ripensamento».